Esempi di aiuti concreti a quelle comunità che vivono difficoltà e persecuzioni
di Emanuela Maccarrone
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“HUNGARY HELPS”, “AKAMASOA ARGENTINA” E ALTRI PROGETTI ATTIVATI PER AIUTARE I POPOLI A RITROVARE LE PROPRIE VITE E A RICOSTRUIRE LE PROPRIE TERRE
Il programma ‘Hungary Helps’ dell’Ungheria è impegnato negli aiuti di quelle comunità che, in vario modo, vivono in situazioni critiche e di difficoltà, tra queste anche i cristiani perseguitati. Nel sito del programma si può leggere: “proteggiamo le comunità minacciate da persecuzioni religiose o di altro tipo, violenze, catastrofi o effetti della migrazione. Siamo legati dalla nostra millenaria eredità cristiana, dal nostro dovere morale derivante da questa eredità e anche dai principi generali di umanità”.
In particolare, questo piano ha specificato un parallelismo tra le politiche migratorie e umanitarie. “Le politiche migratorie e umanitarie del governo ungherese vanno di pari passo. Non stiamo sostenendo che le persone bisognose debbano lasciare le loro terre d’origine. Piuttosto, stiamo promuovendo che rimangano nei loro paesi d’origine o vi ritornino” e l’assistenza umanitaria garantita attraverso il programma Hungary Helps ha permesso a 500.000 persone di rimanere o tornare nelle loro terre d’origine.
Tra le tante iniziative che sono disponibili nel sito del programma, si legge degli aiuti che l’Ungheria ha fornito ai cristiani in Nigeria, vittime di numerosi attacchi di matrice islamica. L’Ungheria ha offerto 10 milioni di fiorini (25500 euro) per aiutare una comunità cattolica colpita da uno degli attacchi, contribuendo alle cure ospedaliere degli orfani e delle persone che hanno perso familiari. “In quanto paese cristiano da mille anni, l’Ungheria ha il dovere morale di agire in questi tempi”, hanno affermato da Budapest.
Un’altra iniziativa riguarda gli aiuti forniti ai cristiani e alla minoranza yazida in Iraq. “Hungary helps” ha attivato 15 progetti, partiti a fine 2020, per aiutare le vittime cristiane, ma il programma “ha sostenuto anche la riabilitazione delle donne appartenenti alla minoranza yazida” per la creazione di condizioni di vita dignitose. Grazie a questi aiuti, l’arcidiocesi cattolica caldea di Erbil ha avuto la possibilità di aiutare donne e bambini, traumatizzate dalla guerra e dai campi profughi, ad avere un alloggio sicuro, condizioni di vita dignitose e il reinserimento sociale.
Esempi di programmi pensati per aiutare i popoli in difficoltà nelle loro terre non finiscono qui. In un recente articolo della CNA (Catholic News Agency), si legge del ‘Progetto Akamasoa Argentina’ il cui fondatore, Gastón Vigo Gasparotti, ha raccontato a Channel Orbe 21 di voler costruire un sito dove prima “non c’era niente”. Per il progetto è stata scelta la città di Lima e le famiglie coinvolte sono 80. Nella città si concentra il 40% della povertà del Paese ed è un luogo con centrali nucleari, ma senza ospedali. L’obiettivo è di far rifiorire quel sito.
Questo piano trae ispirazione da un altro esempio di attivismo locale. Padre Pedro Opeka, un sacerdote argentino e in Madagascar da 50 anni, si è impegnato per migliorare la qualità di vita di migliaia di africani. In particolare, padre Pedro insieme alla comunità locale del Madagascar è riuscito a trasformare una discarica in una città, risollevando dalla povertà mezzo milione di persone.