Siamo cattolici, non picconatori!
di Pietro Licciardi
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QUANDO GLI OPPOSTI ESTREMISMI SI TROVANO D’ACCORDO NEL DEMOLIRE LA CHIESA
Con la morte del Papa emerito soprattutto sui social, dove a quanto pare è più facile sparare bischerate, si è aperto l’ormai consueto e triste teatrino degli ultrà della tradizione- come amano considerarsi – che hanno incasellato Benedetto XVI, come del resto il suo predecessore Giovanni Paolo II, tra i papi brutti sporchi e cattivi del post-Concilio, ovvero quelli che hanno avallato e in qualche modo promosso la rivoluzione liturgica e dottrinale in atto nella Chiesa.
La “colpa” di Joseph Ratzinger è di essere stato addirittura tra gli ispiratori delle novità moderniste e conciliari essendo lui tra i fondatori della rivista teologica Concilium, assieme ad alcuni di coloro che si sarebbero poi distinti nella elaborazione di una teologia in evidente contrasto con la precedente tradizione. Come Yves Congar, Hans Küng, Karl Rahner. Poco importa se quasi subito Ratzinger si staccò da quel gruppo, avendone compresa la deriva radicale per fondare un’altra rivista: Communio, con Hans Urs von Balthasar, Henri de Lubac e altri su posizioni ortodosse e in continuità con la Chiesa di sempre.
La “colpa” di Giovanni Paolo II invece è di non aver fatto da diga alle derive moderniste ed ecumeniche, dimenticando del tutto l’isolamento del papato in quei tempi tremendi, in cui ogni volta il Santo Padre affermava qualcosa c’era un cardinal Martini che sul Corriere della Sera o su Repubblica interveniva per dire il contrario. E tuttavia durante il suo pontificato il papa polacco raccolse attorno a sé una Chiesa in caduta libera riportandola nella considerazione delle masse, tanto che alla sua morte una immensa folla di tre milioni di persone accorse a Roma per l’ultimo saluto. Che dire poi dell’ aperto sostegno a quei movimenti ecclesiali che negli anni più bui dello tsunami spiritoconciliare hanno conservato nella fede cattolica – apostolica e romana – innumerevoli giovani, e meno giovani?
Insomma, a leggere le cattiverie, ad esser buoni, che taluni scrivono su Papa Francesco, e i giudizi quantomeno ingenerosi su chi lo ha preceduto sembra proprio che gli opposti estremismi si sovrappongano e si uniscano nel dare ulteriori spallate alla già precaria barca di Pietro. Per i modernisti tutti i papi prima di Giovanni XXIII sono da buttare, per i succitati ultras della tradizione sono da buttare tutti papi dopo Pio XII. C’è da chiedersi se c’è ancora qualche buon cattolico che si fida dei piani di Nostro Signore.
La Chiesa è sopravvissuta a papi eretici, antipapi, papi pusillanimi e inetti e perfino, pare, a papi assassini; segno evidente che a guidarla non sono gli uomini ma Colui che dopo averla istituita l’ha affidata, non a caso, ad un traditore, sia pure pentito, iracondo e impulsivo: Pietro il pescatore. Non solo. La storia ci ha mostrato chiaramente che i fustigatori e i moralizzatori alla Lutero e Savonarola fanno una brutta fine mentre al contrario chi, come San Francesco, è rimasto fedele anche nelle avversità ha cambiato la Chiesa in maniera radicale
Ebbene, se c’è chi crede di saperne più di Nostro Signore e di poter giudicare l’operato dello Spirito Santo si accomodi. Ne discuterà col Supremo Giudice alla fine dei suoi giorni.
E’ pur vero che non sempre lo Spirito Santo in Conclave viene ascoltato tuttavia, proprio in virtù del patrocinio supremo di cui gode la Chiesa, quando le cose devono andare in un certo modo ci vanno. Nel 1979 doveva essere Papa Karol Wojtyla e Wojtyla fu. Albino Luciani, che evidentemente in quel momento non doveva essere papa durò un solo mese.
Questo è il motivo per cui noi restiamo fedeli alla Chiesa di sempre, quella di Pietro, e ai suoi papi, chiunque essi siano. Ovviamente lo facciamo da cattolici, ovvero consapevoli che il magistero non inizia col Concilio Vaticano II e neppure con l’ultimo papa eletto, il quale in ogni caso è solo e soltanto il custode dell’ortodossia ed è da questa giudicato. In ogni caso non possiamo essere noi a distribuire patentini di legittimità a chicchessia.