Il bene comune non è “democratico”

Il bene comune non è “democratico”

a cura di Daniele Trabucco

IL BENE PROPRIO DI OGNI UOMO E IL BENE COMUNE SONO INCOMPATIBILI CON IL PLURALISMO RELATIVISTICO

La comunità politica deve aiutare l’uomo, tutti gli uomini, a conseguire il proprio bene e il proprio fine; non può dichiararsi neutrale. Essa, infatti, è vincolata da un bene e da un fine naturali, che non dipendono dalle scelte né di uno, né di pochi, né di molti, né di tutti. Il bene e il fine non sono oggetto di opzioni né democratiche, né elitarie, né del sovrano.

Questo bene è anche il bene della comunità e va perseguito sempre, anche quando (forse soprattutto quando) l’individuo sceglie e pratica altre strade. Ne consegue, ha rilevato magistralmente il prof. Danilo Castellano dell’Università degli Studi di Udine, “che né il bene proprio di ogni uomo né il bene comune, quello proprio della comunità politica (come definito), sono compatibili con il pluralismo relativistico, particolarmente diffuso nel nostro tempo. Il bene comune non può essere né condiviso dalle dottrine liberali (o di derivazione liberale) né praticato nelle contemporanee società occidentali. La cultura politica dell’«Occidente» contemporaneo, infatti, si regge sull’opzione a favore della libertà luciferina, sul non serviam delle origini, che è tentazione dell’uomo costante e diffusa”.

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