I russi stanno vincendo perché stanno decimando il nemico
di Stefano Adrianopoli
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I RUSSI, ANCHE SE STANNO FERMI MESI IN UN POSTO SENZA AVANZARE, IN REALTÀ STANNO VINCENDO, PERCHÉ STANNO DECIMANDO IL NEMICO, SIA A LIVELLO UMANO CHE MATERIALE
Bakhumt era una delle piazzeforti del sistema fortificato che gli ucraini hanno costruito negli scorsi anni intorno al Donbass autonomo russofilo.
La questione è la seguente ed è abbastanza agghiacciante. I russi, quando attaccarono l’Ucraina nel febbraio 2022, verosimilmente miravano a far cadere il governo Zelensky e installarne uno amico. Non lo sappiamo con certezza, lo sapremo solo con la ricerca storica fra qualche decina di anni forse.
Sia come sia, questo progetto non è riuscito, gli ucraini sono stati armati in grande stile dall’Occidente e sono animati da un acceso nazionalismo antirusso. Hanno anche missili a lunga gittata per colpire il territorio russo, e in effetti lo colpiscono indiscriminatamente, anche a danno dei civili. I russi, quindi, col tempo hanno stabilito che una grande porzione di Ucraina vada conquistata (e forse una grandissima porzione di Ucraina vada occupata, in qualche modo). Bisogna creare una zona cuscinetto per proteggersi dagli attacchi ucraini e stabilire una zona di influenza.
I contorni di questa sistemazione geografica e politica non sono chiari forse a nessuno che scriva in fonti aperte. Viste però le condizioni che si sono create, i russi hanno stabilito, credo a malincuore, una strategia definitiva: lo sterminio della popolazione ucraina in età militare, in modo che la futura occupazione sarà grossomodo gestibile senza enormi resistenze partigiane (che ci saranno comunque).
Questo è l’unico modo che hanno i russi per gestire l’Ucraina occupata, cioè al di là del Donbass, almeno fino al fiume Dnerp. Altrimenti, come disse John Mearsheimer, sottomettere l’Ucraina sarebbe come ingoiare un porcospino. La battaglia di Bakhumt è stata “perfetta” a questo scopo, cioè allo scopo di uccidere e mutilare quanti più ucraini possibile. E se non è Bakhmut è altrove. L’importante è uccidere, mutilare, distruggere e in secondo luogo avanzare. In quest’ordine di priorità. I russi, cioè, anche se stanno fermi due mesi in un posto senza avanzare, in realtà stanno vincendo, perché stanno decimando il nemico, sia a livello umano che materiale.
Gli ucraini sanno perfettamente questo. La loro è una corsa contro il tempo, cioè il loro Paese è sempre più distrutto dagli attacchi missilistici russi e dalle battaglie e, nonostante i rifornimenti occidentali, non ne avranno a lungo, sicuramente non ne avranno quanto ne avranno i russi, il cui territorio e capacità produttiva sono intatti e la cui base umana è immensa rispetto all’Ucraina.
La Nato, chiaramente, non ha speranza che l’Ucraina vinca, mira solo a danneggiare la Russia nella speranza che il regime putiniano cada e, in caso contrario, studia diverse strategie per sfiancare la diade sino-russa. Ma per l’Ucraina, di per sé, la questione è esistenziale. E’ preannunciata una controffensiva ucraina all’arrivo della bella stagione, non sappiamo quando, forse a sud (Zaporizhzhia). Intanto, Kiev sta sacrificando un enorme numero di soldati. Perché?
Perché i russi hanno in mente di avanzare. E se gli Ucraini non li fermano presto saranno costretti ad affrontarli nella città successiva, e se non in quella successiva, in quella dopo ancora, e via forse fino a Kiev. L’Ucraina non ha barriere naturali fino al fiume Dnepr, e le uniche barriere sono le città.
Così questo sterminio va avanti. In attesa che nelle altre capitali del globo le relazioni si sviluppino anche in conseguenza di questi eventi. I responsabili di tutto questo, duole dirlo, sono anche tutte le persone che hanno spinto per inviare armi al regime di Kiev e non hanno protestato contro i propri governi quando andava fatto.
Non sono assolutamente d’accordo!
La Russia sarà sconfitta perché è agresore e moralmente nel buio…Putin e un dittatore,finira come tutti i dittatori
Putin sarà un dittatore ma bisogna tenere conto che è un dittatore non ammette che parte del proprio popolo venga oppresso da un altro popolo