Marocco: le femministe vogliono depenalizzare totalmente l’aborto, il Governo dice no

Marocco: le femministe vogliono depenalizzare totalmente l’aborto, il Governo dice no

di Angelica La Rosa

NEL CODICE PENALE DEL MAROCCO LA DONNA CHE PRATICA UN ABORTO (FUORI DAI POCHI CASI PREVISTI) È PUNITA CON LA RECLUSIONE DA SEI MESI A DUE ANNI, MENTRE CHI AIUTA UNA DONNA AD ABORTIRE È PUNITO CON UNA PENA FINO A CINQUE ANNI, E SE LA DONNA MUORE DURANTE L’OPERAZIONE LA PENA PUÒ ARRIVARE FINO A 20 ANNI

Un gruppo di oltre venti ONG femministe marocchine ha manifestato recentemente il proprio rifiuto della depenalizzazione dell’aborto nel Paese nordafricano per porre fine – la scusa per introdurre l’aborto è sempre la stessa – agli aborti clandestini, una pratica da loro stimata tra i 600 e gli 800 casi al giorno (?).

La coordinatrice del gruppo “La Primavera della Dignità”, che riunisce le associazioni femministe, Faouzia Yassin, ha chiesto “di rimuovere dal codice penale l’interruzione volontaria di gravidanza per inserirla nel codice sanitario” (altra tecnica usata per introdurre l’aborto dove non è permesso).

Yassin si è lamentata del fatto che l’attuale governo marocchino, da quando ha ritirato dal Parlamento il progetto del codice penale per includervi altre riforme, non abbia mai contattato i movimenti femministi per ascoltare la loro idea di riforma dell’aborto.

Forse non c’è la volontà politica di depenalizzare l’aborto e i ministri esprimono posizioni contraddittorie e confuse su questo fenomeno“, ha affermato la militante femminista. Da parte sua, l’avvocato e membro del gruppo Jadija Rougani, ha insistito sul fatto che la depenalizzazione dell’aborto sarebbe “una questione di principio per il movimento femminista” e ha aggiunto che si tratta di un caso che deve rientrare nella “salute pubblica e pianificazione familiare“, una questione in cui lo Stato “deve avere una politica globale al riguardo e garantire metodi contraccettivi“. L’avvocato ha sottolineato che negli ultimi anni ci sono state proposte di riforma per consentire l’aborto in caso di stupro, incesto o malattia mentale delle donne, ma si è rammaricato che fossero circondate da restrizioni e procedure che ne rendono difficile l’attuazione.

Nel caso di stupro, la donna, ad esempio, è obbligata a sporgere denuncia e fornire prove per dimostrare di essere una vittima. Sono condizioni dure che limitano il diritto della vittima“, ha obiettato Rougani, che ha affermato che la soluzione sull’aborto “deve essere politica“.

Fortunatamente il governo marocchino presieduto da Aziz Akhannouch non ha voluto ricevere le femministe confermando l’attuale disciplina contenuta nel codice penale, la quale prevede che la donna che pratica un aborto fuori dai casi consentiti (serio rischio di vita per la madre, previo comunque il consenso del marito, tranne alcuni rari casi in cui il parere del coniuge non è necessario, in caso di stupro e di incesto) è punita con la reclusione da sei mesi a due anni, mentre chi aiuta una donna ad abortire è punito con una pena fino a cinque anni, e se la donna muore durante l’operazione la pena può arrivare fino a 20 anni.

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