Siamo proprio sicuri che i social media aiutino la democrazia?

Siamo proprio sicuri che i social media aiutino la democrazia?

di Pietro Licciardi

UNA RICERCA DEL PEW RESEARCH CENTER APRE UN A INTERESSANTE FINESTRA SUL MONDO DELLA COMUNICAZIONE ONLINE

In tutto il mondo sempre più persone si rivolgono a Facebook, Twitter, WhatsApp e altre piattaforme per informarsi ed esprimere opinioni, nonostante queste piattaforme non si facciano scrupolo di cancellare i post o interdire l’accesso agli utenti se i contenuti da loro condivisi non rispettano le regole imposte dal social; regole che peraltro seguono politiche talvolta assai discutibili. D’altra parte c’è chi ritiene questi stessi social un pericoloso veicolo di fake news, ovvero di “notizie false e fuorvianti”, tanto che per taluni analisti i social media sono una delle ragioni principali del declino della salute della democrazia nelle nazioni di tutto il mondo.

Tuttavia secondo un sondaggio del Pew Research Center, uno dei maggiori centri di ricerca sociale americano, in 19 nazioni avanzate il 57% dei cittadini comuni ritengono che i social abbiano un impatto più che positivo sulla democrazia, mentre solo un 35% afferma al contrario che siano una cosa negativa. Del resto se ci rifacciamo alla nostra esperienza dobbiamo riconoscere che, ad esempio, durante la pandemia è grazie ai social molti medici ed esperti hanno potuto far circolare le loro valutazioni professionali e scientifiche fornendo informazioni che gli organi “ufficiali” negavano o censuravano. Un esempio per tutti: mentre le persone morivano a causa della “Tachipirina e vigile attesa” imposta dai protocolli governativi altre riuscivano a guarire grazie alle cure messe a punto dai medici in contatto tra loro sui social o in possesso di informazioni provenienti da centri di ricerca internazionali diffuse in rete. Lo stesso si può dire del modo con cui è seguito l’attuale conflitto tra Russia e Ucraina dai media tradizionali, spesso superficiali, poco competenti, propensi al sensazionalismo mentre sui social è possibile trovare ottimi siti che attingono a fonti sicure e competenti in cui si ritrovano a discutere veri esperti di cose militari e di geopolitica.

Sempre secondo il Pew Research Center anche nei paesi in cui le valutazioni dell’impatto dei social media sono ampiamente positive, una buona percentuale ritiene che essi abbiano anche alcuni effetti perniciosi, ad esempio rendendo possibile la manipolazione la divisione all’interno delle società. Una media dell’84% nei 19 paesi indagati ritiene che l’accesso a Internet e ai social media abbia reso le persone più facili da manipolare con false informazioni e voci, mentre una media del 70% considera la diffusione di false informazioni online una grave minaccia. Anche qui possiamo rifarci alla recente pandemia, in cui la scorretta comunicazione da parte delle istituzioni ha portato almeno una parte dell’opinione pubblica a schierarsi, ad esempio sul fronte dei vaccini, in maniera faziosa, dando credito a narrazioni che si sono poi dimostrate fallaci alimentando in rete un vero e proprio odio nei confronti di chi muoveva critiche sia pure fondate a quella narrazione.

Ma la rete ha un impatto pure sulla vita politica delle nazioni. Il 65% degli intervistati infatti pensa che i social abbiano reso le persone più divise nelle loro opinioni politiche e quattro su dieci affermano che hanno reso le persone meno civili nel parlare di politica (solo circa un quarto afferma che ha reso le persone più civili).

A questo punto ci chiediamo com’è che considerata la manipolazione, la divisione e la mancanza di civiltà del mondo online, nonché la presenza di molte false informazioni, questo può essere positivo per la democrazia? Interessante l’interpretazione del Pew Research Center, secondo il quale essere sui social dà alle persone l’illusione di contare qualcosa. La maggioranza degli intervistati in quasi tutti i paesi in cui si è svolta la ricerca hanno infatti affermato che il loro sistema politico non consente a persone come loro di avere un’influenza. In nove nazioni, inclusi gli Stati Uniti, sette intervistati su dieci o più esprimono questa opinione.

Le piattaforme online possono quindi aiutare le persone a sentirsi meno impotenti. In primo luogo, i social media le informano ed evidentemente lo fanno in maniera più assidua, completa e credibile dei media tradizionali. Quasi tre quarti degli intervistati – soprattutto giovani – afferma che Internet e i social media hanno reso le persone più informate su quanto accade sia nel proprio paese che nel mondo. Del resto è l’informazione l’elemento fondamentale per rendere effettiva qualsiasi democrazia. Inoltre vi è una maggioranza di persone che ritiene i social media uno strumento efficace per sensibilizzare l’opinione pubblica, far cambiare idea alle persone sui problemi, convincere i funzionari eletti a prestare attenzione ai problemi e influenzare le decisioni politiche.

Rimandiamo alla ricerca completa chi volesse approfondire l’argomento.

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