A Taiwan i risultati delle elezioni sono uno spartiacque nella politica della regione

A Taiwan i risultati delle elezioni sono uno spartiacque nella politica della regione

di Chiara Masotto*

SCONFITTA PER IL PARTITO AL GOVERNO, IL DEMOCRATIC PROGRESSIVE PARTY. VINCE IL KUOMINTANG, IL PARTITO NAZIONALISTA CHE SOSTIENE SIA LA CONVIVENZA PACIFICA CON PECHINO CHE L’INDIPENDENZA DELL’ISOLA

Sabato 26 novembre si è svolto il primo round delle elezioni locali di Taiwan, dove i cittadini di ventuno tra municipalità e città si sono recati alle urne per eleggere sindaci, consigli municipali e ufficiali locali. Il risultato è stata una sconfitta per il partito al governo, il Democratic Progressive Party o DPP, che ha vinto solo 5 delle 21 località mentre 13 sono andate al Kuomintang, il partito nazionalista. Delle rimanenti tre sedi, due sono andate al partito Indipendente e una al Taiwan People’s Party.

La Presidente Tsai, la quale si è dimessa in seguito alla sconfitta, aveva dipinto le elezioni locali come la scelta definitiva tra l’agenda palesemente indipendentista del DPP e la l’agenda più “soft” del KMT, sperando di cementare il supporto al suo partito per le prossime elezioni presidenziali a cui non potrà partecipare, essendo questo il suo secondo e ultimo mandato. 

Il KMT esce il vincitore da queste elezioni: la loro campagna si è basata su due pilastri, la critica alla gestione della pandemia di Covid19 e all’atteggiamento aggressivo e provocatorio nei confronti di Pechino. Il Presidente del KMT Eric Chu ha festeggiato la vittoria ma ha subito assicurato che [..] “difenderanno la libertà e la democrazia a Taiwan, cercando di preservare la stabilità regionale”. Il riferimento all’accusa, mossa al suo partito in campagna elettorale, di essere disposto a svendere l’indipendenza dell’isola a Pechino è palese, e l’annosa questione di come gestire i rapporti con Pechino rimane alla base della divisione tra i due anche nelle elezioni locali che non incidono sulle decisioni di politica estera.  

Pur essendo elezioni locali, la presidente Tsai ha formulato la campagna elettorale come una in grado di influenzare la politica estera e il futuro dell’isola, una mossa dettata dal bisogno di consolidare il supporto al suo partito nelle elezioni locali per avere una base di partenza vantaggiosa per le elezioni del 2024. La strategia però non ha funzionato, come dimostrano i risultati elettorali, e potrebbe anche rivelarsi dannosa in futuro.

Pochi giorni prima delle elezioni Taiwan aveva commentato come quest’anno le interferenze di Pechino fossero inferiori rispetto al passato, speculando che il crollo in esercitazioni militari e azioni intimidatorie fossero dovute al fatto che il Partito Comunista Cinese fosse troppo preso a gestire il XX Congresso del Partito Comunista ma lasciando intendere che, in assenza del Congresso, Pechino avrebbe interferito pesantemente con le elezioni.

Se le elezioni si fossero concluse con la vittoria del DPP forse questa narrativa avrebbe avuto più credito, ma non è andata così. La vittoria è andata al KMT e il parere di Pechino si riassume nel commento finale della nota rilasciata dal Comitato incaricato degli affari di Taiwan, dove si legge che “non è Pechino la causa dei dissapori e dell’instabilità nella regione ma il DPP e le sue azioni”, dando di fatto più credibilità alla posizione del KMT, da sempre sostenitore che la convivenza pacifica con Pechino e l’indipendenza dell’isola non siano due possibilità mutuamente esclusive. 

Proprio per l’enorme importanza data a queste elezioni dalla Presidente Tsai, il risultato ha il potenziale per essere uno spartiacque nella politica di Taiwan e della regione.  Il KMT potrebbe costruire su questo risultato il suo ritorno al potere dopo due sconfitte consecutive e una volta al potere dare il via ad una fase meno polemica delle relazioni nello stretto, aiutato anche dalle difficoltà del Partito Comunista Cinese a contenere le proteste contro le restrizioni della politica Zero Covid e i suoi effetti sull’economia. 

 

* Dottoressa in “Mediazione linguistica cinese – inglese
e in “
Studi Europei e Internazionali
con focus sull’Asia Nordorientale

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