Green Economy e Green Deal europeo: le nuove ideologie
di Daniele Trabucco* e Filippo Borelli**
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BENVENUTI NELLA NUOVA ERA DELLA DEINDUSTRIALIZZAZIONE O SE PREFERITE DELLA DECRESCITA… INFELICE, MOLTO INFELICE
Chi credeva, erroneamente, in un cambio di rotta da parte del Governo Meloni, sostenuto da una maggioranza parlamentare di centro-destra sul tema della c.d. “transizione ecologica” non può che rimanere, ad oggi, deluso ed amareggiato. In primo luogo, perché la rivoluzione “green” costituisce una voce importante del Piano di ripartenza e resilienza e dell’agenda 2030-2035, decisa al di fuori di qualunque reale legittimazione democratica (il Parlamento si trova nella mera condizione di convertire i decreti-leggi sul PNRR in leggi formali con un limitato potere emendativo).
In secondo luogo, per la totale assenza di voci critiche, salvo alcune eccezioni ed alcune testate, per cui si dà per scontato (pur senza averlo dimostrato) che il “dogma” ecologista consentirà un migliore modello di sviluppo economico e sociale; ogni dibattito parte da questo assioma “scientifico” dal quale si fanno discendere “more geometrico” le varie novità green: dalle automobili alle abitazioni, dagli studi alle attività di impresa (pensiamo all’ultima trovata sull’istituzione del registro dei crediti di carbonio per il settore agro-forestale spacciato come la nuova “salvezza” per le aree montane).
Ovviamente tutti ad applaudire acriticamente la nuova Green theory che ha il suo apparato dai media, dalla politica, dai tecnici, dalla “scienza” dei più (come se il criterio quantitativo fosse rassicurazione del “vero”).
Siamo in presenza, invece, di una nuova dilagante e preoccupante ideologia dogmatica che viene quotidianamente alimentata da una presunta “colpa collettiva” da espiare la quale vede nelle azioni dell’uomo la causa del surriscaldamento globale e del mutamento climatico. Se la “casa comune é in fiamme” la ragione sarebbe per i fautori del green unicamente antropica.
A nulla vale obiettare che tutte le misure su immobili e auto, quand’anche attuate pedissequamente, diminuirebbero le emissioni di CO2 di una percentuale infinitesimale sull’insieme della CO2 emessa nel mondo; che costringere tutti i proprietari di beni immobili ad adeguarli al criterio astratto e inutile delle “emissioni zero” implicherebbe spese insostenibili, abbattendo il valore degli immobili stessi e generando una fiammata inflazionistica senza precedenti; che la conversione totale alle auto elettriche determinerebbe in pratica l’impossibilità di possedere un mezzo proprio per la stragrande maggioranza dei cittadini, un’impennata della domanda di energia impossibile da soddisfare, il collasso dell’indotto automotive, la sudditanza totale all’industria e alle materie prime cinesi (su questi punti si richiamano le riflessioni del prof. Maurizio Milano).
Ovviamente non é ammessa critica, discussione, non sono consentite e neppure tollerate posizioni contrarie immediatamente definite complottiste, attribuendo ad esse un giudizio di disvalore come nel peggiore Stato etico.La Green economy, il Green Deal Europeo che vogliono imporre un nuovo sistema economico e produttivo e pure culturale sono i nuovi mantra che vengono quotidianamente filtrati dal mainstream senza alcuna posizione critica circa gli impatti sociali ed economici che il “nuovo mantra ideologico” comporterà.
Benvenuti nella nuova era della deindustrializzazione o se preferite della decrescita… infelice, molto infelice.
* Costituzionalista
** Avvocato