Il dottor Djordjevic, con il trapianto degli organi, vuole fare partorire i maschi
di Maria Bigazzi
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ALTRO FOLLE DELIRIO DOVUTO ALL’IDEOLOGIA GENDER FLUID
“Se vuoi un’immagine del futuro, immagina uno stivale che calpesta un volto umano, per sempre” (George Orwell, “1984”). A cosa si può paragonare il cambio di sesso e la cosiddetta lotta per i diritti Lgbt se non a un gesto di disprezzo dell’uomo verso sé stesso?
Ma per il pensiero comune si tratta invece di un segno di progresso e libertà. Così, infatti, la vede il medico chirurgo serbo Miroslav Djordjevic, considerato uno dei massimi esperti delle tecniche del cambio di sesso e che opera tra Belgrado e New York, dove ha già portato a termine migliaia di interventi.
Il suo studio dove riceve i pazienti viene definito dal quotidiano laicista La Stampa “un’isola dei diritti umani”. Un mattatoio diremo noi, dove quotidianamente si opera la lacerazione della dignità umana.
Djordjevic racconta che ogni anno assieme alla sua équipe porta avanti tra i 120 e i 150 interventi per il cambio sesso, le cui prenotazioni arrivano da diversi Paesi, sia da quelli dove tale pratica è legale ma le liste d’attesa sono troppo lunghe, sia da quelli dove è considerata un reato. Se dai primi – riporta l’interessato – ne arrivano circa una ventina all’anno, dai secondi almeno una quarantina.
Ma non è tutto. Il serbo che opera in una delle più prestigiose strutture sanitarie, il Mount Sinai di Manhattan e che vanta numerosi titoli a livello internazionale, ha annunciato entusiasta l’attuale possibilità di eseguire il trapianto degli organi genitali sia femminili che maschili, riuscendo così, a suo dire, a far partorire un paziente biologicamente maschio.
Progetto, se così si può definire, di cui il chirurgo vorrebbe conquistare il primato mondiale, riuscendo anche nell’osceno intento di recuperare e riutilizzare gli organi rimossi ai pazienti, attraverso una “banca dati” dei candidati.
Naturalmente, il chirurgo ha voluto sottolineare che i “diritti” non si possono fermare e che si tratta solo di questione di tempo, ma che presto il trapianto di genitali diventerà lo standard, e né chiese, né governi possono arginare quella che definisce una “pulsione naturale”.
Ma di naturale in tutto questo non c’è assolutamente nulla. Il pretesto con cui si porta avanti l’ideologia gender e il cambio di sesso è quello per cui un uomo o una donna, gli unici generi esistenti checché se ne dica, non si trovino a loro agio nel proprio corpo.
Questa percezione, oggi esaltata all’ennesima potenza e indicata come naturale, è un chiaro sintomo di disturbo che deve essere curato aiutando la persona a riconoscersi e ad accettarsi per quello che è, in quanto così creata e voluta per prendere parte alla Creazione, ma anche perché la natura del proprio corpo caratterizza tutto l’essere, dalla formazione degli organi e ossa, al cervello e al carattere.
Non si può cancellare il DNA di una persona, sarebbe come, facendo un esempio banale, voler rendere 50 euro una banconota da 20: puoi cambiarla esteticamente, ma resterà sempre quella che era al principio.
Il cambio di sesso viene proposto come una normale operazione, sicura ed efficace, che elimina ogni problema esistenziale della persona. Ma non è così. Anche se oggi viene continuamente e in modo martellante fatto credere che si è quello che ci si sente, la verità è un’altra, e vede mietere numerosissime vittime, a partire da tanti e tanti giovani rovinati nell’età dell’adolescenza da cure ormonali e nei casi peggiori dalla chirurgia.
Il danno psicologico e fisiologico che si impone alla persona è enorme, e molto spesso non tarda ad arrivare il pentimento dagli stessi pazienti, che non potendo più tornare indietro, si tolgono la vita. È il triste caso di molti giovani ma anche di adulti.
La natura stessa dell’uomo viene stravolta, al punto di voler trasferire la condizione di maternità che è propria della donna, il cui corpo presenta tutte le prerogative per generare e custodire una nuova vita, al genere maschile, che ha in sé altre peculiarità.
Nel folle delirio di chi non solo concepisce tali affermazioni, ma spende il proprio tempo e capacità mediche per metterle in pratica, sfugge – forse – l’immenso pericolo che corrono i pazienti nel tentativo di manipolazione e trasformazione della vita, nonostante venga presentata come una pratica “sicurissima”. Un rischio reale e che purtroppo è stato invece accettato come atto di libertà della persona e un diritto che nessuno deve giudicare.
Innanzitutto è bene sottolineare che non si tratta di un diritto, perché tutto ciò che nuoce alla persona e al suo essere, anche se accettato dalla legislatura, non si può considerare buono e perciò è doveroso ostacolarlo. Poi è bene ricordare che giudicare l’atto è giusto, in quanto non considera la persona ma un modo di agire che in questo caso è contro la dignità dell’uomo. Ognuno poi è «guardiano di suo fratello», perché Dio affida l’uomo all’uomo, per questo è doveroso richiamare alla verità e far evitare un male come questo.
Il disordine e il ribaltamento della natura umana non può che portare distruzione: malattie, cali demografici e confusione di genere saranno il futuro che ci aspetta se si continuerà ad appoggiare teorie e pratiche come queste.