Saverio Gaeta: “Benedetto XVI non è stato ascoltato e spesso è stato travisato”
di Bruno Volpe
–
IL GIORNALISTA SAVERIO GAETA: “SE BENEDETTO XVI SARÀ DOTTORE DELLA CHIESA LO DECIDERANNO IL PAPA E LA STESSA PRUDENZA DELLA CHIESA”
“Ci sarà bisogno di tempo per capire e certificare la grandezza di Benedetto XVI”: lo dice in questa intervista che ci ha rilasciato il noto vaticanista Saverio Gaeta che ha scritto la prefazione del testamento spirituale di Benedetto XVI.
Il volume si intitola “Nient’altro che la verità”, scritto dallo storico segretario particolare del Papa emerito Monsignor Georg Ganswein.
Gaeta, di che cosa parla questo libro testamento?
“È il testamento spirituale di Benedetto XVI attraverso la testimonianza puntuale del suo segretario Mons. Ganswein. In questo testo, che non è eccessivamente lungo, si raccontano tutti i sui anni vissuti al suo fianco, è il riassunto di una vita. Un testo chiaro che serve a far luce su illazioni, commenti errati, valutazioni prive di logiche. Insomma un libro che serve a fare giustizia e verità, specialmente su alcuni fatti ed eventi contestati e contrastati come la Lectio Magistralis di Ratisbona e la visita all’Università La Sapienza di Roma”.
Saldi nella fede si legge…
“Egli amava le citazioni della Scrittura e della Bibbia in particolare. Era molto attento e preciso. Pensi che nel tempo in cui ha vissuto ritirato da Papa emerito, quando ancora poteva parlare, ogni domenica teneva alle cinque persone del monastero la sua omelia. E la iniziava a preparare puntigliosamente dal lunedì precedente studiandosi i testi delle letture. È un tratto tipico sia del testimone che del docente, dell’accademico, come egli è stato”.
“Saldi nella fede” ricorda alla lontana quel “Non abbiate paura” di Giovanni Paolo II…
“Vero, era un invito a non lasciarsi condizionare dai tempi e dagli eventi, dal secolarismo e dal relativismo in atto. Del resto il rapporto tra Joseph Ratzinger e Giovanni Paolo II è sempre stato strettissimo, egli è stato il teologo del pontificato del polacco. Simpaticamente i due riconoscevano che Giovanni Paolo II era più bravo come filosofo e Ratzinger come teologo. Io ritengo che Giovanni Paolo II lo abbiamo conosciuto tutti in vita, Benedetto XVI poco. Ma i suoi testi sono perle di teologia e soprattutto di cultura, penso alla Enciclica “Spe Salvi” che parla sobriamente e, con lucidità, di argomenti come la vita, la morte, la speranza”.
Perché è stato attaccato?
“Perché spesso non è stato compreso, anche perché, diciamolo, ha avuto momenti di disarmante ingenuità. Comunque non è stato ascoltato e spesso addirittura travisato, come accadde a Ratisbona o alla Sapienza. Egli aveva chiaramente detto che non condivideva le citazioni riportate nella sua omelia, eppure tanti insorsero sostenendo che egli le condividesse”.
Qualcuno lo propone come dottore della Chiesa da elevare alla gloria degli altari..
“Mentre per Giovanni Paolo II agli stessi funerali si parlava di Magno e di santo subito, per Benedetto XVI il discorso è diverso. Se sarà dottore della Chiesa lo decideranno il Papa e la stessa prudenza della Chiesa. Io credo che lo meriti, ma vi è bisogno di tempo per arrivare alla consapevolezza della sua grandezza, bisogna studiare e approfondire i suoi testi che sono perle di teologia. In ogni caso è stato uno degli intellettuali più grandi del nostro tempo”.