Tre degli effetti che il Risorto opera in noi se lo accogliamo
di Giuliva di Berardino
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IL VANGELO DI DOMENICA 16 APRILE 2023 COMMENTATO DA UNA TEOLOGA LITURGISTA
Il vangelo di oggi, ottavo giorno dopo la Pasqua, ci propone l’apparizione ai discepoli e quella a Tommaso. Ci troviamo la sera del terzo giorno dopo la morte di Gesù. Nonostante i discepoli avessero saputo da Maria di Magdala che il sepolcro era vuoto, nonostante Pietro e Giovanni avessero confermato le parole di Maria e Giovanni, corso al sepolcro, avesse creduto alla risurrezione, il cuore dei discepoli era ancora impaurito. Per questo Gesù prende l’iniziativa e appare in mezzo a loro, donando la sua pace. Egli sa che solo Lui può riunire nel suo Shalom quelle persone deluse, divise e confuse, mostrando loro le sue mani forate e il suo petto ferito. Non fa grandi discorsi, ma fa un gesto, passato poi alla liturgia: respirò e alitò sui discepoli. Il Risorto trasmette ai suoi testimoni il suo respiro, il suo soffio, il suo Spirito. E quel soffio del Risorto, lo Spirito del Risorto, effuso sui discepoli, diventa anche il loro respiro, la forza della vita nuova che ci viene comunicata dalla Chiesa oggi, per grazia di misericordia.
Fermiamoci a contemplare allora in questa domenica gli effetti del Risorto in mezzo ai suoi discepoli in quel giorno e in mezzo a noi oggi: la pace, lo Spirito e il perdono dei peccati. Primo effetto è la pace, quella che viene da Dio, dono di riconciliazione profonda che definisce la fraternità in Cristo; secondo effetto: lo Spirito, il soffio vitale di Dio che ci mette tutti in comunione con tutto ciò che vive; terzo effetto del Risorto: il perdono dei peccati, cioè la forza per ricominciare a vivere le nostre relazioni spezzate, portando speranza a chi, come noi, si trova spesso a sbagliare. Questi tre doni: la pace, lo Spirito Santo e il perdono dei peccati, il Vangelo ce li trasmette attraverso la testimonianza dell’apostolo Tommaso, che pensa di dover toccare le piaghe di Cristo per avere la fede, e invece Gesù gli mostra che è esattamente il contrario, perché sarà Risorto a toccare le ferite del suo cuore e a rimarginarle con la sua pace, con il suo Soffio e la sua misericordia che perdona i peccati.
Lasciamoci toccare anche noi oggi, profondamente, perché anche noi, come l’apostolo Tommaso, possiamo riconoscere Gesù risorto, nonostante tutte le nostre ferite, esclamando con tutto noi stessi la professione di fede di Tommaso, che è una delle più intime e più vere di tutto il Vangelo: “Mio Signore e mio Dio!“. E poiché in questa domenica, nell’antichità, i battezzati deponevano la veste bianca del battesimo così che tutta la comunità dei credenti poteva entrare definitivamente in una fede nuova, rinnovata della fede dei neofiti cristiani, oggi, in comunione con tutta la Chiesa nel mondo, rinnoviamo la nostra fede nel Risorto, la fede che si rinnova con la vita nuova dei credenti e che ci conferma la speranza di un amore eterno, la fede che sa vedere non nelle ricchezze e nelle agiatezze la prova che Gesù è veramente risorto, ma nelle piaghe dl suo corpo!
Buona Domenica in Albis, in cui possiamo fare esperienza della Divina Misericordia per ciascuno di noi, con il Vangelo di oggi (Gv 20, 19-31)
La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati». Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo». Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!». Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.