Visitiamo il santuario della Madonna di Oropa, il più importante delle Alpi
di Rachele Parrinello e Giada Maria Montalto
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L’ITALIA È DISSEMINATA DI LUOGHI DELLO SPIRITO. ECCO UNO DEI PIÙ CONOSCIUTI
Il Santuario di Oropa, situato ad una dozzina di chilometri a nord della città di Biella (PIE), è il più importante santuario delle Alpi e si trova immerso in uno scenario unico e incontaminato a 1200 m di altezza. Secondo la tradizione, l’origine del Santuario, è da collocarsi nel IV secolo, ad opera di S. Eusebio primo vescovo di Vercelli. I primi documenti scritti che parlano di Oropa, risalenti all’inizio del XIII secolo, riportano l’esistenza delle primitive Chiese di Santa Maria e di San Bartolomeo di carattere eremitico, le quali costituivano un punto di riferimento fondamentale per i viatores (viaggiatori) che transitavano da est verso la Valle d’Aosta. Lo sviluppo del Santuario subì diverse trasformazioni nel tempo fino a raggiungere le monumentali dimensioni odierne tramutandosi da luogo di passaggio a luogo di destinazione per i pellegrini animati da un forte amore per la Madonna. Dalla primitiva cappella all’imponente Basilica Superiore, consacrata nel 1960, lo sviluppo edilizio ed architettonico fu grandioso: il primo piazzale, su cui si affacciano ristoranti, bar e diversi negozi, è seguito dal chiostro della Basilica Antica, raggiungibile attraverso la scalinata monumentale e la Porta Regia. Cuore spirituale del Santuario è la Basilica Antica, realizzata nel Seicento in seguito al voto fatto dalla Città di Biella in occasione dell’epidemia di peste del 1599. Nel 1620, con il completamento della Chiesa, si tenne la prima delle solenni incoronazioni che ogni cento anni hanno scandito la storia del Santuario.
La facciata del santuario è semplice ma impreziosita delle venature verdastre della pietra d’Oropa e nobilitata dal portale più scuro, il quale riporta in alto lo stemma sabaudo del duca Carlo Emanuele II, sorretto da due angeli in pietra. Sull’architrave del portale si trova scolpita l’iscrizione «O quam beatus, o Beata, quem viderint oculi tui» (“Davvero è beato colui sul quale si posano i tuoi occhi”), che dai primi decenni del sec. XVII è il saluto augurale che il pellegrino, raggiunta la meta, riceve varcando la soglia della Basilica Antica, all’interno della quale è conservata come un prezioso scrigno, il Tempietto eusebiano edificato nel IX secolo. Nella calotta e nelle pareti interne del Tempietto sono visibili preziosi affreschi risalenti al Trecento, opera di un ignoto pittore, detto il Maestro di Oropa. Il ciclo di affreschi, incentrato sulla Vergine e su alcuni santi costituisce una preziosa testimonianza di iconografia sacra. All’interno del Tempietto è custodita la statua della Madonna Nera, realizzata in legno di cirmolo dallo scalpello di uno scultore valdostano nel XIII secolo. Il manto blu, l’abito e i capelli color oro fanno da cornice al volto dipinto di nero, il cui sorriso dolce e austero ha accolto calorosamente i pellegrini nel corso dei secoli. Secondo la tradizione, la statua venne portata da Sant’Eusebio dalla Palestina nel IV secolo d.C. mentre fuggiva dalla furia della persecuzione ariana. Oltre l’imponente scalinata che si apre a monte del Piazzale Sacro, lo sguardo si apre verso la Basilica Superiore, costruzione dalle proporzioni monumentali che si trova allo stesso tempo in rapporto di armonia con le alte montagne circostanti e in lieve contrasto con la dimensione spirituale e raccolta dell’Antica Basilica. L’esigenza di costruire una nuova chiesa, considerato l’elevato numero di pellegrini che si recavano in preghiera al Santuario, venne avvertita sin dal XVII secolo, quando si iniziò a discutere del progetto di realizzazione. Posata la prima pietra nel 1885, i lavori proseguirono con molta difficoltà attraverso le due guerre mondiali, coinvolgendo numerosi e qualificati consulenti tecnici.
Il 16 luglio 1989 Giovanni Paolo II (1978-2005) visitò tale luogo dello Spirito e in quell’occasione disse: «Quante persone hanno ritrovato fra le mura di questo santuario la gioia e la pace dell’incontro con Dio! Negli occhi della Madre hanno letto la parola decisiva, che ha dissolto le nebbie del dubbio e ha dato il necessario supplemento d’energia alle volontà vacillanti. Qui, ai piedi della Madre, hanno trovato la forza di rinunciare alle suggestioni del male per aderire senza riserve alle indicazioni esigenti, ma al tempo stesso liberanti, del Vangelo. I Santuari mariani sono, per loro natura, centri di irraggiamento del Cristianesimo, destinati a riconciliare tra loro i fratelli, e a diffondere la fede. […] Inchiniamoci davanti alla nostra Madre. Sostiamo davanti alla sua venerata immagine in devoto raccoglimento. Contempliamola nella sua purissima bellezza, specchio immacolato della Bellezza divina. Ringraziamola per la sua presenza tra noi, per le sue preghiere e per le sue materne premure. Sentiamoci profondamente felici sotto il suo sguardo».