Vaccini per il Covid, fu veramente “un atto di amore”?

Vaccini per il Covid, fu veramente “un atto di amore”?

di Paolo Gulisano

MOLTE PERSONE, OBBLIGATE CONTRO LA LORO VOLONTÀ A VACCINARSI, SONO STATE VIOLATE NEL PROPRIO CORPO

I vaccini per il Covid hanno fatto discutere fin dal loro apparire, nel Natale del 2020. La data in cui avviare simultaneamente la campagna vaccinale in tutta Europa fu proprio quella del Natale, e a diversi osservatori sembrò una scelta non casuale, quasi a volere sostituire il Dio che si fa carne, che entra nella storia per salvare l’umanità, con una nuova “divinità” farmacologica.

In occasione dell’Angelus Natalizio, il Papa salutò l’avvento del vaccino con parole molto forti: “è arrivato il vaccino, luce e speranza”. Venivano attribuiti al vaccino prerogative pressoché degne di Cristo Salvatore. Ma papa Bergoglio non si fermò qui: dichiarò più di una volta che il vaccino era “un atto di amore”. L’ultima volta lo ribadì nel luglio del 2022, quando – peraltro- già erano emerse diverse evidenze scientifiche a proposito dei vaccini: il fatto che non interrompevano il contagio; il fatto che non garantivano la tanto promessa “immunità di gregge”; il fatto che non erano efficaci nei confronti delle nuove varianti; il fatto che stava sempre più emergendo il dato preoccupante degli effetti avversi, e infine il fatto che esistevano (anche se a lungo misconosciute e boicottate) le cure farmaceutiche per sconfiggere il Covid.

Eppure Papa Francesco ribadì ancora una volta il suo pensiero sulle vaccinazioni Covid:  “Essere vaccinati con vaccini autorizzati dalle autorità competenti è un atto di amore. Contribuire a far sì che la maggioranza delle persone sia vaccinata è un atto d’amore. Amore per sé stessi, amore per i propri familiari e amici, amore per tutte le persone”. (Papa Francesco – I vaccini sono un atto d’amore per salvarci – Vatican News agosto 2022).

Naturalmente le “autorità competenti” che hanno promosso i vaccini COVID sono le stesse che sono  a favore dell’aborto, dell’eutanasia, della “transizione di genere” dei bambini e sostengono che “gli uomini possono partorire”. Se si sbagliano su questioni morali così fondamentali, cosa ne sanno della carità? Perché dovrebbero avere ragione sulla vaccinazione di massa COVID-19 con terapie geniche sperimentali?

E’ quello che si chiede Ernest Williams in un articolo  pubblicato su Lifesitenews e tradotto in italiano da Sabino Paciolla. La Chiesa Cattolica, a partire dal vertice della sua gerarchia, non ha fatto che ribadire quello che istituzioni come l’ONU, l’OMS, i governi sovrani, le agenzie sanitarie, le case farmaceutiche e i media hanno ripetuto fin dall’inizio. La Chiesa non ha fatto che adeguarsi, senza aggiungere alcuna riflessione propria, anche di tipo morale.

L’unico giudizio morale è stato quello del Papa, ovvero vaccinatevi perché è un atto di amore. L’avvocato Gianfranco Amato, Presidente dei Giuristi per la vita, ebbe acutamente a precisare che un “atto di amore” quando è svolto in modo coercitivo, attraverso forme di ricatto (se non ti vaccini perdi il lavoro, non puoi viaggiare, non puoi svolgere attività sociali e via di coercizione in coercizione), si definisce come stupro. E molte persone, obbligate contro la loro volontà a vaccinarsi, hanno raccontato proprio questo: di essersi sentiti violati nel proprio corpo. 

Williams scrive: “Si è assistito a istituzioni cattoliche, compresa la gerarchia della Chiesa, che costringevano i fedeli a vaccinarsi con terapie genetiche sperimentali a base di mRNA; chi si rifiutava, in alcuni casi, perdeva il lavoro. Vergognosamente molti medici e infermieri cattolici hanno abbandonato l’etica medica e hanno somministrato queste terapie geniche tossiche, anche a bambini che non erano mai stati a rischio. Sembrava che la Chiesa cattolica avesse abbandonato l’altare del suo Signore e Salvatore Gesù Cristo e si trovasse a servire l’altare secolare del complesso industriale farmaceutico corrotto. Una volta che la campagna di vaccinazione globale ha ingranato la marcia, si è visto che alcune chiese cattoliche in tutto il mondo, tra cui quella di San Pietro a Roma, hanno chiesto ai fedeli di presentare le tessere COVID per partecipare alle funzioni religiose. Tragicamente, in una situazione che potrebbe tornare a perseguitare la Chiesa, si è assistito a un completo fallimento da parte della gerarchia nel riconoscere il danno arrecato ai fedeli dalle terapie sperimentali a base di mRNA genico – un fallimento che persiste ancora oggi”.

Il fatto che la leadership della Chiesa Cattolica abbia preso una posizione pubblica così a occhi chiusi, sostenendo terapie geniche sperimentali a base di mRNA “come sicure” e incoraggiando i fedeli sotto la bandiera del “vaccinare per amore del prossimo”, è stata fonte di grave dolore e preoccupazione per molti. E il fatto che il Successore di Pietro, che non è un immunologo competente, abbia promosso questi interventi farmaceutici, per i quali non esistevano dati di test di sicurezza a lungo termine, a molti è sembrato fuori luogo.

Se dovessero essere confermati i dati che stanno emergendo sui danni da vaccino, questo potrebbe rappresentare un bruttissimo boomerang per la Chiesa. Possiamo immaginarci la rabbia, quasi la disperazione, di chi si ritrovasse con gravi danni alla propria salute, o a quella dei propri cari, per aver obbedito alle indicazioni del Papa, dei vescovi, dei sacerdoti. La Chiesa ne avrebbe un danno di immagine enorme, peggiore dello stesso scandalo della pedofilia. 

In vista del futuro prossimo, nel quale si stanno elaborando a livello mondiale ed europeo, con gli Stati nazionali con sempre meno autonomia rispetto a queste decisioni di vertice, che pure elaborano “Piani vaccinali nazionali”, sarebbe bene che venisse intrapreso un grande impegno politico per la libertà di scelta vaccinale. Vaccinazione sì, ma non obbligatoria e coercitiva. E sarebbe bene che la Chiesa utilizzasse in questa occasione quel concetto che tante volte è citato anche a sproposito: il discernimento.

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