L’umanità sta correndo verso l’abisso del vuoto esistenziale, dimenticandosi di Dio

L’umanità sta correndo verso l’abisso del vuoto esistenziale, dimenticandosi di Dio

di Andrea Sarra

QUESTO DIO, COSÌ “LONTANO, ASSENTE, INVISIBILE”, IN REALTÀ CI È SEMPRE VICINO, CI PRECEDE E CI SEGUE, PARLA AL NOSTRO CUORE

In un mondo che si svela sempre più distante da Dio, dove il traguardo più ambito dell’uomo sembra essere quello dell’emancipazione da Dio stesso e di vivere come se Egli non esistesse, non ci accorgiamo che, in realtà, l’umanità sta correndo verso l’abisso del vuoto esistenziale, l’uomo insegue l’utopia di farsi Dio di se stesso e di sostituirsi addirittura a Dio nella creazione.

Non sarà allora ingenuo parlare dell’innamorarsi di Dio? Come si può innamorarsi di Qualcuno che non si vede, non si conosce? E Dio, chi potrà mai conoscerlo? Sono tanti gli interrogativi che sfiorano la mente umana e non sembrano esserci risposte adatte a fugare ogni dubbio… Eppure, ciò è umanamente possibile ed è la cosa più bella e strepitosa che potrebbe accaderci e che, anzi, dovremmo augurarci.

Questo Dio, così “lontano, assente, invisibile”, in realtà ci è sempre vicino, ci precede e ci segue, parla al nostro cuore ed ogni sua parola è come uno strale di cupido per ciascuno di noi: basta solo volerlo ascoltare e desiderare di conoscerlo! Quante volte ci sarà capitato di sentirci soli di fronte ad ostacoli insormontabili, quante volte l’ansia e la paura del futuro ci avranno logorati nell’intimo, quante volte ci saremo sentiti abbandonati ad una realtà troppo dura da accettare?

Eppure, soprattutto nei momenti più dolorosi, Lui è stato lì, accanto a noi, ha camminato con noi, ha curato le nostre ferite. Sempre. E per ognuno di noi ha avuto un’attenzione particolare, ci ha consolati, ci ha sollevati dalle nostre cadute. Quale Dio potrebbe altrimenti dire: “Ecco, ti ho disegnato sulle palme delle mie mani”? Proprio così, infatti, Dio ci ha parlato nel libro di Isaia (49, 16), così ci ha mostrato la sua tenerezza infinita. E proprio come quando a scuola scrivevamo sul palmo delle mani delle formule da non dimenticare, ognuno di noi è scritto nel palmo della Sua mano: è questo il segno che Egli mai potrà dimenticarsi di noi, che gli apparteniamo, per sempre.

Come fare allora per conoscere questo Dio così imperscrutabile e capire il suo messaggio d’amore? E come può nascere questa storia d’amore?
Come in ogni storia d’amore, perché l’amore fiorisca è necessario incontrarsi, ascoltarsi, conoscersi…

È come quando un uomo ed una donna si incontrano per la prima volta, spesso presentati da amici comuni che li fanno incontrare. Può succedere magari che, passeggiando in estate per le strade della città, si incontri un amico comune che ti presenta le sue amiche. Un episodio normale, e magari si concorda di rivedersi tutti insieme la sera per prendere un gelato; poi però ci si ritrova soli con la persona conosciuta solo qualche ora prima, ci si frequenta nei giorni successivi e si comprende che c’è dell’attrazione reciproca. Un sentimento ancora nascosto, non dichiarato, come un seme gettato nella terra in attesa di crescere. Così si continuano a frequentare gli amici per stare insieme alla persona conosciuta. Poi, un giorno, si va da soli in pizzeria e si inizia a parlare per un tempo indefinito guardandosi negli occhi, si scruta ogni battito di ciglia, ogni espressione del viso: si ha bisogno di conoscersi meglio, di sapere di più dell’altro senza neanche accorgersi che, nel frattempo, sono trascorse delle ore ed il locale sta chiudendo… Così, dalla conoscenza sboccia l’amore e, pian piano, si finisce per sposarsi: ciò che inizialmente era una simpatia, poi un’attrazione e un amore, diviene ogni giorno, ogni anno un legame sempre più forte. Non tutto è facile nella vita però, spesso si affrontano battaglie e difficoltà incredibili, prove e malattie sfibranti, ma come dice il Cantico dei Cantici:

*“Le grandi acque non possono spegnere l’amore*
*né i fiumi travolgerlo.*
*Se uno desse tutte le ricchezze della sua casa*
*in cambio dell’amore, non ne avrebbe che dispregio.”*

Ogni avvenimento della vita rende ancora più forti, così che infine anche una semplice occhiata, un respiro, un gesto sono sufficienti per comprendere lo stato d’animo dell’altro/a e stare lontani diviene quasi un dolore fisico. Questa è una storia d’amore.

Allo stesso modo, se vogliamo conoscere Dio, dobbiamo desiderare di incontrarLo, conoscerLo, ascoltarLo… e c’è un solo modo: leggere la Sua Parola, La Bibbia. Il Verbo. Il Logos. È lì che il Signore ci parla e si fa conoscere. Sant’Antonio Abate, san Francesco, San Domenico e tanti altri santi vissero in solitudine per tanti anni per meditare la Parola di Dio, perché essa penetrasse nel loro animo e poi, come una lama tagliente, aprisse un varco nei loro cuori. Così essi riuscirono a comunicarla a tutti noi. Perché il desiderio di Dio è che tutti noi possiamo essere raggiunti dal Suo amore, nessuno escluso. Per questo Egli ha sacrificato il Suo unico Figlio, Gesù, perché ognuno di noi vale il Sangue di Gesù Cristo!

È questo il tempo, allora, di sfogliare la Bibbia, di meditarla, leggerla, poi rileggerne le pagine, lasciando che ogni parola penetri profondamente e si incarni nel nostro cuore. Non v’è altro modo di incontrare Dio se non quello di ascoltarlo. Magari si potrebbe iniziare dai libri Sapienziali: il libro di Giobbe, i Salmi, i Proverbi, il Qoèlet, il Cantico, la Sapienza ed il Siracide: sono perle di saggezza che fluiscono sotto i nostri occhi; si resta incantati scorrendo le righe di questi libri, da ognuno dei versetti è possibile imparare qualcosa, sono così affascinanti che non si vorrebbe mai interromperne la lettura.

Da tutti, però, si discosta il Cantico dei Cantici le cui liriche, talvolta, sembrano addirittura inadatte ad un testo sacro.
Ad esempio:
*Bruna sono ma bella,*
*o figlie di Gerusalemme,*
*…*
*Come sei bella, amica mia, come sei bella!*
*I tuoi occhi sono colombe.*
*Come sei bello, mio diletto, quanto grazioso!*
*…*
*La sua sinistra è sotto il mio capo*
*e la sua destra mi abbraccia.*
*…*
*Una voce! Il mio diletto!*
*Eccolo, viene*
*saltando per i monti,*
*balzando per le colline.*
*Somiglia il mio diletto a un capriolo*
*o ad un cerbiatto.*
*…*
*Mettimi come sigillo sul tuo cuore,*
*come sigillo sul tuo braccio;*
*perché forte come la morte è l’amore,*
*…*
*le sue vampe son vampe di fuoco…*

Si tratta di un’appassionata storia d’amore tra un uomo ed una donna: da essa è tratto anche il canto neocatecumenale “Vieni dal Libano” che spesso viene cantato durante la celebrazione dei matrimoni.

I significati che si attribuiscono al Cantico sono molteplici: una semplice storia d’amore tra un uomo ed una donna, oppure la storia d’amore tra il re Salomone (al quale si attribuisce il Cantico) ed una delle sue mogli. Secondo un’altra interpretazione parrebbe invece che si tratti sempre di una storia d’amore, ma tra Dio ed il popolo prediletto, Israele, ovvero tra Dio e la Chiesa, tra Dio ed ognuno di noi.

Così, alla stessa maniera dell’amore che nasce tra un uomo ed una donna è l’amore che germoglia tra un uomo o una donna verso Dio (l’amore che Dio ha per ognuno di noi invece è da sempre).

È difficile che ci sia un colpo di fulmine, come accadde a Saulo per grazia divina sulla via di Damasco, ma può succedere. La maggior parte delle volte, però, è necessario che un “amico” comune ti presenti Dio e te Lo faccia conoscere, magari in un tuo momento di difficoltà o di dolore. Il Signore è sempre disponibile ad incontrarci ed ascoltarci, ad accoglierci a braccia aperte, ma talvolta noi abbiamo bisogno di essere particolarmente prostrati dalla vita (per motivi di salute, lavoro, problemi familiari) per desiderare di cercarlo.

È solo in quei momenti, infatti, che ci rendiamo conto di avere un disperato bisogno di Dio. Può succedere allora che il Signore si serva di qualcuno che ti porti in una chiesa dove c’è un sacerdote carismatico che ti spieghi in maniera efficace la parola di Dio, oppure che qualcuno ti consigli di fare una buona confessione e ti accompagni in un santuario dove c’è disponibilità di un confessore tutto il giorno. A questo punto il Signore comincia ad entrare nella tua vita (se siamo disposti a farlo entrare nel nostro cuore). Però, come per amare una persona in carne ed ossa è necessario conoscerla e frequentarla, anche per amare Dio è necessario conoscerLo: il modo migliore è leggere la Bibbia, sia l’Antico che il nuovo Testamento. Ogni volta che si legge un capitolo è come aggiungere una tessera ad un mosaico. Rileggerla più volte significa rivedere la stessa immagine ma da una diversa prospettiva, si nota qualche sfumatura in più che prima era sfuggita: è come quel lavoro di rifinitura che gli artigiani ben conoscono.

Infine arriva il momento di parlare “cuore a cuore” con Dio ed il momento propizio è quello dell’Adorazione Eucaristica. È solo nel silenzio che possiamo incontrare il Signore (1Re 19, 11-13):
*“Gli fu detto: “Esci e fermati sul monte alla presenza del Signore”. Ecco, il Signore passò. Ci fu un vento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento ci fu un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. Dopo il terremoto ci fu un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco ci fu il mormorio di un vento leggero. Come l’udì, Elia si coprì il volto con il mantello …”*

Dinanzi al Santissimo Sacramento, si può parlare liberamente e sinceramente con il Signore. Ma si può parlare anche con il silenzio perché Egli già sa ciò di cui necessitiamo, conosce i nostri problemi, così come un padre ed una madre conoscono i propri figli.
Sono momenti intensi durante i quali ognuno vive nel segreto emozioni profonde, pare quasi che il cuore esca dal petto e venga attirato sull’altare verso il Santissimo Sacramento.

A poco a poco, facendo esperienza di Dio, non si potrà più fare a meno di Lui. Ci si renderà conto che il Signore non tradisce mai, è sempre presente e ci aiuta in ogni momento, si prende cura di noi più di quanto la più tenera ed affettuosa delle madri possa fare.

È allora che ci si scopre “innamorati di Dio”.
“Dio si fa trovare da coloro che lo cercano”, ha detto il Card. Sarah durante un ritiro spirituale a Cracovia. Troppo spesso, però, l’uomo “non lo cerca, ma lo respinge e lo cancella”.
Allora il compito di ognuno di ogni cristiano è anche quello di presentare il Signore a chi non ne ha fatto ancora esperienza affinché ognuno possa godere dei doni che il Signore elargisce gratuitamente. Poi, “ognuno ha di fronte una scelta: restare saldi con Cristo, vivere il suo Vangelo, o seguire una società secolarizzata e atea” (Card. Robert Sarah).
Inutile però chiedersi, “Dio dov’era?”.

 

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