È Odessa, e non la capitale Kiev, il cuore della guerra tra Russia e Ucraina

È Odessa, e non la capitale Kiev, il cuore della guerra tra Russia e Ucraina

di Pietro Licciardi

“NEL CUORE DI ODESSA”: UN LIBRO PER COMINCIARE A COMPRENDERE UN PAESE E UNA GUERRA

Prima dello scorso Febbraio gli italiani e gli europei sapevano dell’esistenza dell’Ucraina solo perché avevano avuto modo di conoscere qualche signora di Kiev venuta in Italia per fare la colf o la badante. Eppure dopo che la guerra è entrata in tutte le case grazie alla tv, subito l’opinione pubblica è salita sugli spalti a fare il tifo per l’una o l’altra squadra, improvvisandosi esperta di geopolitica e diritto internazionale o più semplicemente mossa da simpatia o antipatia per uno dei due leader belligeranti: Zelenzky o Putin.

In pochi hanno avuto la pazienza e l’acume di capire qualcosa di più sui motivi del conflitto e sul perché due paesi fino a ieri uniti da profondi legami si sono ritrovati a massacrarsi l’un l’altro. Di certo non ha aiutato la nostra stampa e televisione, che hanno mostrato tutta la loro russofobia – forse in ossequio alle veline arrivate nelle redazioni – e di essere più interessati al sensazionalismo che all’informazione, mandando in onda immagini tratte da videogiochi spacciate per i devastanti effetti dei bombardamenti o generali intervistati da giornalisti il più delle volte incapaci di distinguere un carro armato da un pezzo di artiglieria semovente o da un veicolo da combattimento per la fanteria.

Eppure la guerra che si sta combattendo ai margini del nostro continente ci riguarda molto da vicino, non solo perché sta avendo conseguenze sul nostro benessere e stile di vita ma anche perché segnerà per molto tempo il futuro degli assetti e delle relazioni internazionali non solo in Europa. Senza contare che tra l’Italia, l’Ucraina e la Crimea vi è un profondo legame storico e culturale; altro aspetto largamente ignorato dai più ma sul quale InFormazione cattolica ha avuto modo di rendere edotti i suoi lettori.

Lo ha fatto anche grazie ad Ugo Poletti, italiano trasferitosi da cinque anni a Odessa, città ucraina sulle sponde del Mar Nero, che sulla sua esperienza di guerra e di vita ha scritto un libro, edito da Rizzoli: Nel cuore di Odessa, in cui spiega come una nazione giovane come l’Ucraina, con al suo interno consistenti minoranze etniche, due lingue, territori solo recentemente inglobati nei suoi confini e dalle travagliate vicissitudini politiche – forse qualcuno si ricorderà della rivoluzione arancione e di piazza Maidan – tre principali confessioni cristiane abbia inaspettatamente potuto tener testa all’ orso russo e come questo abbia completamente sbagliato i suoi calcoli sottovalutando un popolo che proprio grazie alla guerra sta cementando e consolidando la sua fino a ieri traballante unità e identità.

Tra l’altro, spiega proprio Poletti, direttore e fondatore del The Odessa Journal e anche per questo persona qualificata per le sue analisi, è proprio Odessa e non la capitale Kiev il cuore della guerra tra Russia e Ucraina. Se Putin la conquistasse non ci sarebbero dubbi su chi sarebbe il vincitore, essendo questa città il principale e unico sbocco al mare dell’Ucraina, senza il quale diverrebbe di colpo una potenza continentale, in gravissima difficoltà nel proseguire i suoi commerci.

Ovviamente Ugo Poletti non ha dubbi sul fatto che la Russia è l’aggressore mentre l’Ucraina ha tutto il diritto di combattere per la sua integrità territoriale. Tuttavia è abbastanza distaccato e obiettivo per fornire notizie molto utili per comprendere questa guerra. Ad esempio su come è cominciata la crisi in Donbass o su uno dei protagonisti: Volodymyr Zelensky, ex attore comico divenuto inaspettatamente presidente, poco dopo scaduto nel gradimento degli elettori per non essere riuscito a mantenere la promessa di una Ucraina meno corrotta e più democratica; adesso diventato l’eroe e il simbolo della resistenza.

Noi vogliamo sperare che Nel cuore di Odessa venga letto anche da qualche nostro politico, perché magari, parafrasando la conclusione del volume, anche l’Italia decida se fare la storia – ricordandosi di ciò che ci unisce a Odessa e all’Ucraina – o subirla come attore comprimario.

 

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