Ecco grazie a chi il Cristianesimo divenne l’anima e la grammatica dell’Europa
di Padre Giuseppe Tagliareni*
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CI SONO NEL MONDO UOMINI E DONNE CHE CERCANO SOPRATTUTTO DIO, METTENDO TUTTO IL RESTO IN SECONDO ORDINE FINO A RINUNCIARVI PRESSOCHÉ COMPLETAMENTE
San Benedetto da Norcia (480-547) fu il padre del monachesimo occidentale. I suoi figli spirituali, i Benedettini, si sparsero per l’Europa, diffondendo il Vangelo, l’amore alla parola di Dio e alla preghiera, il lavoro manuale e intellettuale, la civilizzazione dei costumi, la diffusione della cultura cristiana e di quella classica greco-romana in un periodo di decadenza per la fine dell’impero romano d’occidente e per le invasioni barbariche.
San Benedetto elaborò una “Regola” per i suoi monaci che vivevano in cenobi o abbazie, nello spirito di fratellanza in Cristo, nella sequela del Vangelo, nell’acquisto delle virtù (povertà volontaria, castità, obbedienza, pietà, operosità, amore al silenzio, etc.) e nell’unione con Dio.
Se il cristianesimo divenne l’anima e la grammatica dell’Europa, lo si deve soprattutto ai Benedettini, senza nulla togliere ad altre componenti del mondo ecclesiale del primo millennio dopo Cristo.
In perfetta consonanza col monachesimo orientale precedente di Sant’Antonio abate, San Pacomio, San Basilio e altri monaci ben noti alla storia della Chiesa, San Benedetto ci aiuta a comprendere meglio qual è la peculiarità del “monaco” cristiano, che pure ha paralleli in altre religioni.
Ci sono nel mondo uomini e donne che cercano soprattutto Dio, mettendo tutto il resto in secondo ordine fino a rinunciarvi pressoché completamente: famiglia naturale, proprietà, ricchezze, carriera, viaggi, divertimenti, lotte per il potere e la supremazia, intrighi di corte, guerre. Essi percepiscono un disagio crescente di vivere in un mondo che non ha pace, perché non si sottomette a Dio e alla Sua legge. Molti allora si danno alla “fuga dal mondo”, cercano luoghi solitari (eremi), dove darsi alla preghiera e alla meditazione delle cose divine.
Cosa cercano i monaci? Il primato assoluto di Dio nella propria vita, l’unione con Lui nel silenzio, la preghiera, la meditazione della Sua parola e la contemplazione dei divini misteri. Il cenobio o l’abbazia dà la possibilità di staccarsi dal mondo, seguire Cristo più radicalmente, vivere in semplicità di vita avendo tutto in comune, sotto la paterna autorità di un “Abate”, secondo una certa “Regola”, che dà lo spirito giusto ai monaci e prescrive le cose necessarie da fare, con i loro ritmi opportuni: preghiera e lavoro, silenzio e parola, solitudine e compagnia, riposo e attività, sonno e veglia, cibo e vestito, liturgia e meditazione, etc. Il lavoro viene santificato, il tempo consacrato, la vita riempita dalla grazia di Dio ricercato sopra ogni cosa. Il silenzio cela una presenza divina che chiama a salire sul monte.
Il monaco sale sul monte come Mosè e come Elia incontro a Dio, per stare davanti a Lui in solitudine. Ne ridiscende pieno di luce per gli uomini che gli vanno incontro: occhi limpidi, volto sereno, barba fluente, capelli composti, voce pacata, tono suadente, cuore amante, colmo ora di gioia ora di dolore, portatore di pace, amico di tutti, amico di Dio e suo messaggero.
Spesso la presenza di Dio nel monaco è così forte che l’uomo ritorna quasi alle origini, quando vi era piena integrità dell’essere, perfetta armonia col creato e regale signoria sul cosmo e sulla natura. Vero monaco è colui che ha la piena signoria di se stesso, il cuore indiviso, pieno d’amore, totalmente rivolto a Dio, dal cui contatto continuo riceve vita spirituale, virtù, luci, orientamento, discernimento, dominio di sé e del mondo.
Il lavoro principale del monaco è “deporre l’uomo vecchio, che si corrompe dietro le passioni ingannatrici, e rivestire l’uomo nuovo creato secondo Dio nella giustizia e nella santità vera” (Ef 4,24), seguendo in tutto il Vangelo e l’esempio di nostro Signore Gesù Cristo e della Vergine Maria. Essi sono i modelli perfetti del primato di Dio nella vita. Ce ne insegnano la via: la perfetta conformità al volere del Padre sempre, fino al sacrificio di sé, e il più grande amore ai fratelli, espletato nell’umile servizio ai loro bisogni materiali e spirituali, mettendo a disposizione se stessi, con amore di carità. La“Lectio divina”, unita alla santa liturgia eucaristica sono la fonte principale. Altra fonte importante è l’adorazione.
I monaci esprimono bene la necessità di staccarsi dal tran tran quotidiano, dall’esagitato correre da un posto all’altro tutti presi dalle cose da fare, di chiudere le orecchie alle troppe voci che ci martellano dai mass media, dall’attenzione eccessiva alle cose che passano presto e non meritano di porvi cuore e mente.
* Padre Giuseppe Tagliareni
(29 luglio 1943 – 25 gennaio 2022), è il fondatore dell’Opera della Divina Consolazione