Quel comportamento di Gesù che ci insegna una grande verità
di Giuliva di Berardino
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IL VANGELO DEL GIORNO COMMENTATO DA UNA TEOLOGIA LITURGISTA
Nel vangelo di oggi, la liturgia ci propone l’incontro di Gesù con una donna adultera, condannata alla lapidazione e che, per intervento di Gesù venne salvata dalla morte.
L’abilità degli scribi e dei farisei che conducono questa donna da Gesù per metterlo alla prova, come è scritto nel vangelo, si rivela nulla davanti all’abilità altrettanto astuta di Gesù nel temporeggiare sul suo giudizio, anzi, nel vanificare ogni tipo di giudizio contro la donna.
L’evangelista Giovanni, infatti, ci fa notare che si tratta di una trappola che questi uomini religiosi erano arrivati a strutturare apposta per condannare Gesù, perciò, in qualsiasi modo egli avesse risposto, sarebbe stata comunque una prova della condanna di Gesù. Portare davanti a lui una donna peccatrice, secondo loro, sarebbe stato il modo più efficace per incastrarlo!
Invece qui Gesù fa venire alla luce la trama mortifera nascosta nel cuore di questi farisei: strumentalizzano la legge di Mosè, giustificando le loro macchinazioni, e, così facendo, strumentalizzano le persone, trattandole come fossero cose, esche per ottenere i propri scopi, come fanno con questa donna anonima. E Gesù, davanti a tutto questo, non ha parole: agisce. Si china, riflette, pone una distanza e non esprime nessun giudizio. Non ha condannato, ma neppure ha assolto.
Questo comportamento di Gesù ci insegna una grande verità, che non si discute con il giudizio nel cuore, perché nessuna discussione può aprirsi alla vita e alla speranza se già è stata concepita nel cuore una condanna e si desideriamo la morte di una persona. Cosa ci sarebbe da discutere su un giudizio già dato?
Come ci descrive bene Giovanni, Gesù troverà il modo per perdonare la donna, ma solo quando gli accusatori di lei, e indirettamente di Lui, se ne saranno andati, perché quegli accusatori erano solo in apparenza gli accusatori della donna. Gesù sapeva, e dimostra, di fatto, che chi erano molto più peccatori quegli uomini che avevano usato una donna adultera, portandola di peso davanti a Gesù, come fosse un oggetto, per i loro scopi.
Certamente l’adulterio è un peccato contro la fedeltà dell’amore, ma l’atto di forza, di ingiustizia, di condanna a morte dichiarata contro Gesù, che invece era innocente, ha un peso molto più grande. Davanti al peccato solo Gesù è innocente: la donna peccatrice è colpevole, ma né più, né meno di tutti quegli uomini religiosi, perché il peccato ci riguarda tutti. Eppure quella violenza scaricata su quella donna è stata provvidenziale per lei: le è valsa la salvezza!
Accusata da tutti, pubblicamente, ha potuto trovato un uomo, un maestro in Israele, Gesù, che non l’ha mandata a morte, ma le ha ridato la possibilità di vivere una vita nuova, libera dall’accusa, una vita che non conoscerà più il peccato, perché il perdono di Colui che ha preso su di sé il suo peccato, e il peccato di tutti, ha cancellato la sua condanna. «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?», le chiede Gesù. Non domanda nulla su di lei, non le chiede da dove viene, che cosa ha fatto, cosa farà. Le fa solo prendere coscienza che è una donna libera dalle accuse, amata totalmente, capace di amare pienamente, di dare la vita e la speranza che ha ricevuto.
Il Vangelo ci annuncia che Gesù prende su di sé le nostre accuse e i nostri peccati, ci perdona e questo suo perdono cambia la nostra vita, ci converte profondamente, e, se lo sappiamo custodire nel cuore, ci dona la grazia di essere oggi segno di vita nuova, segno di libertà, per tante persone che ancora non conoscono l’amore di Gesù.
BUONA GIORNATA CON IL VANGELO DI OGGI (GV 8,1-11)
In quel tempo, Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro. Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adultèrio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adultèrio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo. Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani. Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».