Giordano Bruno, uno strampalato filosofo che morì voltando lo sguardo al Crocifisso
di Daniele Trabucco
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BRUNO: OVVERO IL TRIONFO DI UN PENSIERO ANTICRISTICO
Il 17 febbraio 1600, a Roma, in Campo dei Fiori, veniva messo al rogo, dopo un processo per eresia, il filosofo nolano Giordano Bruno (1548-1600).
Un’anima inquieta, ribelle, presa a modello della libertà di pensiero contro il dogmatismo della Chiesa cattolica ed i pedanti aristotelici con i quali si era già scontrato ad Oxford, in Inghilterra, durante il suo soggiorno.
A mio avviso Bruno, invece, rappresenta il momento culminante dell’esaltazione umanistica dell’autoaffermazione assoluta dell’uomo funzionale, lo scrive ne “Gli eroici furori”, al dominio della natura. Quella natura divina, essendo Dio non solo “mens super omnia” ma anche “mens insita omnibus” che trae dalla materie le infine forme (cfr. l’opera del 1584 “De la causa principio et uno”), che non vede salvezza, in quanto in una continua trasformazione che solo la religione naturale (quella egizia derivante da Ermete Trismegisto e poi consegnata a Mosé) é in grado di imbrigliare, di controllare, ma certamente non di arrestare nel suo incessante divenire.
In questa prospettiva magico-filosofica-ermetica l’uomo partecipa al processo cosmico di “indiamento”, cioè ad una vera e propria auto-elevazione a Dio, o meglio alla creazione di nuove forme.
In altri termini, diviene altro da sé, diventa Dio e, dunque, non bisognoso di alcuna forma di salvezza. Non é in caso che, ne “Lo spaccio della bestia trionfante” o nella “Cabala del cavallo Pegaseo”, entrambe del 1585, Bruno assuma un atteggiamento ostile verso Cristo e ricorra frequentemente alla satira anticristiana (definisce il cristianesimo “santa asinitá).
Eppure in questo suo “eroico furore” resta il dolore, la sofferenza, la domanda sul senso ultimo dell’essere rimane sospesa in una visione “magica” fuori dalla realtà.
Non fu un “diversamente pensante”, ma uno strampalato filosofo che morì (una morte da leggere oggi alla luce della pietas cristiana) voltando lo sguardo al Crocifisso.