L’Italia che ha abdicato alla via diplomatica per quanto ancora seguirà Zelensky?
di Daniele Trabucco* e Filippo Borelli**
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L’ITALIA E IL CONFLITTO TRA FEDERAZIONE RUSSA ED UCRAINA: FINO A CHE PUNTO LA NOSTRA CLASSE POLITICA È DISPOSTA A SEGUIRE IL PRESIDENTE ZELENSKY?
E’ in corso di conversione mentre scriviamo il decreto-legge del 2 dicembre 2022 n. 185 con il quale il Governo italiano ha prorogato sino al 31 dicembre 2023, previo atto di indirizzo delle Camere, la cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative dell’Ucraina.
Si apprende anche che è in corso di approntamento il decreto del Ministro della Difesa (il sesto) che contemplerà la nuova lista di armamenti (lista, che come per gli altri decreti ministeriali, rimarrà classificata ossia secretata) che verranno ceduti a titolo gratuito alla Repubblica d’Ucraina.
La posizione dell’Italia è stata sin dall’inizio per un interventismo che di fatto ha portato il nostro Paese ad una situazione di cobelligeranza. Come si è già avuto modo di scrivere l’Italia avrebbe potuto in seno al Consiglio Ue astenersi dal votare le misure così come previsto dall’articolo 5 della decisione n. 509/2021 del Consiglio dell’Unione Europea del 22 marzo 2021 istitutiva dello strumento europeo per la pace: sarebbe stato un segnale forte in quanto Paese fondatore e sicuramente più in linea con l’articolo 11 della Costituzione.
Ciò che, comunque, emerge con tutta evidenza è la totale mancanza di prospettiva, anche con riferimento alle conseguenze, di tali scelte. Le richieste del Presidente della Repubblica d’Ucraina si stanno facendo sempre più insistenti e sempre più alte (vedasi il caso di tank tedeschi) ed è inevitabile pensare che ben presto lo stesso non si accontenterà più della fornitura di armi ma richiederà uomini ed un intervento sul campo. A questo punto viene da chiedersi fin dove l’Ue ma soprattutto l’Italia, che ha completamente abdicato alla via diplomatica, saranno disposte a seguire tale uomo?
Intanto non si può constatare che anche le forze politiche contrarie alla conversione del decreto legge non hanno messo in campo alcuna iniziativa concreta (quale ad esempio richiesta di referendum abrogativo delle normative che hanno consentito questa continua fornitura di armi) per cercare di arginare lo stato delle cose.
Siano di monito le parole di Papa Francesco che non esiste occasione in cui una guerra si possa definire giusta, non c’è posto per la barbarie bellica e che si deve dialogare con tutti anche con l’aggressore.
Whatever it takes……ma per la pace: questo deve ed avrebbe dovuto fare l’Italia sin dall’inizio.
* Costituzionalista
** Avvocato