Mons. Ricchiuti: “no alle armi come soluzione dei conflitti”
di Bruno Volpe
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LA TRADIZIONALE MARCIA DELLA PACE DEL 31 DICEMBRE QUEST’ANNO SI TIENE PROPRIO AD ALTAMURA
“Vogliamo avere il coraggio di dire no alle armi come soluzione dei conflitti”: ce lo dice in questa intervista Monsignor Giovanni Ricchiuti, vescovo di Altamura- Gravina.
La tradizionale Marcia della Pace del 31 dicembre questa volta si tiene proprio ad Altamura (Puglia), nella sua diocesi. Lo abbiamo intervistato.
Eccellenza Ricchiuti, come si svolgerà la marcia?
“Intanto mi lasci dire che si svolge ad Altamura anche per il fatto che come presidente di Pax Christi l’ho fortemente voluta qui. Lo svolgimento è semplice, ma ricco di simboli. Si svolgerà in 4 tappe con relative meditazioni e alla fine, alle 21,00 saremo in Cattedrale dove celebreremo l’eucarestia trasmessa da TV 2000”.
Qual è il tema scelto?
“Vogliamo con coraggio e determinazione ricordare i 50 anni dalla introduzione della obiezione di coscienza, quando giovani pieni di valore e coraggio, perché tale furono, scelsero di obiettare. Bisogna educare concretamente alla pace e alla non violenza. So bene che di questi tempi può sembrare una utopia, ma anche le utopie servono a far progredire. E la pace, ricordatelo, è il progresso più bello e lodevole. Bisogna apprezzare e lodare chi ha il coraggio e il valore di dire no, con forza, alla scelta delle armi”.
Va bene, ma perché proprio Altamura?
“In parte perché sono presidente di Pax Christi. Ma vi è un secondo aspetto altrettanto importante. Nel passato proprio qui, a Gioia del Colle e Gravina, vennero impiantati missili Yuppiter con testata rivolta contro la Russia. Poi per fortuna li smantellarono quando terminò la crisi Russia-America della Baia dei Porci di Cuba. Tuttavia corremmo un serio rischio. Ecco, intendiamo fare memoria di quell’evento in un momento carico di tensioni internazionali con una cruenta guerra in corso. Ovviamente tutti sappiamo che esiste un aggredito ed un aggressore, ma la mia domanda è: abbiamo scelto la strada giusta? Secondo me no. La logica del mandare armi ad una delle parti in causa del conflitto non sta pagando, la guerra è una follia. Al contrario bisogna scegliere con assoluta convinzione la via del negoziato e della diplomazia. A mio avviso non stiamo facendo nulla di reale e concreto per fermare questo massacro”.
Bilancio di fine anno, come si chiude il 2022?
“Dal punto di vista della pace in modo disastroso, con un bilancio che io definisco drammatico”.
Dal punto di vista politico-sociale?
“Da vescovo ovviamente non entro nelle scelte della politica. Sicuramente vedo un mare agitato dal punto di vista sociale ed anche politico, mi auguro fermamente che non si pervenga a rigurgiti del passato, anche se questo rischio di nota ed esiste”.
Cosa si augura per il 2023?
“Sono ottimista. Mi piace ricordare i 60 anni della Pacem in Terris che definì la guerra una vera pazzia, o meglio lontana dalla ragione e un altro profeta di pace e umanità che fu don Tonino Bello del quale celebriamo 30 anni dalla morte”.
Come sarà il 2023 dal punto di vista sociale?
“Mi auguro solo che la situazione economica e sociale non peggiori, come al solito a svantaggio delle classi più povere che sono già in difficoltà”.