Potenziamo le nostre riserve spirituali in questa Quaresima 2023
di Nicola Sajeva
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LUNGO IL CAMMINO DELL’ANNO LITURGICO CI SONO DEI MOMENTI ALL’INTERNO DEI QUALI I CREDENTI HANNO LA STESSA POSSIBILITÀ DI “IMPINGUARSI” SPIRITUALMENTE SE RIESCONO A SFUGGIRE ALLA TENTAZIONE DEL VANEGGIARE
Soffermarsi sulla sconvenienza del vaneggiare mi sembra quanto mai attuale; impedire che il nostro pensiero venga adescato dalla vanità e cada nella trappola di un inevitabile vuoto appagante, dovrebbe rappresentare impegno primario di tutti. Quanto detto è auspicabile che venga accettato in tutti i contesti, da quello sociale a quello politico e non ultimo a quello religioso, e proprio qui va a collocarsi questa breve riflessione.
“Io fui de li agni de la santa greggia / che Domenico mena per cammino / u’ ben s’impingua se non si vaneggia”. Sono i versi 94, 95 e 96 del X Canto del Paradiso di Dante. San Tommaso d’Aquino presenta al poeta tutta la bontà della sequela di San Domenico grazie alla quale ci “s’impingua se non si vaneggia”.
Lungo il cammino dell’anno liturgico ci sono dei momenti all’interno dei quali i credenti hanno la stessa possibilità di “impinguarsi” spiritualmente se riescono a sfuggire alla tentazione del vaneggiare. La mia riflessione non lascerà fuori i non credenti, se la loro scelta di vita non disdegna di percorrere il sentiero della buona volontà, l’itinerario sereno del confronto, la pista luminosa dell’onestà intellettuale.
Ho desiderato evocare Dante, san Tommaso, la regola domenicana perché ho individuato un parallelismo sorprendente con quanto di spirituale può accadere vivendo, nel migliore dei modi, la quaresima. Ogni credente può impinguarsi, può arricchirsi, può potenziare le proprie riserve, può diventare pingue, robusto, forte, ed essere così in grado di affrontare tutti i momenti di magra, di delusione, di scoraggiamento, di difficoltà che la vita, per fortuna, non disdegna di offrirsi a piene mani.
Per fortuna: è così che la nostra vita si arricchisce di nuove esperienze e ci prepara alla giusta compassione di tutte le situazioni di bisogno che possono attraversare l’esistenza dell’uomo; è così che il nostro cuore sarà in grado di organizzare opere di solidarietà non episodiche; è così che possiamo considerarci, a pieno titolo, uomini tra gli uomini.
La quaresima – con l’esercizio della preghiera, con la pratica del digiuno, con l’invito a praticare l’elemosina – ci offre una provvidenziale occasione per approfondire il senso e il valore del nostro essere cristiani, e ci stimola a riscoprire la misericordia di Dio perché diventiamo, a nostra volta, più misericordiosi verso i fratelli.
L’elemosina evangelica non è semplice filantropia: è piuttosto un’espressione concreta di carità, virtù teologale che esige l’interiore conversione all’amore di Dio e dei fratelli, ad imitazione di Gesù Cristo, il quale morendo in croce donò tutto se stesso per noi.
Preghiera, digiuno, condivisione: la quaresima è aperta a tutti, ricchi e poveri, perché, se lo vogliamo, tutto si può realizzare a costo zero, rinunciando a qualcosa che rientra nel nostro abituale stile di vita ed offrendo l’equivalente agli altri. E’ quanto proponevo ai miei alunni ogni venerdì di quaresima: il panino senza companatico e l’equivalente raggiungeva i bambini del Terzo mondo; mi univo a loro arrivando a scuola a piedi e calcolando il costo della benzina e la somma si aggiungeva a quella raccolta dai bambini.
Piccole strategie alla portata di tutti, proponibili anche ai non credenti che, dialogando con la propria coscienza, possono arrivare alla decisione di aprire il cuore, fortificare la volontà, testare la propria capacità di rinuncia e realizzare, sempre a costo zero, interventi umanitari.
Piccole strategie che ci permettono di superare il concetto di una quaresima vissuta come esperienza personale, intimistica, sterile, bigotta, per aprirla socialmente e renderla feconda, credibile, propositiva.
“U’ ben s’impingua se non si vaneggia”: facciamo entrare nei circuiti dei nostri pensieri quaresimali questa raccomandazione di san Tommaso d’Aquino, sarà il modo migliore per essere attraversati profondamente dallo splendore della Risurrezione.