Entriamo nel mistero del Risorto che cammina con noi

Entriamo nel mistero del Risorto che cammina con noi

di Giuliva di Berardino

RIPETIAMO NEL NOSTRO CUORE QUESTO ANNUNCIO DI GIOIA CHE CI È STATO ANNUNCIATO: “CRISTO È VERAMENTE RISORTO!”

In questa terza domenica del tempo di Pasqua la liturgia ci fa entrare nel mistero del Risorto che cammina con noi e che resta con noi, quando siamo riuniti per celebrare la sua Parola e la sua presenza nell’eucaristia. Il testo del Vangelo secondo Luca ci informa che siamo nel giorno stesso di Pasqua. Gli apostoli avevano ricevuto l’annuncio della Risurrezione di Gesù portato dalle donne e ma avevano bisogno di conferme per credere nella testimonianza delle donne. Non solo perché per la loro cultura, a quel tempo, la testimonianza di una o più donne non aveva nessun valore, ma anche perché la Risurrezione è una verità che ha bisogno di tempo per essere accolta e maturata, se non altro perché, come ci mostra il Vangelo, essa cresce e si diffonde grazie alla testimonianza di fede dei poveri e degli emarginati, non grazie alle strategie dei potenti. Ci vengono presentati due discepoli delusi, in cammino verso Emmaus che raccontano la loro delusione a un viandante che noi sappiamo essere il Risorto! E il Signore compare loro proprio mentre si lamentavano, mentre discutevano sulle inquietudini, sui fallimenti, sui dubbi che avevano a riguardo di Gesù. Come a questi due discepoli, se ci pensiamo bene, anche a noi, a un certo punto del cammino, si è presentato  qualcuno che ci ha ascoltato, che ci ha permesso di sentire quello che stava succedendo nel nostro cuore e ci ha fatto dono di una nuova comprensione della realtà, un senso diverso, più profondo, più nascosto, ma certamente più vero, perché quello che noi pensiamo finito, in realtà non lo è e l’incontro con un’altra persona ci può aprire sempre nuove prospettive. Tutti noi siamo fatti per camminare, per andare avanti nella vita, ognuno al proprio ritmo, partendo anche da punti di partenza diversi, ma tutti siamo chiamati a procedere verso un’unica direzione! E Luca ce la mostra in modo chiaro: la nostra direzione, la nostra meta è Gerusalemme, è la comunione con i fratelli e le sorelle che si riuniscono nella città della pace, la città del Signore, dove salgono tutti i popoli per lodare il nome del Signore, secondo quanto ci fa pregare il salmo 122. Oggi il Signore chiama anche noi a desiderare e, se possibile, a ritornare a Gerusalemme, come hanno fatto questi discepoli che, dopo aver riconosciuto il Signore, non sono rimasti in quel luogo, ma sono tornati dai loro amici. Sono partiti delusi, ma sono tornati pieni di gioia perché il Risorto ha reso anche loro testimoni della sua Pasqua e della sua presenza viva. Il Vangelo conclude con l’esperienza della condivisione e della gioia, perché il vangelo è messaggio di gioia, di una gioia che è anche esperienza di fraternità e di comunione, come lo è ogni esperienza di eucaristia. Invochiamo oggi, in questa domenica del tempo pasquale, il Fuoco di Dio che ha fatto ardere il cuore di questi due discepoli per dare loro la gioia e la forza di tornare a Gerusalemme, di tornare a riabbracciare i loro fratelli e le loro sorelle di fede. Chiediamo che anche noi possiamo accogliere il dono che ci fa il Risorto oggi e possiamo anche noi tornare a vivere la gioia della comunione, la gioia che si comunica nella pace e ci rende tutti fratelli. Proclamiamo oggi, con la nostra vita, la nostra testimonianza di comunione e di pace e ripetiamo nel nostro cuore questo annuncio di gioia che ci è stato annunciato: “Cristo è veramente risorto!

Buona domenica con il Vangelo di oggi (Lc 24, 13-35)

Ed ecco, in quello stesso giorno [il primo della settimana] due dei [discepoli] erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo. Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto». Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui.
Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?». Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.

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