La vita è sempre più attaccata, addirittura da ambienti catto-comunisti
di Maria Bigazzi
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SE LA VITA NON VIENE CONSIDERATA NELLA SUA INTEREZZA E NELLA SUA DIGNITÀ, OGNI ATTO BARBARICO NEI SUOI CONFRONTI DIVENTA LECITO
Ha fatto molto scalpore in questi giorni la notizia del bimbo abbandonato a Milano nella Culla per la Vita, vicenda su cui molti si sono pronunciati gridando allo scandalo. Il piccolo Enea richiama fortemente a riflettere sul tema della Vita, così tanto disprezzato e sempre più attaccato da vari fronti, addirittura anche in ambito cattolico.
Quotidianamente vengono proposti dal mainstream situazioni in cui la manipolazione della vita (utero in affitto, maternità surrogata, madri singole, manipolazione di embrioni, aborto anche selettivo) è presentata come la normalità, gesti “d’amore” che un Paese retrogrado come l’Italia deve accogliere al più presto possibile (e ci troviamo già sulla buona strada).
La fecondazione medicalmente assistita appare come un grande sogno alla portata di chiunque desideri un figlio, le cui procedure sono illustrate all’interno di ampi database proposti dalle varie cliniche specializzate. L’embrione viene considerato al pari di un oggetto che impiantato nell’utero di chi si offre come “culla a pagamento”, viene manipolato a seconda delle varie esigenze. Non stupisce vedere come una società che accoglie l’aborto alla stregua di un diritto, accetti senza troppi problemi l’utilizzo, congelamento e impianto di vite umane a seconda dei desideri di ciascun acquirente.
Per chi ricorre a tali pratiche infatti, è possibile avvalersi della possibilità di conservare gli embrioni non adoperati per un periodo di tempo indefinito, congelandoli a circa meno 200 gradi immersi nell’azoto liquido attraverso la slow freezing o la vitrificazione, utilizzabili anche in caso di “fallimento” del primo tentativo o se la coppia desidera avere un secondo bambino. Se con la Legge 40/2004 era stato definito un limite di tre embrioni da conservare per fare ricorso a tale pratica, la Corte Costituzionale con la sentenza 151/2009 ha dichiarato l’illegittimità costituzionale di parte del comma in questione.
Ben si comprende come il riconoscimento della tutela dell’embrione sia un concetto lontano anni luce dal nostro ordinamento, dove sempre la Corte Costituzionale, con la sentenza 162/2014, definisce la cosiddetta procreazione medicalmente assistita come “La soluzione dei problemi riproduttivi della coppia sarebbe riconducibile al diritto fondamentale alla maternità/paternità ed il bilanciamento del diritto costituzionalmente protetto alla creazione di una famiglia (riconosciuto e tutelato dagli artt. 2 e 31 Cost.) spettante «a soggetti esistenti (persone in senso tecnico)» e del diritto riconoscibile «ad una entità (embrione, feto) che soggetto (nel senso pieno di persona) ancora non è, non sembra possa ragionevolmente risolversi in favore del secondo»” (C.cost 151/2014). Un qualcosa, dunque, che può essere manipolato e usato nel vero senso del termine, considerato nemmeno come soggetto, ma “entità”.
E’ considerato un atto d’amore perfino l’ultimo eclatante caso di cronaca riguardante l’attrice famosa Ana Obregòn, diventata genitore legale di una bambina concepita con lo sperma del figlio morto tre anni fa e con l’ovulo di un’altra donna, attraverso la pratica dell’utero in affitto.
Se la Vita non viene considerata nella sua interezza e nella sua dignità, ogni atto barbarico nei suoi confronti diventa lecito. Se l’embrione non viene rispettato fin dal principio la conseguenza che ne deriva è il pieno possesso da parte di chi lo utilizza per soddisfare i propri interessi e piaceri, come oggi accade con le coppie di omosessuali che comprano i figli ricorrendo a queste pratiche, o come coloro che singolarmente vogliono avere figli come e nel momento da loro prestabilito. Il rischio di arrivare a un punto di non ritorno in cui la confusione regna sovrana è altissimo. Inoltre, le pratiche di fecondazione assistita consentono manipolazioni di embrioni e aborti selettivi.
E’ bene tenere a mente ciò che ricorda l’Evangelium Vitae: “La scelta deliberata di privare un essere umano innocente della sua vita è sempre cattiva dal punto di vista morale e non può mai essere lecita né come fine, né come mezzo per un fine buono. È, infatti, grave disobbedienza alla legge morale, anzi a Dio stesso, autore e garante di essa; contraddice le fondamentali virtù della giustizia e della carità. «Niente e nessuno può autorizzare l’uccisione di un essere umano innocente, feto o embrione che sia, bambino o adulto, vecchio, ammalato incurabile o agonizzante. Nessuno, inoltre, può richiedere questo gesto omicida per se stesso o per un altro affidato alla sua responsabilità, né può acconsentirvi esplicitamente o implicitamente. Nessuna autorità può legittimamente imporlo né permetterlo».