Gli italiani sono diventati i più poveri del reame (europeo)?
di Anna Porchetti
–
SCENE ORDINARIE DI POVERTÀ IN CRESCITA
Scene ordinarie da uno dei tanti supermercati italiani. Vado a fare la spesa e noto: – Clienti che prendono prodotti, guardano il prezzo e li rimettono a posto; – Persone che comprano la verdura o la carne prossima alla scadenza, perché scontata; – Persone che prendono verdure di categoria II, perché costano meno dei top quality. Il venerdì, quando smontano il mercato sotto casa mia, c’è gente che va a comprare la rimanenza che non reggerebbe un altro giorno. Due volte ho visto qualcuno raccogliere frutta o verdura caduta sul marciapiede.
IL POTERE DI ACQUISTO DEGLI ITALIANI
I salari in Italia non vengono adattati da decenni al costo della vita. Le statistiche dicono che abbiamo perso potere di acquisto. Secondo la stima dell’ufficio studi della Cgia di Mestre, fra inflazione e potere d’acquisto le famiglie italiane perderanno mediamente 6000 euro fra il 2022 e il 2023. Ciò è dovuto all’aumento dell’inflazione (8,1% nel 2022 e 6% nel 2023). 6000 euro non sono una cifra irrisoria in generale. Specie se paragonati al salario medio annuo lordo dei lavoratori italiani, 29.400 euro, uno tra i più bassi in Europa. Secondo solo a quello dei dipendenti spagnoli (27.400 euro medi lordi). In Francia e Germania la situazione è migliore. Lì il salario medio è rispettivamente di 40.100 e 44.500 euro.
L’AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA
Si guadagna meno, ma il costo della vita non si è ridotto. Le famiglie italiane spendono sempre di più. La spesa per una famiglia “tipo” con due figli è aumentata di 3.485, secondo il Codacons. Il carrello della spesa sale del +13,0% a febbraio 2023. I prodotti ad alta frequenza d’acquisto aumentano del +9,0%.
LE TASSE DEGLI ITALIANI
A limitare il potere di acquisto delle famiglie, oltre ai bassi salari e all’aumento del costo della vita, c’è anche la pressione fiscale. L’Italia è al quinto posto, in termini di tasse sul reddito, che raggiungono il 43,4% del PIL. Prima di noi: Danimarca (49,0%), Francia (47,0%), Belgio (45,4%), Austria (43,6%). Seguono: Svezia (43,3%), Finlandia (42,9%) e Germania (42,3%). Paesi che, a fronte di quel livello di tasse, offrono alla cittadinanza ben altri servizi.
CERVELLI ITALIANI IN (CONTINUA) FUGA
Intanto i giovani italiani vanno all’estero. In patria è difficile trovare una situazione lavorativa accettabile. Il Sole24Ore ha parlato di emergenza migratoria. Solo due settimane fa, ha rivelato che, ogni anno, lascia l’Italia l’equivalente degli abitanti di una città come Bari. Una Bari composta prevalentemente dalle nostre migliori risorse: giovani che spesso hanno una istruzione universitaria.
E LA POLITICA DOV’È?
In Tv, ho ripreso a guardare programmi di attualità e politica. Non li seguivo da vent’anni, ma mio padre non ne perde uno. Sento ogni giorno una classe politica che plaude al programma avveniristico del suo movimento. Clima, discriminazione di genere, migrazioni. E non dico che non siano temi importanti. Lo sono di sicuro. Ma credo che ci siano priorità diverse, per gli italiani. Intanto, il paese diventa sempre più povero.
LE PRIORITÀ PER UN PAESE IN CRISI
Tante famiglie e pensionati italiani non arrivano a fine mese. Forse io partirei da lì. Ogni altro discorso che prescinda dalla sopravvivenza, è Accademia. È un bla bla bla di élite politiche, che hanno la pancia piena. Gente al supermercato non ci va, evidentemente. Tutto questo elitarismo fa veramente arrabbiare. Abbiamo un astensionismo record alle elezioni. Uno scollamento fra politica e gente comune, quella che vota. E i nostri illuminati politici non vedono il nesso fra le due cose. Pare non lo intuiscano neppure. Ecco, adesso mi sono ricordata del perché avevo smesso di vedere la TV.