Hollerich attacca la dottrina cattolica sul sacerdozio femminile

Hollerich attacca la dottrina cattolica sul sacerdozio femminile

di Angelica La Rosa

IL CARDINALE DIMENTICA GLI INSEGNAMENTI DI GIOVANNI PAOLO II E BENEDETTO XVI

Partendo dalla chiara dottrina cattolica al riguardo, il cardinale gesuita Jean-Claude Hollerich, arcivescovo di Lussemburgo, e fortemente impegnato nelle attività del Sinodo sulla sinodalità, ha affermato che l’insegnamento della Chiesa cattolica sul sacerdozio riservato solo agli uomini non è infallibile e che un futuro papa potrebbe ammettere sacerdotesse.

Il cardinale 64enne ha affrontato il tema dell’ordinazione femminile, dell’omosessualità, della presenza delle donne nella Chiesa, dell’obbedienza al Papa e del Cammino sinodale tedesco in un’intervista a Glas Koncila, rivista cattolica croata. “Papa Francesco non vuole l’ordinazione delle donne, e io sono completamente obbediente a questo. Ma la gente continua a discuterne”, ha detto il cardinale Hollerich.

“È il Santo Padre che deve decidere se le donne possono essere sacerdotesse”, ha affermato il cardinale Hollerich. Il porporato ha aggiunto che “nel tempo” un papa potrebbe andare contro quanto scritto da Giovanni Paolo II nell’Ordinatio Sacerdotalis, aggiungendo di non essere sicuro che si possa definire infallibile. “Sicuramente è un vero insegnamento per il suo tempo, e non possiamo semplicemente respingerlo. Ma penso che ci potrebbe essere spazio per ampliare l’insegnamento, per vedere quali potrebbero essere sviluppate le argomentazioni di Giovanni Paolo II”, ha detto. “Ma per il momento, se papa Francesco mi dice che non è un’opzione, non è un’opzione”.

Il cardinale, quindi, ha messo in dubbio l’infallibilità di documenti papali come l’Ordinatio Sacerdotalis di san Giovanni Paolo II, che affermava l’insegnamento perenne della Chiesa secondo cui solo gli uomini possono essere ordinati agli ordini sacri. La verità è che sia San Giovanni Paolo II che Benedetto XVI hanno indicato che questa dottrina è infallibile e non può essere cambiata. Infatti, San Giovanni Paolo II ha chiarito molto chiaramente nell’Ordinatio sacerdotalis del 22 maggio del 1994, che la questione dell’ordinazione delle donne è stata definitivamente risolta dal Magistero della Chiesa con le seguenti parole: “Benché la dottrina circa l’ordinazione sacerdotale da riservarsi soltanto agli uomini sia conservata dalla costante e universale Tradizione della Chiesa e sia insegnata con fermezza dal Magistero nei documenti più recenti, tuttavia nel nostro tempo in diversi luoghi la si ritiene discutibile, o anche si attribuisce alla decisione della Chiesa di non ammettere le donne a tale ordinazione un valore meramente disciplinare. Pertanto, al fine di togliere ogni dubbio su di una questione di grande importanza, che attiene alla stessa divina costituzione della Chiesa, in virtù del mio ministero di confermare i fratelli, dichiaro che la Chiesa non ha in alcun modo la facoltà di conferire alle donne l’ordinazione sacerdotale e che questa sentenza deve essere tenuta in modo definitivo da tutti i fedeli della Chiesa”.

Nonostante la chiarezza delle parole di san Giovanni Paolo II, c’era ancora chi sollevava dubbi sul carattere definitivo e infallibile di questa dottrina. La Congregazione per la Dottrina della Fede, attraverso una risposta al dubbio circa la dottrina della Lettera Apostolica «Ordinatio Sacerdotalis», ha riconfermato la fede cattolica su questo argomento spiegando che “questa dottrina esige un assenso definitivo poiché, fondata nella Parola di Dio scritta e costantemente conservata e applicata nella Tradizione della Chiesa fin dall’inizio, è stata proposta infallibilmente dal magistero ordinario e universale (cfr. Conc. Vaticano II, cost. dogm. Lumen Gentium, 25, 2). Pertanto, nelle presenti circostanze, il Sommo Pontefice, nell’esercizio del suo proprio ministero di confermare i fratelli (cfr. Lc, 22, 32) ha proposto la medesima dottrina con una dichiarazione formale, affermando esplicitamente ciò che si deve tenere sempre, ovunque e da tutti i fedeli, in quanto appartenente al deposito della fede”.

Non contento di avere messo in dubbio gli insegnamenti degli ultimi due pontefici, il cardinale Hollerich ha affermato che l’omosessualità non era conosciuta ai tempi apostolici dicendo testualmente che all’epoca in cui san Paolo scriveva sull’inammissibilità della sodomia, “la gente non aveva idea che potessero esistere uomini e donne attratti dallo stesso sesso”, e “la sodomia era visto allora come qualcosa di meramente orgiastico, tipico delle persone sposate che intrattenevano schiavi per lussuria personale. Ma come puoi condannare persone che non possono amare più dello stesso sesso? Per alcuni di loro è possibile essere casti, ma chiamare gli altri alla castità sembra parlare loro in egiziano”. Secondo il cardinale Hollerich una condotta morale sopportabile può essere richiesta solo a persone “nel loro mondo. Se chiediamo loro cose impossibili, li scoraggeremo. Se diciamo che tutto ciò che fanno è intrinsecamente cattivo, è come dire che la loro vita non ha valore. Molti giovani sono venuti da me come padre e mi hanno parlato dell’essere gay. E cosa fa un padre? Li butti fuori o li abbracci incondizionatamente?”.

La verità è che la Scrittura è chiara. Dio non chiede l’impossibile e con la sua grazia aiuta a sopportare le tentazioni. Il porporato dimentica che il Catechismo della Chiesa Cattolica afferma che l’omosessualità “ha assunto una grande varietà di forme attraverso i secoli e nelle diverse culture”. E prosegue affermando che «basandosi sulla Sacra Scrittura, che presenta gli atti omosessuali come atti di grave depravazione, la tradizione ha sempre dichiarato che ‘gli atti omosessuali sono intrinsecamente disordinati’. Sono contrarie alla legge naturale» (n. 2357).

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