Irlanda dove vai?
di Paolo Gulisano
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RELIGIOSITÀ E PATRIOTTISMO SONO STATE PER SECOLI CARATTERISTICHE PECULIARI DELLA CIVILTÀ IRLANDESE, MA OGGI…
E’ appena trascorso il giorno di San Patrizio, la festa nazionale irlandese che è celebrata in tutto il mondo: è il trionfo dell’”Irlandesità”, che non è principalmente una questione di nascita o di sangue o di lingua, ma è la condizione di chi è coinvolto nella realtà irlandese.
E anche se molti sono i motivi che possono condurre a questo coinvolgimento con l’Irlanda e a celebrarla il 17 marzo, ciò che si festeggia in questo giorno è san Patrizio. In una società sempre più irreligiosa c’è un santo vissuto sedici secoli fa che da ad una nazione, e a tutti i suoi amici, un’identità profonda. Non è solo folklore quello shamrock, il verde trifoglio simbolo irlandese per eccellenza: è il segno potente della Trinità, di una fede – quella degli irlandesi- che è stata testimonianza e modello per tutto il mondo cristiano, dall’antichità ad oggi.
Una fede vissuta in modo vibrante, appassionato, una fede che generava monaci, mistici, santi, o anche solo famiglie in grado di superare prove terribili come la persecuzione, la miseria, l’emigrazione.
Una fede che oggi sembra mostrare segni di cedimento verso un nuovo colonialismo culturale.
Sono i problemi della contemporaneità, della nuova Irlanda che sembra avviarsi all’omologazione nei gusti e nei comportamenti col resto del mondo occidentale.
Gli irlandesi per secoli hanno ostinatamente difeso le ragioni della terra, del legame famigliare, del diritto tradizionale, contro ogni abuso, contro ogni sopruso, contro ogni errore introdotto dal progresso contro l’ordine naturale.
Religiosità e patriottismo sono state per secoli due caratteristiche peculiari della civiltà irlandese, presenti significativamente come in poche altre realtà.
L’appartenenza al corpo della Christianitas,della civiltà cristiana sviluppatasi dall’Alto Medioevo in poi grazie anche al considerevole apporto della Chiesa in Irlanda, ha da sempre costituito uno degli aspetti fondamentali dell’anima irlandese. La stessa battaglia secolare per la libertà fu sempre strettamente connessa con l’identità cattolica.
Oggi questo legame si è incrinato. Una nuova classe politica, forte dell’appoggio dei Media, ha imposto la ben nota agenda internazionale sui temi gender, identità fluida, LGBT. Sono state rapidamente introdotte leggi nel segno di una radicale “modernizzazione” dell’Irlanda, al fine di dare al paese la tanto auspicata dagli ambienti laicisti “emancipazione dal suo retaggio, dalla sua tradizione e identità cattoliche. Una società libertaria, fondata sull’assoluta autodeterminazione affettiva, sul principio- appunto- di tolleranza massima verso qualunque scelta in campo sentimentale e di stile di vita. Qualcuno ha parlato di un’Irlanda che sarà, d’ora in poi, una “nazione arcobaleno”. Mentre i modernizzatori esultano, sembra esserci molto sconcerto tra gli osservatori esterni delle vicende irlandesi. E’ ancora abbastanza diffusa l’idea di un’Isola dei santi, di un popolo devoto, attaccato in modo appassionato e commovente ad una Fede per difendere la quale fu a lungo perseguitato.
L’Isola di Smeraldo sta invece cambiando, e il processo di secolarizzazione sta facendo inesorabilmente il suo corso, e quindi bisogna prenderne atto per cercare di prendere le possibili contromisure. Lo deve fare soprattutto la Chiesa in Irlanda, che nel corso degli ultimi anni ha visto sgretolarsi il proprio prestigio, la propria importanza, la propria influenza. Agli occhi dei riformatori laicisti, quella di ieri appare sicuramente come una Waterloo della Chiesa in Irlanda.
In realtà, riprendendo le penetranti parole di Oscar Wilde, non è scontato che queste profonde innovazioni della società irlandese possano rappresentare una tragedia per chi ha perso, in primis la Chiesa Cattolica, che è la realtà che più si era spesa nella campagna referendaria. La vittoria dei fautori di una rivoluzione sociale potrebbero ben presto fare i conti con un paese sempre più fragile, sempre più indebolito nella propria identità, sempre più nihilisticamente gaio.
I sintomi di questo malessere sono sempre più diffusi ed evidenti. Per la Chiesa si tratta invece di affrontare un nuovo inizio. Dopo quasi un secolo di indipendenza del Paese, dopo aver a lungo coltivato l’illusione di edificare uno Stato cattolico, ora la Chiesa è nel pieno del suo Calvario.
Dopo gli anni della vergogna, dello scandalo della pedofilia diffusa tra il clero, oggi è il tempo di ripartire da zero, in un isola che sta diventando neopagana, e in cui non bisogna aspettarsi più niente dalle istituzioni politiche, ma in cui bisogna lavorare nel deserto, nell’ostilità, tra lo scherno. Come ai tempi della prima evangelizzazione, come ai tempi di san Patrizio. Una terribile bellezza potrebbe essere nata, e non una tragedia, né una fine, ma un nuovo inizio.