Mons. Santoro: “L’autonomia differenziata, come è ora progettata, non è conforme al Vangelo”
di Bruno Volpe
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MONSIGNOR FILIPPO SANTORO, ARCIVESCOVO DI TARANTO: “SONO DA SEMPRE UN REGIONALISTA. MA QUESTA FORMA DI AUTONOMIA, A MIO AVVISO, LASCIA APERTI MOLTI MARGINI ALL’INCERTEZZA E ALLA DISCREZIONALITÀ”
“L’autonomia differenziata, così come è ora progettata, non è conforme al Vangelo”. Lo dice in questa intervista che ci ha rilasciato Monsignor Filippo Santoro, Arcivescovo metropolitano di Taranto.
Eccellenza Santoro, lei è un vescovo sempre molto attento ai problemi sociali e del lavoro. Che idea si è fatto dell’autonomia differenziata targata Calderoli?
“Intanto le preciso che io sono da sempre un regionalista. Ma questa forma di autonomia, a mio avviso, lascia aperti molti margini all’incertezza e alla discrezionalità. Insomma, a dirla tutta, non mi convince del tutto”.
Perché?
“Il primo aspetto è legato ai cosiddetti Lep e allo stato non è chiaro come possono essere finanziati. In secondo luogo, e questo lo reputo ancor più allarmante, corriamo il rischio di ingigantire un aspetto che comunque è già presente”.
A che cosa si riferisce?
“Alle prestazioni, penso alla sanità. Già adesso un cittadino del nord trova migliore assistenza rispetto ad uno del sud e questo non è bello, visto che i cittadini italiani dovrebbero essere tutti uguali, senza discriminazioni o distinzioni, men che meno geografiche o territoriali. Il decentramento ove ben fatto è una cosa positiva, ma secondo questa interpretazione rischia di compromettere la stessa visione unitaria del Paese con discriminazioni non accettabili in alcuni servizi come la sanità, i trasporti, l’istruzione. Sta venendo meno quel patto sociale che i nostri padri costituenti vollero al momento della elaborazione della Costituzione e cioè quell’alleanza tra valori liberali, cattolici e social comunisti”.
Possibile discriminazione dei cittadini in base al territorio, le sembra conforme al Vangelo?
“No, se si perviene a questa conclusione siamo fuori del Vangelo e per essere precisi penso che sia un’ottica anti cristiana. Al contrario in chiave cristiana dobbiamo essere solidali, vicini a chi è nel bisogno e soprattutto praticare il principio della sussidiarietà”.
I parlamentari credenti che dovrebbero fare?
“Questo è un problema che si pone spesso. La loro presenza in Parlamento è trasversale agli schieramenti politici, non sono presenti solo da una parte, per intenderci. Un credente se veramente tale, ha il dovere prima di tutto di votare secondo coscienza e di riflesso approvare leggi che non vadano contro il Vangelo, questa non è violazione della laicità. Resto della idea che una riforma che accentui le differenze in base alla località e a dove si è nati non sia rispettosa dei principi cristiani. Tutte le regioni devono avere le stesse opportunità di sviluppo non solo alcune, usufruendo delle risorse in modo paritario e solidale. Ai deputati del Pd ex Margherita sommessamente mi sento di dire: dove siete finiti? La vostra voce non si sente più, che fine avete fatto?”.