Osserviamo ancora persone nel panico totale da Covid…
di Gian Piero Bonfanti
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IL GREEN PASS È STATO UNO STRUMENTO DI DIVISIONE
Esattamente due anni fa, trascorsa la festività del Santo Natale, abbiamo vissuto una giornata che ruotava intorno ad un unico tema: il vaccino contro il COVID-19.
Ricordiamo, infatti, che il 27 dicembre 2020 venne dichiarato ufficialmente il cosiddetto “Vaccine day”, che ha segnato il via ufficiale alla campagna di vaccinazione contro il COVID-19 in tutta Europa. In Italia però la distribuzione vera e propria del vaccino è iniziata il 31 dicembre 2020.
Tuttora questo tema è molto discusso ed è causa di profonde divisioni nella nostra società. Quella infatti che doveva essere una campagna a favore di “una vaccinazione offerta alla popolazione in considerazione di valori e principi di equità, reciprocità, legittimità, protezione, promozione della salute e del benessere, delle indicazioni internazionali ed europee, e dell’epidemiologia locale, e secondo modalità e priorità che tengono conto del rischio di malattia, dei tipi di vaccini autorizzati e della loro effettiva disponibilità, nel quadro della strategia generale messa a punto dalla Commissione europea”, è diventata in realtà ben presto una coercizione ed un motivo di forte preoccupazione per tutto il Paese.
Molti italiani, nonostante fossero contrari a questo vaccino, perché avevano timore di eventuali effetti avversi, si sono sentiti in obbligo, per non rinunciare al lavoro, di sottoporsi alla vaccinazione in modo da ottenere il lasciapassare.
La situazione che si è creata ha comportato che chi non era in possesso di questo patentino ha subito discriminazioni, anche nel lavoro, ed è stato lasciato a casa, perdendo ogni tipo di sostentamento.
Ora molti di coloro che si sono sottoposti a vaccinazione ascoltano con grande apprensione le notizie riguardanti gli effetti avversi derivanti dalla vaccinazione ed il grande incremento di malori improvvisi.
Anche il video dove l’eurodeputato olandese Rob Ross chiede alla responsabile per i mercati internazionali di Pfizer, Janine Small, se l’azienda farmaceutica ha mai testato il vaccino per fermare la trasmissione del virus, è diventato virale ed è fonte di grosse preoccupazioni.
Cade, quindi, in meno di due anni tutto il castello di carte costruito intorno ad un apparato che incuteva il terrore di una condizione sanitaria irrisolvibile, dove l’infelice frase dell’ex Presidente del Consiglio dei Ministri era divenuta il mantra dei nostri giorni: “Non ti vaccini, ti ammali, muori. Oppure fai morire. Non ti vaccini, contagi, lui o lei muoiono”.
Niente di più lontano dalla realtà. Anche oggi, nonostante sia stata riconosciuta ufficialmente l’efficacia delle cure domiciliari contro il virus (altro che la micidiale “Tachipirina e vigile attesa”!) osserviamo persone ancora nel panico totale che guidano vetture indossando le oramai inseparabili mascherine di carta pur non avendo passeggeri a bordo. È oramai fuori discussione che il virus ha raggiunto un livello “controllabile”, ce lo dicono tutti i medici. Tuttavia c’è ancora la convinzione in molte persone che il green pass, questo certificato discriminante, sia stato la “cura” per il tanto temibile virus.
Durante questi due anni abbiamo osservato quanto sia stato facile indurre le persone ad odiarsi e ad essere divise.
È bastato trovare un nemico nella nostra società, nella cerchia delle nostre conoscenze, nelle nostre famiglie. È stato sufficiente fare credere che il possesso del green pass fosse sufficiente per sentirsi al sicuro. Ed ecco, il gioco è fatto, abbiamo semplicemente e immediatamente dimenticato quanto accaduto meno di cento anni fa. Se avessimo mantenuto una visione rivolta verso l’Alto forse non avremmo vissuto una così profonda divisione e non avremmo divinizzato un vaccino non testato.
Sono perfettamente d’accordo!
D’accordo analisi giusta