di Eugenio Capozzi

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IL VITTIMISMO, LA LAGNA, LA RECRIMINAZIONE SONO L’ESSENZA DELL’IDEOLOGIA WOKE

Il vittimismo, la lagna, la recriminazione sono l’essenza dell’ideologia Woke. Lo aveva già capito più di trent’anni fa, quando ancora quell’ideologia non aveva un nome e non era riconosciuta come tale, Robert Hughes, coniando la felice formula “cultura del piagnisteo” (“culture od complaint”).

La retorica Woke si riduce a un continuo piagnisteo perché è l’espressione di un relativismo radicale: se non si può raggiungere una verità riconosciuta da tutti sulla natura umana, l’origine e il destino dell’uomo, nella dialettica civile prevalgono la retorica più impressionante e il soggetto che si impone con le rivendicazioni più emotivamente efficaci.

E non c’è nulla di più emotivamente efficace che la lamentazione. Soprattutto perché a ogni recriminazione vittimistica corrisponde una colpevolizzazione. Io mi dichiaro appartenente alla categoria x, dichiaro che in quanto tale sono stato discriminato, ho sofferto tanto, e soprattutto che il colpevole sei TU.

In base a questa discriminazione e sofferenza ho maturato un diritto a essere risarcito a tempo indeterminato attraverso un riconoscimento istituzionale alla mia categoria, l’inserimento privilegiato nei ranghi del potere sociale.

La lagna continua funziona, perché in una società radicalmente secolarizzata, che ha perso in gran parte il senso del peccato e della redenzione, i suoi membri si sentono irrimediabilmente colpevoli di tutto, bisognosi di un’espiazione che non sarà mai definitiva. Quindi basta che qualcuno punti con tono convincente il dito accusatore contro di loro perché essi si prostrino, si battano il petto, si confessino rei di tutti i peccati veri o presunti propri e dei propri padri, siano disposti a concedere qualsiasi privilegio ai piagnoni recriminanti nella vana speranza di mettersi in pace con la propria fasulla coscienza.