La Gran Bretagna e le spaventose armi all’uranio impoverito

La Gran Bretagna e le spaventose armi all’uranio impoverito

di Sergio Caldarella

LE TARANTELLE CONTINUANO MENTRE LA REALTÀ LANGUE

L’illuminato regime britannico, la stessa grande democrazia occidentale che tiene prigioniero il giornalista Julian Assange per aver reso pubblici dei crimini di guerra mentre riceve a Buckingman Palace quelli che hanno dato tali ordini, ci delizia, adesso, con l’ulteriore annuncio dell’invio di proiettili ad uranio impoverito all’esercito ucraino.

Qualche mese addietro il fortunatamente ex primo ministro Liz Truss si pavoneggiava dicendo che era pronta a schiacciare i pulsanti nucleari mentre il ministro Matt Hancock, in una serie di conversazioni in chat ora rivelate, parlava di “rilasciare una nuova variante” (“When do we deploy the new variant”) del Coronavirus per terrorizzare la gente. Certo che se un regime così non ci fosse bisognerebbe proprio inventarlo. 

Alla nuova dichiarazione guerrafondaia del governo britannico i media generalisti hanno immediatamente applaudito in coro, fin qui nulla di nuovo, mentre la rete ed i tanti scalmanati hanno iniziato con le solite tempeste di congetture fantasiose.

Partiamo allora dall’inizio: di cosa si parla qui? Perché l’Inghilterra decide di inviare questo tipo di munizionamento contenente un  “metallo pesante chimicamente e radiologicamente tossico”, come descritto dal Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente? Le stesse munizioni che John Kirby, un portavoce della Casa Bianca, ha tranquillamente definito come “un tipo di munizione ordinaria… (a commonplace type of munition)” aggiungendo che non è neppure radioattivo “is not radioactive” (nonostante emetta, ovviamente, un basso livello di radiazioni).

Del resto, con l’incredibile livello di falsificazione della realtà cui si assiste dagli ultimi tempi nelle grandi democrazie occidentali si può dichiarare questo ed altro. Oppure a qualcuno può passare per la mente che un “metallo pesante chimicamente e radiologicamente tossico” possa non essere perfettamente sicuro? 

È dagli anni ’70 che l’uranio impoverito (DU da “depleted uranium”), un prodotto di scarto dei processi di fissione all’interno dei reattori nucleari, ha fatto la sua comparsa negli armamenti, in particolare nella forma di proiettili perforanti per carri armati e per l’utilizzo nei cannoncini aerei dell’A-10 “Warthog”, ma anche nel rafforzamento delle armature composite dei carri armati.

Questi proiettili sono parte del munizionamento standard NATO e, in questo caso, dei carri armati Challenger 2 che l’Inghilterra vuole fornire all’Ucraina e questo spiega l’intento di fornirli con i proiettili che vi sono in dotazione.

I proiettili ad uranio impoverito non sono armi nucleari, come è stato detto da alcuni, quanto munizioni a contenuto nucleare e chimicamente tossiche – scusate se è poco. Questi proiettili non possono essere utilizzati per generare delle esplosioni atomiche, ma non per questo si tratta di bagattelle.

La particolarità di queste munizioni è che l’uranio impoverito ha una densità maggiore anche di quella del piombo e riescono a raggiungere una tale temperatura che, associata al momento (il prodotto della massa e della velocità di un oggetto), è in grado di penetrare, liquefacendole, le corazze dei carri armati avversari. Un’arma spaventosa che, secondo diverse fonti ha prodotto, in coloro esposti, livelli di tossicità capaci di condurre a malattie oncologiche di vario genere, come si è visto già dal loro utilizzo nella ex Jugoslavia ed in Iraq.

Secondo fonti del Centro studi Osservatorio Militare riportate da L’Indipendente: “Sono 7600 i militari italiani che si sono ammalati di cancro a causa dei proiettili all’uranio impoverito utilizzati dalla NATO durante i bombardamenti del 1999 in Jugoslavia e, di questi, 400 sono deceduti.”

Chiaramente questi risultati vengono contestati dallo stesso apparato pseudoscientifico che ci ha offerto molte altre mirabilie negli ultimi anni. Quando la scienza diventa opinione a servizio dei poteri del momento, la verità tramonta sempre.

Anche qui, però, non ci vuole un geniaccio per capire che l’utilizzo e la diffusione nell’ambiente di un “metallo pesante chimicamente e radiologicamente tossico” non può avere delle ripercussioni positive sulla salute, né l’escalation introdotta da queste armi un effetto in direzione della risoluzione del conflitto.

Purtroppo, come insegnava Chesterton già nel 1926, “Presto ci troveremo in un mondo in cui un uomo può essere insultato per aver detto che due più due fa quattro, in cui si leveranno furiose grida di partito contro chiunque dica che le mucche hanno le corna, in cui si perseguiterà l’eresia di chiamare un triangolo una figura a tre lati, e si impiccherà un uomo per aver fatto impazzire la folla con la notizia che l’erba è verde”. Benvenuti nel XXI secolo! 

 

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