Ebbe un ruolo unico e di grande importanza
di Maria Bigazzi
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RIVESTÌ UN RUOLO UNICO E DI GRANDE IMPORTANZA
Abbiamo festeggiato nei giorni scorsi il glorioso san Giuseppe, custode dei tesori più preziosi di Dio, come ci ricorda la Redemptoris Custos, colui che il Padre scelse per svolgere il ruolo di padre di Gesù in terra e servire in un modo unico e grande il Signore, partecipando al mistero della nostra Redenzione accanto a Gesù e Maria.
San Gregorio Nazianzeno scriveva che “Il Signore ha riunito in Giuseppe, come nel sole, tutta la luce e lo splendore degli altri santi tutti assieme”.
Davvero questa figura così spesso dimenticata o etichettata come l’uomo del silenzio inerme e passivo, riveste invece un ruolo unico e di grande importanza, di esempio e guida nel cammino della santità, per giungere a Dio.
Giuseppe non fu un uomo qualsiasi, bensì quell’uomo scelto tra tutti gli uomini, cui Dio volle affidare “la custodia dei suoi tesori più preziosi” (Quaedmodum Deus). Riconoscendo la grandezza e l’onnipotenza di Dio, possiamo affermare che san Giuseppe era già stato pensato e scelto da Lui per affiancare Colei che fu pensata e preservata dal peccato fin dall’eternità, perché diventasse degna dimora del suo Figlio Unigenito. Quella di Giuseppe è una vocazione, a lui infatti è dato, secondo l’economia della grazia di Dio per noi, di conoscere il mistero dell’incarnazione e di esserne «ministro», e tale ministero ha inizio con la chiamata che Dio gli volge.
Egli viene chiamato “uomo giusto”, e tale titolo sottolinea sia la sua attenzione alle leggi di Dio e degli uomini, ma soprattutto le grandi virtù che lo distinguevano fra tutti gli uomini del passato, del presente e del futuro.
Papa Benedetto XV definisce bene il ruolo del santo Patriarca e del valore di una sua devozione sincera da parte nostra: “San Giuseppe ci conduce direttamente a Maria Santissima e, per mezzo di Lei, a Gesù, sorgente di ogni santità”. Se per mezzo di Maria giungiamo a Gesù, chi meglio di san Giuseppe può guidarci a coloro che egli ama con tutto se stesso. Ad Jesum per Mariam et Joseph, si potrebbe allora dire.
Il mese di marzo che si trova sempre nel tempo della Quaresima, ci invita a riflettere sulla grandezza di questo santo e su come Giuseppe, che tenne Gesù per mano facendogli fare i primi passi, possa accompagnare anche noi a fare i passi della Fede aiutandoci a rialzarci dopo le cadute per giungere a Gesù con gioia. Camminare in mezzo a Maria Santissima e san Giuseppe, quale grazia per la nostra anima!
L’umiltà e la purezza di Maria Santissima, concepita senza peccato, e quella di san Giuseppe, vergine e giusto, si uniscono in modo perfetto nel Figlio di Dio, divenendo così cooperatori attivi nella Redenzione del genere umano. Per un effetto della potenza divina, spiega il vescovo francese Bossuet, “Giuseppe ha un cuore di padre e, se la natura non lo dà, Dio gliene fa uno con le sue stesse mani”. Infatti, “avendo scelto il divin Giuseppe per fare da padre nella pienezza dei tempi al suo Figlio unigenito, ha […] riversato nel suo seno qualche raggio o qualche scintilla di quell’amore infinito che ha per il suo Figlio; ed è ciò che gli cambia il cuore, ciò che gli dà un amore di padre”.
La sua paternità è sancita da Dio in modo unico. Come ricorda sant’Agostino, “Il Signore non viene dal seme di Davide, benché fosse così ritenuto, e tuttavia alla pietà e carità di Giuseppe è nato da Maria Vergine il figlio, parimenti Figlio di Dio”, e quindi realmente padre per volontà di Dio, in quanto “tanto più sicuramente padre, quanto più castamente padre”.
Una vocazione unica, che assieme alle “singolari grazie e celesti carismi” egli ricevette “abbondantemente” (Decr. Inclytus Patriarcha) da Dio, per portare avanti il ruolo di padre dello stesso suo Creatore, autorità che esercita in tutta l’infanzia di Gesù per volontà del Padre Celeste, che lo volle già sposo e custode della Vergine Maria, come afferma la scrittura per mezzo dell’angelo.
Di grande aiuto nel nostro cammino della Fede è il modo in cui san Giuseppe ha accettato la volontà di Dio e si è reso disponibile come docile strumento nelle mani del suo Creatore che lo chiamava a ricoprire un ruolo di una grandezza ineguagliabile.
Si può dire che san Giuseppe sia giunto alla conoscenza del mistero di Dio per vie specialissime che solo un cuore puro e docile come il suo poteva comprendere. La prima via è sicuramente la sua verginità, che assieme a quella di Maria, ha costituito la coppia più santa e pura di tutta la terra. Lo Spirito santo guidava Giuseppe, rigenerando il suo amore d’uomo (RC, n. 19) e indicandogli la Vergine Maria come la Sposa giusta voluta da Dio.
La seconda via di san Giuseppe è proprio Maria, l’Immacolata, che per una specialissima affinità spirituale, conosce il cuore del suo Sposo e sa che il suo più grande desiderio è quello che la volontà di Dio abbia nella loro vita il primato assoluto. Il “fiat” di Maria segna l’inizio della sua cooperazione alla Redenzione del genere umano, tanto attesa e sospirata con lacrime da Adamo, da Abramo e David, e dai santi patriarchi suoi antenati (san Bernardo, Omelia 4). Il mistero più grande di tutta la storia umana si stava compiendo, e Giuseppe che ben conosceva le scritture, comprende che la sua Sposa era già tutta di Dio. Considerando la propria umanità, egli si sente indegno di affiancare Maria che vede tutta piena di grazia e unita a Dio in un modo particolarissimo.
San Giuseppe si trova di fronte al miracolo più grande. Vede la sua Sposa risplendere di una grazia particolare e sente avvicinandosi a Lei la presenza del Dio Incarnato. Ecco, dunque, la terza via: la presenza eucaristica di Dio racchiuso nel grembo di Maria, che, come primo Tabernacolo dell’Altissimo, custodisce e porta Gesù a tutte le genti. Come anche tanti santi percepivano la presenza di Gesù Eucaristico nei tabernacoli più abbandonati e privi dei segni della sua presenza, tanto più san Giuseppe avrà sentito la presenza di Dio che riposava in Colei che aveva scelto come Madre. Egli sarà stato il primo a percepire i frutti di tale Grazia, aprendo il cuore alla verità che Dio gli comunicava mediante Gesù e Maria Santissima. Per mezzo dello Spirito Santo, la viva voce del mistero che si compiva dentro di Lei, veniva presentata alle anime che più le erano vicine, e che scelte da Dio, partecipavano in modo marginale al mistero divino.
La quarta via ci porta all’episodio della visita di Maria alla cugina Elisabetta, quando la Vergine viene salutata con le parole “Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?” (Lc 1.42-43). Chiamando Maria “Madre del mio Signore”, Elisabetta dimostra di essere a conoscenza del mistero dell’Incarnazione. Dio le ha permesso di divenire partecipe di quel mistero mediante la visita di Maria, che portandole il Salvatore, l’ha investita di grazia.
Tanto più san Giuseppe, che quotidianamente viveva con Maria, sarà stato investito di quella Grazia che era Dio stesso presente nel grembo della sua Sposa. La quarta via che aiuta san Giuseppe a comprendere il mistero dell’Incarnazione, è la grazia santificante che toccando i cuori, permette di conoscere la Verità, che è Dio. L’episodio della Visitazione si propone come conferma del mistero di Dio e del fatto che nulla è a Lui impossibile. Le parole di Elisabetta sono la conferma che Maria era veramente la “Madre del Signore”, la Vergine che partorirà un figlio (Is 7.14).
Ecco che il cuore di Maria unito a quello di Gesù si unisce al cuore di Giuseppe, trasmettendogli quei grandi misteri che bocca umana non può esprimere. Esistendo solo per Dio, la Vergine conduce e unisce a Lui le anime, in modo più perfetto quanto maggiore è l’unione di queste anime a Lei (Segreto di Maria 21).
Lo stesso fece Maria con san Giuseppe. Per mezzo di Lei, dispensatrice di tutte le grazie e ricolma del Signore che portava in grembo, trasmette la grazia salvatrice al suo Sposo, che aprendo il cuore a Dio con la sua obbedienza, comprende finalmente quel grande mistero in tutta la sua pienezza.
Il Vangelo ci presenta il padre terreno di Gesù come un uomo silenzioso, ma grande nelle opere. E ancora una volta Dio ci dà conferma della preziosità del silenzio dell’uomo da Lui scelto. Egli, infatti, gli comunica prima con la grazia che proviene dalla presenza reale di Gesù, Uomo-Dio, nel grembo di Maria, e poi con i fatti e le parole attraverso il Suo Santo Spirito.
E’ così che anche san Giuseppe pronuncia il suo “fiat”, assumendosi il ruolo di sposo, padre e custode dei tesori più preziosi di Dio, che lo rivestì di una particolare grazia per svolgere tale incarico. Il cuore purissimo di san Giuseppe si unisce al Cuore Immacolato di Maria e al Sacratissimo Cuore di Gesù, formando un cuor solo e un’anima sola, costituendo la Trinità Terrestre a somiglianza di quella Celeste.
Che san Giuseppe diventi per noi vero modello di vita e santità, ci accompagni a Maria e a Gesù, concedendoci la grazia di vivere e morire santamente per godere poi della gloria di Dio.