Il mondo d’oggi è banale perché manca di valori

Il mondo d’oggi è banale perché manca di valori

di Francesco Pisani

LA BANALITÀ DEL MALE

“Non c’è nulla di più orribile” scriveva Anton Cechov “offensivo e deprimente della banalità”. E aveva ragione.
Hannah Arendt parlava di banalità del male quando scrive che: “molto del male viene compiuto da persone che non si decidono mai ad essere buone o cattive”, lasciando intendere in questa frase che la malvagità trae gran parte del suo “nutrimento” dall’assenza di valori in grado di respingerla, dalla scarsa forza di volontà e dal vivere asettico, monocorde e per l’appunto, banale, che viene espresso da determinati modelli di comportamento imposti alle masse.

Oggi basterebbe solo guardarsi intorno con un po’ di attenzione per scorgere come i modelli che ci vengono costantemente proposti sono la superficialità, la mercificazione di se stessi, l’infantilismo e la banalità.

Il mondo è banale perché manca di valori e il vuoto creato da tale mancanza viene colmato dalle mode effimere, dalla noia esistenziale, da atteggiamenti viziosi che rendono l’essere umano sempre più povero interiormente, arido nei sentimenti, incapace di pensare in maniera autonoma e in balia di comportamenti cretini che egli accetta perché privo di spirito critico e difese spirituali.

E la banalità possiamo avvertirla ogni giorno nei discorsi di molta gente, nei comportamenti, nella povertà che caratterizza questo nostro sistema dove si prende ciò che si può senza mostrare gratitudine e riconoscenza, ma soprattutto nelle assurde priorità che caratterizzano la vita di molti. E’ più importante che la squadra del cuore vinca il campionato o che nel mondo ci sia meno ingiustizia sociale?

E’ preferibile vincere la lotteria e divenire milionari o essere delle brave persone, oneste e altruiste? Se facessimo questo banale sondaggio proponendo questi due quesiti sono sicuro che molto difficilmente vincerebbe la seconda opzione.

Eppure se cominciassimo a comprendere che non siamo nati allo scopo di trastullarci, vegetare e consumare l’esistenza, ma piuttosto per creare, proteggere e preservare la vita ed il mondo, sicuramente l’esistenza comincerebbe ad assumere un significato diverso.

Si inizierebbe a comprendere, forse, che è più importante dare piuttosto che ricevere; che è indispensabile amare invece che odiare e che la vita non può essere trascorsa nell’indifferenza e nella banalità, ma nella gratitudine verso il Creatore, nella consapevolezza delle proprie capacità e nella contemplazione del bello, del vero e del buono.

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