Lacrime di coccodrillo di politici e governanti che non prevengono le emergenze e hanno responsabilità dirette negli eventi spiacevoli…
di Nicola Sajeva
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LACRIME DI COCCODRILLO? ABITUDINE DI NON POCHI POLITICI E GOVERNANTI…
Lungo la catena alimentare il coccodrillo occupa il posto dei carnivori; un anello, questo, caratterizzato da una ferocia e da una crudezza giustificate solo dalla legge della sopravvivenza. Dall’osservazione e dallo studio dei comportamenti di alcuni animali, l’uomo è riuscito ad individuare modi di essere che possono trovare sorprendenti riscontri nell’umanità. Le fauci del coccodrillo, messe in movimento dalla masticazione della preda vanno a sollecitare alcune ghiandole che, sicuramente senza alcun coinvolgimento emotivo, determinano una certa lacrimazione.
In questo pianto, che prende il suo avvio mentre il coccodrillo alquanto soddisfatto sta portando a termine il suo pranzo, la sapienza popolare ha individuato il piagnisteo ipocrita di chi, pur avendo avuto delle responsabilità dirette in eventi spiacevoli, mette in vetrina ritrite espressioni di solidarietà e di epidermica partecipazione che di fatto, non riuscendo ad evolvere in gesti concreti, rimangono cristallizzate nella loro fase verbale. Bloccata ogni uscita catartica, ogni vicenda umana, emersa dalla cronaca quotidiana, dopo una fugace passerella programmata ad arte dai mezzi di comunicazione per soddisfare la sterile curiosità del consumatore di notizie, si ripiega su se stessa e perde tutta la sua forza ammonitrice.
Quando quasi tutte le tragedie che riempiono le cronache hanno alle spalle le previsioni della Cassandra di turno e perciò risultano annunciate, è obbligo di tutti ricercarne le radici, i presupposti, le cause scatenanti. Non possiamo scegliere la comoda opzione della fatalità, del convincimento, cioè della nostra impossibilità a dare una certa direzione a tutti gli avvenimenti che attraversano la nostra esistenza. In ogni squilibrio sociale c’è sempre la responsabilità di qualcuno che, al momento giusto, non è riuscito a mettere il giusto supporto, non è riuscito a far partire dal suo cuore l’adeguato raggio d’amore, non è stato capace di caricarsi sulle spalle, anche per un attimo, il problema, la croce del suo prossimo.
Lacrime di coccodrillo affiorano in tutte le tavole rotonde dove si cerca, facendo purtroppo anche spettacolo, di capire il perché di alcune tragedie. Si ostenta carità pelosa e falsa contrizione del cuore, si stendono verbali, si improvvisano ricette i cui componenti però oggi risultano poco reperibili. Lacrime di coccodrillo per i giovani che si drogano, per i matrimoni che vanno a monte, per una situazione educativa che non si riesce più a mettere in piedi, per le soglie di povertà che interessano fasce di popolazione sempre più ampie.
Nel personaggio del coccodrillo possiamo riscontrare il politico che, non avendo individuato alcune emergenze, piange per il verificarsi di fatti incresciosi che la sua insipienza non aveva saputo prevedere: rifiuti, fonti di energia pulita, sicurezza nei posti di lavoro, abbandono dei malati di mente, immigrazione selvaggia, assenteismo, evasione fiscale, incertezza del diritto e facile elusione del dovere, agone politico litigioso e impegnato a conteggiare le ricadute elettorali, incapace di programmare a medio o lungo termine, orfano di profonde spinte ideologiche.
Lacrime di coccodrillo di politici che si stracciano le vesti, sindacalisti che arringano grandi masse di lavoratori, tuttologi che sputano sentenze; tutti a parlare, a fare “ginnastica labiale”, secondo l’espressione colorita coniata, nel secolo scorso, dal simpaticissimo nostro concittadino Vincenzo Orlando che stigmatizzava così i parolai di professione.
Lacrime di coccodrillo quando nell’impegno quotidiano ogni azione non viene fecondata dalla sapienza, dalla capacità di previsione, dalla consapevolezza di essere tutti costruttori del bene comune. In ogni contesto sociale, politico, religioso le lacrime sulle quali mi sono soffermato risultano, purtroppo, sempre più visibili.