Mons. Chaput sul procedimento sinodale: “sconsiderato e incline alla manipolazione”
di Angelica La Rosa
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L’ARCIVESCOVO EMERITO DI FILADELFIA MONSIGNOR CHARLES CHAPUT: “IL CARDINALE FRANCIS GEORGE, CHE ERA UN MIO AMICO, POCO PRIMA DI MORIRE MI DISSE CHE I CARDINALI IN CONCLAVE CHIEDEVANO AL PAPA DI RIFORMARE LA CURIA ROMANA, NON DI ‘RIFORMARE’ LA CHIESA”
“La Chiesa continuerà la sua opera e la sua testimonianza, perché non dipende da nessuno che non sia Gesù Cristo. Dire la verità è polarizzante. Ecco perché hanno ucciso Gesù. Le persone cattive con cattive idee non amano le persone buone che cercano di fare cose buone. E questo spiega il disprezzo, il risentimento e l’aperta menzogna rivolta ad alcuni uomini di Chiesa, come il cardinal Pell e il Papa emerito Benedetto XVI, nel corso degli anni, anche da persone che si definiscono cristiane; persone all’interno della Chiesa stessa”.
Così ha dichiarato l’Arcivescovo emerito di Filadelfia monsignor Charles Chaput. Intervistato da “The Pillar” l’Arcivescovo statunitense, riflettendo sulla Pontificia Accademia per la Vita, che sotto la guida dell’arcivescovo Vincenzo Paglia, sembra stia mettendo in discussione i principi morali articolati nella Humanae vitae, nella Veritatis splendor e nel Catechismo della Chiesa Cattolica, ha detto “che alcuni dei cambiamenti degli ultimi anni alla Pontificia Accademia per la Vita e all’Istituto Giovanni Paolo II sono stati sconsiderati e distruttivi. L’ intero scopo dell’istituto fondato da San Giovanni Paolo II è stato ribaltato; un chiaro insulto al suo insegnamento e alla sua eredità. Non c’è fedeltà nel diluire o rompere con la sostanza dei documenti suddetti”.
Riflettendo sul Pontificato di Francesco, l’Arcivescovo Chaput ha dichiarato che “questo pontificato è stato una sorpresa per molte persone” e riportando il ricordo ai cardinali elettori dell’allora cardinale Bergoglio L’arcivescovo Chaput ha rivelato che “il cardinale Francis George, che era un mio amico, poco prima di morire mi disse che i cardinali in conclave chiedevano al Papa di riformare la curia romana, non di ‘riformare’ la Chiesa. Per quanto riguarda il resto di noi, i cattolici che prendono sul serio la loro fede istintivamente rispettano e sostengono il Papa, qualsiasi Papa. Ma si aspettano una continuità di base nella leadership e sono confusi quando c’è ambiguità al vertice. Penso che i discorsi annuali del Santo Padre alla curia, che sono di dominio pubblico, siano stati estremamente oscuri. Non sono sicuro che ispirino o motivino nessuno. Intenzionalmente o no, Papa Francesco sembra adottare un approccio più duro nei suoi commenti rispetto ai due papi precedenti. A seconda di dove cadi nello spettro teologico, potresti avere paura in qualsiasi pontificato. I liberali hanno spesso scritto sulla quantità di paura durante i pontificati sia del Beato Pio IX che di San Pio X. La teologia fa una grande differenza. La posta in gioco è alta”.
Rispondendo alla domanda su quale sarà, a suo giudizio, l’eredità di Papa Francesco, l’Arcivescovo statunitense pensa che “sarà ricordato, almeno in parte, per la sua attenzione agli immigrati e ai poveri; per il suo accento sulla semplicità, l’ascolto e l’accompagnamento, e per raggiungere i margini della Chiesa e del mondo. Queste sono tutte cose buone, ben comprese. Altri ricordi possono essere più problematici”.
Infine, discutendo sul processo della sinodalità, monsignor Chaput lo ha definito “sconsiderato e incline alla manipolazione, e la manipolazione implica sempre disonestà. L’affermazione che il Concilio Vaticano II abbia in qualche modo implicato la necessità della sinodalità come caratteristica permanente della vita della Chiesa è semplicemente falsa. Il Concilio non si è mai avvicinato a suggerirlo. Inoltre, ero un delegato al sinodo del 2018, e il modo in cui la ‘sinodalità’ è stata introdotta clandestinamente nell’ordine del giorno è stato manipolativo e offensivo. Non aveva niente a che fare con il tema del sinodo sui giovani e la fede. La sinodalità rischia di diventare una sorta di Vaticano III light; un consiglio a rotazione su una scala molto più controllabile e malleabile. Ciò non servirebbe ai bisogni della Chiesa o del suo popolo. Non esiste una tradizione di vescovi che delegano la loro responsabilità personale per la Chiesa universale a un numero minore di vescovi, quindi qualsiasi sviluppo del genere dovrebbe essere esaminato e discusso molto attentamente prima di qualsiasi tentativo di attuazione. Questo non è lo spirito attuale o la realtà di ciò che sta accadendo”.
Riflettendo su altro aspetto del pontificato di Francesco, la leadership dei gesuiti nelle posizioni di vertice nella Chiesa, secondo l’Arcivescovo Chaput “Francesco governa come Superiore Generale dei Gesuiti, dall’alto verso il basso con poca collaborazione. Il rispetto per il Santo Padre è un’esigenza sia della carità cristiana che della lealtà filiale. Ma non richiede mai sottomissione o adulazione. E non riesco a immaginare che neanche il Santo Padre, in quanto pastore esperto, vorrebbe. I vescovi americani sono sempre stati fedeli – e francamente molto generosi – a Roma, e lo sono tuttora. Trasformare serie preoccupazioni dottrinali in un dibattito sulla personalità è solo un modo conveniente per eludere le questioni sottostanti che devono essere affrontate. Dimostra anche una completa ignoranza della storia della Chiesa. I Papi vanno e vengono, anche grandi, così come vescovi e comuni cristiani. Ciò che conta, costi quel che costi, è la fedeltà alla dottrina cattolica, e per questo non c’è bisogno di scusarsi. Chiunque in qualsiasi tipo di leadership non sia disposto ad ascoltare la brutta verità deve cambiare il proprio atteggiamento nei confronti della realtà”.