Ancora violenze in Israele ai danni di cristiani
di Pietro Licciardi
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ANCHE GLI EBREI NELLE FILA DEI PERSECUTORI. MA A LORO LA STORIA NON HA PROPRIO INSEGNATO NULLA?
L’agenzia Sir riporta la notizia di una nuova aggressione avvenuta a Gerusalemme ai danni di cristiani. Dopo i colpi di arma da fuoco esplosi qualche giorno fa contro una scuola e un convento di suore francescane a Nazareth, il 19 marzo durante la liturgia che si stava svolgendo alla Tomba di Maria, una delle chiese più importanti per gli ortodossi, situata di fronte alla chiesa del Getsemani a Gerusalemme, due individui armati di sbarre di ferro si sono avventati contro l’arcivescovo Joachim ed un sacerdote che era con lui – rimasto ferito alla testa – per poi avventarsi sugli oggetti sacri conservati all’interno della chiesa nel tentativo di distruggerli.
In entrambi gli episodi gli autori erano ebrei estremisti, secondo la definizione della polizia, ma la cosa grave è che non si è trattato di fatti isolati e sporadici in quanto la comunità cristiana di Terra Santa sta subendo con preoccupante frequenza violenze, nonostante le rappresentanze cattoliche e ortodosse si siano sempre tenute alla larga dalla diatribe che avvelenano i rapporti tra gli arabi e gli ebrei.
Secondo i leader cristiani anche queste ultime due aggressioni sono il frutto di discorsi di odio da parte di alcuni politici del nuovo Governo israeliano che stanno esacerbando gli animi.
Ad inizio d’anno c’era stata la profanazione di un cimitero cristiano sul Monte Sion, anche qui da parte di “estremisti” ebrei, poi la violenza contro alcuni turisti scatenata sempre da un gruppo di ebrei vicino alla sede della Custodia di Terra Santa, che ha trasformato il quartiere cristiano in un campo di battaglia; i graffiti “Morte ai cristiani” scritti sui muri di un monastero nel quartiere armeno e i locali usati come chiesa nel centro maronita di Ma’alot completamente vandalizzati. Ai primi di febbraio c’è stato inoltre l’attacco contro la Chiesa della Flagellazione, prima tappa della Via Dolorosa, nella Città Vecchia di Gerusalemme, da parte di un ebreo che ha abbattuto la statua di Gesù e deturpandone il volto.
Facile immaginare la preoccupazione dei cristiani residenti in Israele, che non solo devono fare i conti con l’atavica ostilità degli islamici ma che devono adesso costatare pure la recrudescenza di un odio mai sopito da parte degli ebrei. I quali del resto hanno sempre considerato i seguaci del Nazzareno come pericolosi eretici in quanto adoratori di un falso messia.
A quanto pare la storia non ha insegnato nulla al «popolo dalla dura cervice» (Esodo 32,9) che dovrebbe aver imparato cosa significa essere perseguitati a causa della propria fede, anche se a dispetto dei piagnistei che ci affliggono da un sessantennio non sono stati i figli di Abramo gli unici e i più perseguitati al mondo, bensì proprio i cristiani, che da duemila anni subiscono l’odio, l’ostracismo e il massacro per mano dei nemici, rispondendo però con l’amore e il perdono dei persecutori anziché con la vendetta, come è invece il costume degli ebrei, fermi come sono all’”occhio per occhio” del Vecchio Testamento.
Dio non voglia che si debba assistere all’apertura di un nuovo fronte di persecuzione, anche se noi cattolici sappiamo bene che la rigenerazione di questo mondo sempre più preda delle schiere di Satana non potrà che passare per il sangue dei martiri.