Ecco cosa significa essere un discepolo
di Giuliva di Berardino
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IL REGNO DI DIO È DEGLI ULTIMI, DEI POVERI, DEGLI UMILIATI
Il vangelo di oggi mette in chiaro cosa significa essere un discepolo, in cosa consiste “andare dietro” a Lui. Dalle parole di Gesù ricaviamo tre azioni principali, che determinano una triplice dinamica spirituale: rinnegare se stessi, prendere la croce e seguire Lui. La prima cosa che può sorprenderci è il fatto che, tra le tre azioni indicate da Gesù, l’azione del seguire viene dopo, prima c’è il rinnegamento di sé, poi c’è l’atto consapevole di prendere la croce. Le due azioni di “rinnegare se stessi” e di “prendere la croce” sono solo le premesse alla sequela di Gesù, non sono la conseguenza, ma la premessa! Se esaminiamo i verbi nel testo originale, troviamo che il verbo greco απαρναομαι che noi traduciamo come “rinnegare“, si può tradurre anche come “rifiutare, respingere, rigettare“. Gesù quindi sembra dire che la prima azione che si deve fare per mettersi alla sua sequela è un movimento di rifiuto di se stessi, un rigettare se stessi. Il verbo che segue, invece,che traduciamo con l’azione di “portare la croce”, viene dal verbo αιρω che in realtà non significa di per sé “portare“, ma “sollevare, innalzare“. Ecco allora che, penetrando il senso delle azioni che Cristo ci chiede, cogliamo due movimenti necessari che precedono il mettersi alla sequela di Cristo e che sono, di fatto, concatenati tra loro, perché il “gettare via” il proprio ego, porta necessariamente all’”innalzamento” della propria croce. Più si rinuncia alla propria vanità, alle proprie illusioni, ai giudizi su se stessi e sugli altri, più in noi si innalza la croce, perché emerge la verità di quello che siamo, di quello che viviamo. Emerge la nostra pochezza, la nostra povertà, perché gettiamo via l’orgoglio e la vanità, ma è la pochezza che siamo, la povertà che ci portiamo dentro che lascia emergere l’opera della salvezza di Cristo per noi. Così il Vangelo oggi ci annuncia una verità importante per poterci mettere al seguito di Gesù, che la croce non è tanto un peso da portare, ma la nostra piccolezza da innalzare, da rendere visibile! San Paolo ci insegna bene tutto questo quando dice: “Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo. Perciò mi compiaccio nelle mie infermità, negli oltraggi, nelle necessità, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: quando sono debole, è allora che sono forte.” (2Cor 12, 9b-10). Portare la croce, farla innalzare nei nostri cuori, nella nostra vita è lasciar emergere l’opera di Gesù e non la nostra! Per questo Gesù introduce il senso della vergogna nella testimonianza, collegandola alla questione del discepolato. Lì per lì sembra un discorso che non c’entra, invece è un discorso centrale per un discepolo di cristo, perché porta la croce chi innalza la propria debolezza, la propria piccolezza. Non servono tante parole per dare testimonianza, serve semplicemente lasciar appare la nostra debolezza, per far onorare, proprio in quella miseria, la potenza di Dio, non della nostra! Ecco allora che la croce di Cristo è anche, e soprattutto, annuncio che salva, annuncio di speranza che attira gli altri verso Dio. Chiediamo allo Spirito Santo di aiutarci oggi essere così innamorati di Gesù da poterlo seguire come Lui desidera da noi! Gettiamo via la nostra vanagloria e prendiamo la croce perché sia innalzata nei cuori come annuncio del Regno di Dio che ci appartiene, perché il Regno di Dio è degli ultimi, dei poveri, degli umiliati. Ci doni allora oggi il Signore la grazia di poterci inserire anche noi oggi tra questi eletti che sono gli ultimi, gli umiliati in questo mondo, ma primi nel Regno di Dio, perché sanno appassionare con la loro semplicità e la loro umiliazione tante persone verso la salvezza che Dio ci offre anche oggi.
Buona giornata con il Vangelo di oggi, Mc 8, 34-39:
In quel tempo, convocata la folla insieme ai suoi discepoli, Gesù disse loro:
«Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà. Infatti quale vantaggio c’è che un uomo guadagni il mondo intero e perda la propria vita? Che cosa potrebbe dare un uomo in cambio della propria vita? Chi si vergognerà di me e delle mie parole davanti a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell’uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi». Diceva loro: «In verità io vi dico: vi sono alcuni, qui presenti, che non morranno prima di aver visto giungere il regno di Dio nella sua potenza».