Sedevacantismo: una teoria infondata che divide la Chiesa
di Daniele Trabucco
–
IL SEDEVACANTISMO È UNA TESI ERRONEA CHE DIVIDE IL POPOLO CRISTIANO E COLPISCE AL CUORE L’UNITÀ DELL’UNICA CHIESA DI CRISTO
Il c.d. sedevacantismo é quel movimento i cui rappresentanti si definiscono cattolici, ma rifiutano il Magistero dei Papi da san Giovanni XXIII a Francesco, il pontefice attualmente regnante. Inoltre, muovono pesanti critiche al Concilio Ecumenico Vaticano II (1962-1965), disconoscendone i documenti approvati in quanto avrebbero contraddetto il magistero precedente.
Siamo in presenza di una tesi erronea, che divide il popolo cristiano e colpisce al cuore l’unità dell’unica Chiesa di Cristo.
Convinti di essere i soli possessori della tradizione, i sedevacantisti non tengono in dovuta considerazione sia la natura della Ecclesia Christi, sia il ministero petrino così come emergono con chiarezza dalla Costituzione dogmatica “Pastor Aeternus” del Concilio Vaticano I, promulgata dal beato Papa Pio IX in data 18 luglio 1870.
In particolare, si legge nel capitolo II, la successione a Pietro e il primato su tutta la Chiesa non derivano al Papa per la sua retta dottrina, ma soltanto “in forza dell’istituzione dello stesso Cristo”.
Questo non toglie, come afferma la dottrina canonistica, che la sede apostolica non possa divenire vacante per notoria apostasia, eresia o scisma da parte del Romano Pontefice, tuttavia va precisato che egli vi potrebbe cadere in qualità di “dottore privato”, senza alcun impegno di assenso dei fedeli, dal momento che, per fede nell’infallibilità personale che il Romano Pontefice ha nello svolgimento del suo ufficio, e quindi nell’assistenza dello Spirito Santo, dobbiamo dire che egli non può fare affermazioni eretiche volendo impegnare la sua autorità primaziale.
Se così facesse, decadrebbe ipso iure dal suo ufficio. Neppure il fatto che alcuni documenti presentino dottrine diverse da quelle del Magistero precedente può costituire un’obiezione al loro valore magisteriale, perché esiste un Magistero ordinario pastorale che può contenere errori (non godendo della infallibilità) o esprimere semplicemente opinioni.
Sostenere, infine, che da oltre cinquant’anni, ossia dalla morte del venerabile Pio XII nell’ottobre 1958, il Magistero non esista più (se non allo stato di pura potenza), oppure sostenere che Papa Francesco non sia il legittimo Pontefice e, conseguentemente, il magistero cattolico si sia fermato al Sommo Pontefice tedesco, mette in discussione la promessa stessa di Gesù Cristo alla sua Chiesa: “Le porte degli inferi non preverranno contro di essa” (Mt 16,18).
Un Papa può essere o meno vicino alla sensibilità dei fedeli in un dato momento storico, ma questo non toglie il Suo essere Vicario di Cristo in terra.