Il vino nuoce alla salute. Ma vogliamo scherzare?
LA DIRETTIVA UE NEGA LE RADICI CULTURALI, E’ UN SEGNO DI SOTTOMISSIONE ALL’ISLAM E UNA ULTERIORE SPALLATA ALLA CRISTIANITA’
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di Pietro Licciardi
Nel 2021 Bruxelles pubblicò il Piano d’azione della Commissione europea “Europe’s Beating Cancer Plan”, ovvero il piano d’azione per la lotta al cancro. Un programma che introduceva il principio che il consumo di alcool sia da considerare dannoso a prescindere dalle quantità assunte e dalla tipologia della bevanda, raccomandando persino l’adozione di scrivere sulle etichette avvisi allarmistici come quelli che campeggiano sui pacchetti di sigarette.
Ebbene, come già riportato dalla stampa nazionale l’Unione europea ha dato il via libera a una norma richiesta dall’Irlanda dopo il periodo di moratoria scaduto a fine dicembre 2022 e così sulle etichette delle bottiglie di vino, birra e liquori potranno esserci avvertenze come: «il consumo di alcol provoca malattie del fegato» e «alcol e tumori mortali sono direttamente collegati».
La prima considerazione che viene spontanea è che questa Europa in maniera sempre più lampante non serve a un fico secco, se permette che paesi membri si accoltellino impunemente alla schiena per vili questioni economiche e commerciali. Non è un segreto infatti che il consumo di vino sia in crescita anche nei paesi nordeuropei e che a trarne beneficio siano soprattutto, le economie di Francia, Spagna e Italia, specialmente gli ultimi due non particolarmente nelle grazie dei burocrati e politicanti di quella Europa a prevalenza protestante, che da sempre disprezza i Pigs del Sud. A chi fosse sfuggito: in inglese pig significa maiale.
La seconda considerazione è la seguente: dire che l’alcool fa male sembra un primo fatale passo per arrivare al bando di ogni bevanda alcoolica, come avviene nell’Islam integralista e osservante. Considerato il numero di islamici, in costante aumento, e la progressiva sottomissione delle elite politiche e culturali europee, monopolizzate dalla sinistra, è molto probabile che anche questo abbia avuto un ruolo nella decisione, alquanto idiota, di paragonare il vino alle sigarette come veicolo di cancro o altre malattie.
Magari ci saranno pure non poche persone, compresi tanti connazionali imbambolati dalla propaganda salutista che ormai tracima da ogni dove pronti a plaudire all’iniziativa europea. E forse a costoro – che magari pensano a qualche conoscente ubriacone morto di cirrosi – bisognerebbe spiegare che non è la sostanza in se a provocare danni ma il suo abuso. Anche lo zucchero, le bevande gasate, i grassi possono uccidere e perfino una dieta rigorosamente vegetariana o vegana produce scompensi se non è integrata con ciò di cui il corpo ha bisogno.
Prima di plaudire dunque bisognerebbe riflettere che prendersela col vino è un ulteriore passo verso la negazione delle nostre radici culturali. E pure un preoccupante segno dell’ateismo e scristianizzazione galoppante.
A far riflettere soprattutto su questo secondo punto è un articolo di Renato Farina su Libero del 26 Gennaio. Secondo il quale il vino storicamente e simbolicamente coincide con la civiltà che ci viene dalla tradizione cristiana. Il vino «comunica l’idea di un gusto della vita, di una convivialità che attraversa i sentimenti profondi dei popoli biblici e latini; è la linfa che sgorgata biblicamente dalle pendici dell’Ararat, ha irrorato le opere e i giorni del popolo ebraico, indi di quello greco e romano, ed infine fornendo nei vigneti profumati vicino ai monasteri benedettini di tutta Europa». Il vino sulla tavola, scrive ancora Farina, è l’equivalente delle croci visibili in cima ai campanili e nelle campagne d’Europa. E pure per chi è astemio o ha ribrezzo per le croci il vino è un richiamo alla propria cultura e civiltà.
L’Europa dopo aver estirpato le radici giudaico-cristiane dalla costituzione, adesso cerca di passare ad alla fase pratica, cominciando col vino, che – quando si dice il caso – Gesù Cristo ha scelto come bevanda da “transustanziare” nel suo stesso sangue. Alle nozze di Cana fu ancora Gesù che, anziché lasciare che i convitati bevessero la salutare acqua, la trasformò in quello che ancora in chiesa cantiamo essere il «frutto della vite e del lavoro dell’uomo».
Adesso capiscono quelli che hanno fatto facile ironia perché il governo Meloni ha voluto che il Ministero dell’Agricoltura contemplasse la «sovranità alimentare»?