In Israele vogliono rendere illegale testimoniare il Cristianesimo

In Israele vogliono rendere illegale testimoniare il Cristianesimo

di Gian Piero Bonfanti

CONTINUA LA PERSECUZIONE NEI CONFRONTI DEI CRISTIANI

Nell’articolo 18 della Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo si legge: “Ogni individuo ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione; tale diritto include la libertà di cambiare religione o credo, e la libertà di manifestare, isolatamente o in comune, e sia in pubblico che in privato, la propria religione o il proprio credo nell’insegnamento, nelle pratiche, nel culto e nell’osservanza dei riti”. Ebbene, in molte parti del mondo questo non accade, queste parole sono come “aria fritta”.

La religione cristiana, purtroppo, è la più perseguitata al mondo, e non ci riferiamo solamente a paesi considerati retrogradi, nei quali può succedere di tutto, tanto il “tutto” non si verrà mai a sapere. Questo è riscontrabile anche nel “civilissimo” stato di Israele.

Infatti, oltre alle violenze che negli ultimi tempi si sono intensificate (vedi qui un recente articolo di Pietro Licciardi per Informazione Cattolica), la scorsa settimana due membri della Knesset, il Parlamento israeliano, hanno presentato un disegno di legge che renderebbe illegale professare la religione cristiana.

Questo disegno di legge punisce con un anno di reclusione chiunque condivida la propria fede con una persona israeliana, direttamente o in via digitale, per posta o online, al fine di convertirla. La pena è elevata a ben due anni di reclusione nel caso “la vittima” sia minore di 18 anni.

Sebbene questa legge apparentemente si applichi a chiunque indiscriminatamente, nella spiegazione dei promotori è stato evidenziato che il fine è di prendere di mira in particolare i cristiani dal momento che, secondo gli stessi, ci sarebbero gruppi missionari principalmente cristiani che convertono molte persone.La giustificazione che essi adducono per detto intervento legislativo consiste nella asserita produzione di ripercussioni negative sulle persone coinvolte, inclusi danni psicologici.

Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha subito pubblicato una dichiarazione su twitter con la quale ha assicurato che la norma non verrà approvata, anche se la stessa è stata promossa da alleati importanti del suo governo.

La preoccupazione del primo ministro è dettata principalmente da tre fattori.

In primo luogo vi è il timore di incrinare i rapporti con la Casa Bianca ed il presidente Joe Biden, considerata la forte presenza di cristiani evangelici coinvolti.

Inoltre vi è il pericolo di vedere alimentare quella ondata di violenza che sta attraversando il Paese durante queste settimane, dovuta anche alle proteste per la riforma della giustizia.

Infine vi è la paura di perdere il flusso dei pellegrini che si recano in Terra Santa, cosa che comporterebbe un danno per tutti.

Però l’aria che si respira in Israele non lascia presagire nulla di buono.

D’altronde l’odio ebraico nei confronti di nostro Signore Gesù Cristo viene testimoniato già in vari passi del Vangelo. Ad esempio nel Vangelo secondo San Giovanni, 8,58-59, quando, parlando con i giudei,”Rispose loro Gesù:
”In verità, in verità io vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono”. Allora raccolsero delle pietre per gettarle contro di lui; ma Gesù si nascose e uscì dal tempio.”

D’altronde, nostro Signore ci aveva già preannunciato: “perseguitano me, perseguiteranno anche voi”.

Ciò che rimane allora da fare è testimoniare la nostra fede con coraggio, senza indugi, su imitazione di nostro Signore Gesù Cristo.
Perché se accettiamo tutto, dal farci togliere i crocefissi e i presepi nelle scuole ai divieti delle processioni o delle preghiere pubbliche, dalle censure alle discriminazioni, la conseguenza logica sarà una persecuzione sempre più stringente.

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