Il potere regale di Gesù è il potere divino di dare la vita eterna

Il potere regale di Gesù è il potere divino di dare la vita eterna

di don Ruggero Gorletti

COMMENTO AL VANGELO DI DOMENICA 20 NOVEMBRE 2022 – Cristo Re

Dal vangelo secondo san Luca (23, 35-43)

In quel tempo, [dopo che ebbero crocifisso Gesù,] il popolo stava a vedere; i capi invece deridevano Gesù dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto». Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».
Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio. tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».

COMMENTO

Celebriamo oggi la festa di Cristo Re. È una festa relativamente recente, è stata istituita da papa Pio XI nell’Anno Santo del 1925, ma il titolo di re riservato a Gesù Cristo è molto antico. Cosa significa dire che Cristo è re? Abbiamo visto più volte che Gesù, durante la sua vita pubblica, quando la sua popolarità era al massimo, si è sottratto alle folle che volevano farlo re. Ricordiamo per esempio quando, dopo la moltiplicazione dei pani, la folla lo cercava per farlo re, ma Egli si è andato a nascondere. Il Venerdì Santo però, davanti a Pilato, in posizione di estrema debolezza, abbandonato dai discepoli, svillaneggiato da tutti, prigioniero di gente che vuole farlo morire, Gesù non nasconde di essere re, anzi, proprio davanti a Pilato Gesù dice chiaramente di essere re, ma che il suo regno non è di questo mondo.

Nel brano che abbiamo appena ascoltato vediamo che le parole dette poche ore prima da Gesù a Pilato si sono realizzate. Gesù è in croce, e dalla croce compie un atto tipico del re: amministra la giustizia e concede la grazia a un condannato.

Nell’episodio del buon ladrone Gesù ci mostra cosa significa per Lui essere re. Significa avere un potere ed esercitarlo a nostro favore. Cerchiamo di capire meglio. Perché Gesù ha graziato, ha perdonato il buon ladrone? Il buon ladrone anzitutto ha riconosciuto di avere sbagliato («noi siamo stati condannati giustamente», dirà all’altro ladrone, suo compagno di agonia), e poi si è affidato a Gesù, riconoscendo il potere regale di Lui («Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno»). E Gesù, con atto di sovrana libertà, gli ha aperto le porte del paradiso.

Nell’episodio del buon ladrone, dicevo, Gesù ci mostra cosa significhi per Lui essere re. Possiamo chiederci cosa fa un re quando fa bene il suo mestiere, quale è la sua utilità nella società. Il compito del re – cioè di chi governa, del potere politico qualunque sia la sua forma –  è quello di permettere che i sudditi possano vivere bene, possano vivere in pace. Cristo è re perché ci dà ciò che è necessario alla nostra esistenza, a condurre una vita piena su questa terra e a permetterci di entrare nella vita eterna.

Il potere regale di Gesù non è quello dei re e dei grandi di questo mondo; è il potere divino di dare la vita eterna, di liberare dal male, di sconfiggere il dominio della morte. Cosa dobbiamo fare noi? Anche in questo l’episodio del buon ladrone è illuminante: riconoscerlo come re e sottometterci al suo potere. Ovvero ascoltare la sua parola e metterla in pratica.

Possiamo rifiutarci di farlo? Certamente. E il brano che abbiamo appena ascoltato ce ne dà un esempio: nel cattivo ladrone. Egli, fino all’ultimo, è stato ribelle. Non ha fatto nulla di diverso da quello che facevano tutti, proferendo le parole di scherno che molti altri in quella circostanza hanno detto: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». E Gesù non gli ha detto nulla. Non lo ha nemmeno condannato. Semplicemente lo ha ignorato. Adattarci alla mentalità del mondo, fare come fanno tutti significa rifiutare Cristo, significa rifiutare il suo potere su di noi. Ma rifiutare il suo potere su di noi significa rifiutare il suo abbraccio di amore e di misericordia, significa rifiutare il paradiso.

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