Bomba demografica, falso allarme
di Pietro Licciardi
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SIAMO OTTO MILIARDI MA NIENTE PAURA, SULLA TERRA C’E’ ANCORA POSTO
Nei giorni scorsi è stato annunciato con grande enfasi che la popolazione mondiale ha raggiunto gli otto miliardi. Il messaggio sottinteso ma non troppo è sempre quello: siamo troppi, il mondo non ha abbastanza risorse per sostenerci tutti e oltretutto inquiniamo troppo. E’ la solita filastrocca malthusiana continuamente smentita dai fatti ma continuamente ripetuta perché funzionale a certe ideologie luciferine che vorrebbero cancellare l’uomo – creato a immagine e somiglianza di Dio – dalla faccia della terra.
A questi ideologi, – in prima fila ci sono gli ambientalisti – non serve ricordare che oggi sono proprio quei paesi che hanno avuto in passato un boom demografico ad avere il maggior sviluppo economico, ben avviati a sconfiggere fame e sottosviluppo, come ad esempio Cina e India, mentre invece è soprattutto l’Europa, dove imperversano le politiche e gli stili di vita antinatalisti, ad aver imboccato la strada del declino e dell’impoverimento.
Una balla bella e buona anche quella secondo la quale non potremmo sfamarci tutti quanti. Infatti nel 2009 sono stati condotti due studi, il primo dalla FAO (l’organizzazione dell’ONU per l’agricoltura) in collaborazione con l’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), il secondo sempre dalla Fao ma in collaborazione con la Banca Mondiale. Ebbene ci sono 1,6 miliardi di ettari di terreno coltivabile che potrebbero essere aggiunti agli 1,4 miliardi attualmente coltivati e oltre la metà di questo terreno disponibile si trova in Africa e America Latina. Si tratta oltretutto di una disponibilità netta, che esclude quei terreni pure coltivabili ma attualmente destinati ad altri usi. Se dovessimo considerare anche questi la disponibilità salirebbe a 4,3 miliardi di ettari. Se non bastasse sempre in Africa c’è una vastissima savana – 600 milioni di ettari di cui 400 perfettamente idonei all’uso agricolo – che attraversa 25 paesi africani dal Senegal al Sud Africa la quale potrebbe diventare una delle principali fonti mondiali di produzione agricola. Attualmente solo il 10% viene coltivato.
Stesso discorso per le risorse naturali e le matrie prime. Negli anni Settanta del secolo scorso certi “esperti” con grafici e tabelle dimostravano che nel 2000 l’umanità sarebbe arrivata al collasso a causa della sovrappopolazione che avrebbe prosciugato le riserve alimentari ed energetiche del pianeta. Previsione evidentemente falsa, poiché siamo nel 2022 e non solo la fame nel mondo è sensibilmente diminuita – guerre e instabilità politica a parte – ma continuiamo tranquillamente a produrre energia per le nostre case e fabbriche, dalle quali escono ancora ogni sorta di manufatti. Questo perché la prima e più importante risorsa della Terra non sono il petrolio, il gas naturale o i minerali ma l’ingegno umano.
Il concetto di risorsa infatti non è definito dalla natura ma dai bisogni dell’uomo il quale a sua volta per soddisfarli valorizza ciò che è presente in natura. Il petrolio non è stato considerato una risorsa fino a quando si è scoperto che serviva ai motori per muoversi. Da ciò si deduce che le risorse non sono sempre consumate ma vengono anche prodotte; si pensi alla sostituzione e creazione dei materiali, sempre più efficienti e meno costosi, ad esempio l’introduzione dei metalli per costruire le navi, il che ha salvato l’Europa dalla deforestazione o alle fibre sintetiche costruite in laboratorio con le quali sono fatti la maggior parte dei vestiti che indossiamo. Che dire poi degli ormai vitali microchip, prodotti col silicio estratto dalle comunissime rocce? Un discorso che vale anche per le risorse cosiddette non rinnovabili, come l’acqua. In questo caso basta ricordare le grandi innovazioni tecnologiche, come gli impianti di potabilizzazione, il sistema di irrigazione a goccia – che rende possibile risparmi enormi nel consumo per l’agricoltura, responsabile del 70% del consumo globale di acqua -, impianti di desalinizzazione; impianti di purificazione e riciclo delle acque.
La conclusione è che a definire la risorsa non è la natura, ma l’uomo e la sua capacità e creatività di usare gli elementi che essa mette a disposizione. L’unica vera risorsa è dunque l’uomo. Da temere quindi non è la sovrappopolazione ma chi vuole limitare la presenza degli esseri umani sul pianeta o ingabbiare la loro creatività, vincolandola a leggi e regolamenti che hanno lo scopo di limitare la presenza e l’attività umana. Esattamente come sta avvenendo con le leggi “ecologiste” e “contro i cambiamenti climatici”.