De Filippis: “tante coppie hanno sostituito i figli con i cani”
di Bruno Volpe
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IL PRESIDENTE DELLA FEDERAZIONE EUROPEA DEI MEDICI CATTOLICI VINCENZO DE FILIPPIS: “PER MOLTE COPPIE DEL NOSTRO MONDO RICCO, IL FIGLIO È VISTO COME UNA LIMITAZIONE, UN OSTACOLO A VIVERE LIBERAMENTE“
“I poveri? Fanno più figli dei ricchi“: lo dice sconsolato in questa intervista che ci ha rilasciato il dottor Vincenzo De Filippis, presidente della Federazione Europea dei Medici Cattolici (Feamc). Con lui commentiamo i recenti dati pubblicati dall’Onu in base ai quali siamo ormai 8 miliardi di persone, tuttavia si registra che in Africa, Asia e America Latina vi è un boom di nascite, mentre l’Europa fa registrare un preoccupante inverno demografico.
Dottor De Filippis, in Europa si fanno pochi figli, perché?
“Le cause sono tante e l’Italia è uno dei paesi maggiormente coinvolti da questa situazione di denatalità. Da noi si preferisce avere il cane che deresponsabilizza arrivando persino all’assurdo o al tragicomico di portarlo nel carrozzino. Insomma, tante coppie hanno sostituito in tutto il figlio con il cane dandogli persino un nome cristiano o comunque di persona comune”.
Da che cosa dipende?
“E’ incredibile da un punto di vista socio economico che i paesi poveri oggi facciano più figli di quelli ricchi ed opulenti, ma la cosa ci deve stupire sino ad un certo punto. Non è solo un problema legato al denaro, come si evince facilmente, ma direi culturale, sociale, mentale”.
Cioè?
“I cosiddetti Paesi poveri sono maggiormente portati al sacrificio, perché avere dei figli tale è. Invece per molte coppie del nostro mondo ricco, il figlio è visto come una limitazione, un ostacolo a vivere liberamente, insomma, un freno al campo di azione. In sintesi, per tante famiglie europee ed italiane, il figlio scompagina i piani e allora si rinvia la scelta, spesso addirittura si arriva alla soluzione di non volerne. La maggior parte delle famiglie che conosco al massimo hanno un figlio solo, che tristezza”.
Magari ha qualche rilievo l’incertezza sul futuro…
“In parte è così, almeno nelle zone meno fortunate. La disoccupazione, le condizioni di lavoro precario, l’instabilità sociale e un welfare non sempre all’altezza effettivamente possono fare in modo che prima di metter su famiglia e procreare ci si pensi tanto. Tuttavia questa tesi regge sino ad un certo punto, se vediamo che nelle nazioni povere si procrea maggiormente”.
Ha qualche responsabilità la crisi della famiglia?
“La famiglia come centro di relazioni e di educazione nel nostro mondo occidentale ha smarrito la sua funzione. E’ un istituto che vive una delle crisi più spaventose, in preda al fenomeno dell’individualismo. La famiglia dovrebbe essere palestra di vita e di bellezza ed invece oggi più che mai sbanda, vive come se ciascun membro si senta libero di fare quello che vuole. Ovviamente i figli sotto il profilo educativo e della crescita ne risentono”.
Che cosa sta succedendo?
“Che è caduta la bellezza della famiglia e di conseguenza di quella numerosa che come dicevo prima, è considerata quale ostacolo all’individualismo, al fare quello che si vuole”.
Figli di coppie separate o divorziate, ne risentono?
“Se hanno dei nonni solidi e validi direi di no. Tuttavia il rischio che questi ragazzi crescano con qualche problema educativo esiste ed è elevato. Specialmente quando tra i genitori, sia pur separati manca ogni relazione civile e sono trattati alla stregua di pacchi postali”.
In sintesi possiamo farcela ad invertire la rotta?
“La vedo difficile soprattutto perché il problema alla base è sociale e culturale. Penso che un cambio di passo possiamo farlo soltanto nel momento in cui capiremo la bellezza, la nobiltà, l’elevatezza della famiglia e soprattutto che avere dei figli è una realtà molto bella ed arricchente”.