Nelle mani di individui da operetta, lo Stato galleggia tra autoritarismo, scarsa credibilità e poca autorevolezza
di Sergio Caldarella
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LO STATO È PESANTEMENTE PRESENTE DA UNA PARTE ED INFINITAMENTE ASSENTE DALL’ALTRA …
Nella città di Praga esiste una sinagoga del XIII sec., un capolavoro di architettura sacra, chiamata “Altneu”, ossia “vecchia-nuova” e questo sembra un paradosso, ma lo è solo in apparenza e molte sono le spiegazioni che sono state offerte, ad oggi, per questo nome: la più semplice è quella secondo cui il nuovo edificio è stato edificato sul vecchio.
Un’altra, più elaborata e teologica, è quella secondo cui la vecchia sinagoga, ossia quella del tempo presente, verrà sostituita dalla nuova all’avvento dei tempi messianici. Questa metafora serve ad indicare che una struttura può, in certe condizioni, anche possedere, allo stesso tempo, uno stato ambiguo di presenza ed assenza.
Per la bella sinagoga di Praga si tratta di una condizione escatologica, nel caso dello Stato contemporaneo di una situazione politica in cui questo è enormemente presente da una parte e spaventosamente assente da un’altra.
Se facciamo una comparazione tra lo Stato italiano nel XXI secolo e quello dal 2 giugno 1946 alla svolta del millennio viene difficile non accorgersi dell’aumento dell’influenza e del controllo che questo ha progressivamente ghermito sul cittadino e di quanto quest’ultimo paghi il peso di queste ingerenze nelle sue libertà fondamentali ed essenziali.
Nel 1929 alcuni tra i più eminenti oppositori al regime fascista diedero vita, dal loro esilio parigino, al movimento di “Giustizia e Libertà” con la speranza di poter un giorno fondare, anche in Italia, una democrazia sociale basata, in particolare, su quei due grandi principi.
Le idee da loro propugnate, diversamente dai loro fautori, sopravvissero al fascismo e confluirono, nel dopoguerra, anche in certi cardini concettuali della Repubblica ed in quella straordinaria fucina culturale che era la rivista Il Mondo di Mario Pannunzio, ma non sono purtroppo sopravvissute allo Stato partitocratico del XXI secolo.
I fratelli Rosselli e gli altri sono stati uccisi almeno due volte, la prima nel 1937 dai fascisti e la seconda attraverso la lenta soppressione di quegli ideali per i quali avevano coraggiosamente offerto le loro vite. Tutto questo, nello Stato postdemocratico, importa purtroppo ormai a pochi.
Perché si è ricordato il grande contributo ideale e materiale dato dagli antifascisti alla costituzione della Repubblica italiana? Perché lo Stato può oggi dirsi pesantemente presente da una parte ed infinitamente assente dall’altra? Quali sono queste parti?
Credo sia sfuggito a pochi come, a partire dal 2020, il Governo, occupato da un movimento che, a dire del loro guru, avrebbe “aperto il Parlamento come una scatoletta di tonno” abbia iniziato delle manovre di soggiogamento delle libertà costituzionali mai intraprese nella storia della Repubblica. Poiché nella postdemocrazia le parole significano ormai quanto l’autorità costituita vuole che queste significhino, proviamo allora a ragionare attraverso i fatti a nostra disposizione.
Quasi tutti hanno visto, ad aprile del 2020, l’elicottero che andava a caccia di un poveretto che prendeva il sole sulla spiaggia di Mondello, così come l’esilarante scena di un Carabiniere che, nello stesso mese, inseguiva senza riuscire a braccarlo un tizio che faceva jogging su una spiaggia in Sardegna o le altre forze di Polizia a Trieste, nell’ottobre del 2021, con i manganelli e gli idranti verso degli scioperanti che protestavano, pacificamente, contro le assurde imposizioni decise dal Governo e propagandate dai media.
Queste violazioni del principio di giustizia e libertà non sono state certo gratuite, ma sono anche costate cifre colossali. Quella curiosa politica, la quale dichiarava di non avere i soldi per la benzina delle volanti della polizia mentre pochi mesi dopo mandava in fumo miliardi per sostanze mediche sperimentali e mascherine utili come talismani, è la stessa che dice al cittadino, con falsae lacrimae, che deve tirare la cinghia e andare in pensione a 66 anni e 7 mesi, per limitarsi ad un solo esempio eclatante. Del resto lo ripete anche la televisione che non ci sono soldi per le pensioni o per la sanità che serve a curare. Insomma, questo è uno Stato che, quasi come il gatto di Schrödinger, allo stesso tempo ha e non ha i soldi.
La regola generale che possiamo trarne è che li ha per gettarli dalla finestra e non li ha per incrementare la qualità della vita dei propri cittadini e questo la dice anche fin troppo lunga sulla situazione sociopolitica corrente.
La sanità diventa importantissima quando consente di mettere la popolazione agli arresti domiciliari ed è invece irrilevante quando si tratta di chiudere degli ospedali come è stato fatto, seppur in sordina, anche durante il periodo della pandemenza mentre, dall’altra parte, si spendevano milioni e milioni per dei farmaci sperimentali che, per ammissione degli stessi produttori, non erano neppure in grado di impedire la diffusione del contagio.
Pensiamo alla scandalosa, quanto ridicola, dichiarazione del Presidente del Consiglio Mario Draghi alla fine di luglio 2021: “Non ti vaccini, ti ammali, muori o fai morire”. Lo Stato, nelle mani di questi individui da operetta, se da una parte si asserraglia sempre più nell’autoritarismo, dall’altra, com’è tipico, perde sempre più credibilità ed autorevolezza.
La polizia non ha dunque i soldi per la benzina per rincorrere i malviventi, ma ha tutte le risorse del mondo per andar dietro ad un tizio che fa jogging o ad uno che prende il sole sulla spiaggia? Cosa può esserci di più quantistico di uno Stato di tal genere? Con l’avvento della pandemenza si è così visto, con stupefacente chiarezza, come lo Stato sa esser, quando vuole, interamente presente o compiutamente assente.
L’invasività nella vita del cittadino è un tratto noto e caratteristico degli Stati totalitari e quanto più uno Stato è tale, tanto più arriva ad insinuarsi nelle vite delle persone schedando, spiando, controllando, prescrivendo come comportarsi tanto nella vita pubblica quanto in quella privata, imponendo cosa fare e persino cosa pensare. Sotto la guida di un politico soprannominato all’inizio “Mr Nobody” ed apparentemente venuto fuori da Facebook, tanto come i conigli escono dal cappello del prestigiatore, seguito poi da Mr. Whatever It Takes, un’espressione colloquiale inglese che i media hanno utilizzato per rappresentare Mario Draghi come l’ennesimo “uomo della provvidenza”, lo Stato italiano ha bellamente messo agli arresti domiciliari la propria popolazione, discriminato e limitato libertà costituzionali e soppresso la libertà di espressione e manifestazione. I costituzionalisti di bottega hanno applaudito o taciuto, nullificando la loro credibilità nominale agli occhi dei posteri che a costoro non interessano perché, evidentemente, non possono pagargli neppure un succo di frutta al bar.
I venditori di prodotti medicinali hanno realizzato profitti da far impallidire re Mida e le vesti della Repubblica sono state lacerate con la collaborazione di quelli che avevano ipoteticamente giurato di difenderla ed hanno invece frainteso la loro promessa di fedeltà alla Costituzione con un impegno di obbedienza verso l’esecutivo di turno.
Lo stesso Stato che si è mostrato incapace, volontariamente o involontariamente, di proteggere eroi come Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Rosario Livatino, Ninni Cassarà, Piersanti Mattarella – da non confondere in alcun modo con l’attuale inquilino del Quirinale – e troppi altri, quando si tratta di far vedere i muscoli con la povera gente sa persino tirar fuori gli elicotteri per inseguire un bagnante.
È mai possibile che paradossi così evidenti possano venir facilmente celati ai cittadini dalle chiacchiere scomposte di una masnada di gazzettieri e propagandisti? È mai possibile che uno Stato capace di una tale capillarità e presenza nel perseguitare cittadini incensurati che vogliono prendere una boccata d’aria all’aperto, o di criminalizzare chi ha dissentito dalla messinscena pandemica, sia poi muto ed assente nelle sue strutture di controllo giuridico ed amministrativo di tali abusi?
Cosa hanno fatto le magistrature – tranne pochi eroici esempi – negli ultimi tre anni? Dove sono le strutture di controllo giuridiche e sanitarie tra Ministeri ed altri enti preposti? Abbiamo forse a che fare con uno Stato che ha occhio di falco da una parte e vista di talpa dall’altra? Com’è possibile che, nel momento in cui si tratta di offrire al cittadino un ritorno che sia un po’ più della mera sopravvivenza, lo Stato se ne lavi le mani, ma quando ha da imporre qualcosa, siano gabelle o restrizioni, è capillarmente presente ed attivo? Come si spiega questa disparità?
Adesso, a tre anni dall’inizio dello stato di emergenza e della “nuova normalità”, possiamo vedere ancor’oltre: come già detto, la gente veniva inseguita con gli elicotteri o manganellata per aver osato protestare contro due tra i peggiori governi della storia repubblicana. Dopo tre anni di silenzio di larga parte della magistratura, barricata dietro schermi di plexiglas ed un talismano-bavaglio sul viso, la cittadinanza che non dorme continua a presentare denunce ed esposti che vengono meccanicamente archiviati con buona pace dell’art. 112 della Costituzione il quale impone l’obbligatorietà, da parte del pubblico ministero, “di esercitare l’azione penale” ogni qualvolta “venga a conoscenza di una notizia di reato ed in qualsiasi modo gli derivi questa conoscenza”.
Bisogna forse riconoscere, a questo punto, che l’obbligatorietà dell’azione penale vale solo nella direzione dall’alto verso il basso e non viceversa? Quando l’azione repressiva avviene contro il piccolo cittadino, come nel caso di Rosanna Spatari, la coraggiosa proprietaria della Torteria di Chivasso contro la quale sono stati impiegati centinaia di agenti per chiuderle l’attività attraverso cui si sostentava, tutto tace. Contro una donna che vende torte e pasticcini lo Stato riscopre il suo pugno di ferro ed i media di regime applaudono in estasi ma, nel colpire coloro i quali hanno già prodotto non pochi lutti, come la morte della povera Camilla Canepa e dozzine d’altri, archivia.
Quelli che hanno condotto ad una tale situazione di distruzione economica, sociale e cognitiva le cui conseguenze, anche in questo caso, sono sotto gli occhi di chi voglia fare lo sforzo di guardare, stanno ancora davanti alle telecamere o dietro le scrivanie dei ministeri. Eccolo qui lo Stato presente ed assente.