Nausica della Valle racconta la sua infanzia e come è arrivata a sentirsi lesbica

Nausica della Valle racconta la sua infanzia e come è arrivata a sentirsi lesbica

di Gian Piero Bonfanti

LA GIORNALISTA RACCONTA COME SI AVVICINO’ ALLO STILE DI VITA LGBT PRIMA DI ABBANDONARLO GRAZIE ALLA CONVERSIONE A CRISTO

Oggi pubblichiamo la prima parte della trascrizione di un’intervista che Nausica della Valle ci ha rilasciato. Nausica è una giornalista e conduttrice televisiva ed è nota per i suoi collegamenti come inviata di Quinta Colonna (Rete4). Tuttavia la sua storia è interessante anche per coloro che avranno già avuto modo di ascoltarla. Troveranno infatti degli spunti per riflettere su un tema molto discusso, quello dell’abbandono dell’omosessualità, sul quale la giornalista si pone in modo molto delicato raccontando la sua esperienza personale.

Nausica, puoi raccontarci brevemente la tua storia, come sei nata artisticamente e come ti sei affermata nel mondo giornalistico, prima della tua conversione?

Sin da piccola mi richiudevo in bagno con una spazzola per i capelli e cantavo imitando gli artisti del Festival di Sanremo. Mi ricordo che stavo in piedi fino alle 3:00 del mattino e l’indomani a scuola continuavo a cantare con le compagne intorno al mio banco perché sapevo tutti i brani a memoria. Avevo già questa vena artistica fin da piccola e con il passare degli anni incontrai a Roma un ragazzo, anche lui cantante, che mi fece conoscere delle persone del mondo dello spettacolo e così iniziò la mia carriera artistica canora. Incominciai a cantare con gruppi musicali, avevo una casa discografica, fino ad arrivare negli ultimi tre anni a collaborare con Adriano Pappalardo ed a fare tournée. Dopodiché incominciai a dedicarmi al teatro, mi piacque la recitazione, e ben presto feci dei provini per delle fiction. Girai a Napoli nel 2002/2003 “Un posto al sole”, interpretando per un anno e mezzo un avvocato civilista e divorzista. Recitai anche in “Carabinieri 5” per due episodi. Durante un compleanno incontrai un politico che mi chiese perché non mi fossi dedicata al giornalismo. Dopo una mia risposta negativa, poiché mi piaceva il mondo dello spettacolo e non desideravo lasciarlo, ricevetti una telefonata una settimana dopo dicendomi di andare a fare un provino in RAI, dato che una conduttrice si era appena licenziata. Si trattava della nascita dei canali interattivi, mi dissero di comprare il decoder e di studiarlo. Partiva il progetto di Rai Utile e subito dopo il provino iniziai a lavorare come giornalista. Dopo quattro anni e mezzo chiusero Rai Utile e diversa gente si trovò senza lavoro. Dopo alcuni mesi tramite un amico ebbi la possibilità di fare un provino in Mediaset ed incominciarono così le mie collaborazioni con Barbara D’Urso, Federica Panicucci fino ad arrivare a lavorare con Paolo Del Debbio in Quinta Colonna.

Durante questi anni e prima della tua conversione, tu vivevi una condizione omosessuale. In questo periodo vivevi felice? 

Allora devo fare dei passi indietro. Sono nata in una famiglia dove mamma e papà discutevano sempre e dove alle volte il nervosismo superava il limite. Venni a sapere che quando ero nel grembo di mia madre entrambi desideravano un maschio come primogenito. Quindi hanno dichiarato la mia sessualità fin dal grembo di mia madre.

E questo ti è stato rivelato prima che tu iniziassi il tuo percorso omosessuale?

Sì, e ciò lo percepivo come un rifiuto, anche dopo la nascita di mio fratello minore il quale veniva “coccolato” dai miei genitori.

Come hai vissuto quegli anni?

Li ho vissuti con la convinzione di non essere amata. Poi iniziai la scuola e alle elementari e mi ritrovai in una classe femminile. Io avevo i capelli sempre tagliati corti e la compagna più bella della classe si rivolgeva a me facendomi i complimenti come se fossi stata un bambino maschio. Tuttavia lei era la prima persona che mi dava attenzione mentre a casa sembravo essere trasparente o invisibile. Quindi ho incominciato a compiacermi di queste attenzioni da parte di questa bambina ed incominciai anche a trasformare la mia immagine. All’età di 9/10 anni, durante il primo sviluppo, mi ricordo che mettevo delle camicie larghe per non far vedere il seno e per assomigliare ad un maschietto. Così ho incominciato a guardare le donne in modo diverso: mi ponevo la domanda del perché tutti i giorni non vedevo l’ora di andare a scuola per vedere questa mia compagna di classe e mi addormentavo pensando a lei. La domanda che mi assillava era: perché mi piace una ragazzina dello stesso sesso? Purtroppo però non c’era dialogo con i miei genitori e non potevo quindi chiedere loro aiuto. Avevo amici che erano anche bisessuali ed ho cominciato a convincermi di essere nata lesbica. Cresceva in me il desiderio di formare una famiglia lesbica. Rifiutavo l’immagine di mia madre perché la vedevo anaffettiva verso di me ma debole con mio padre e non volevo assomigliarle. Mi conformavo invece con l’immagine di mio padre nel ruolo di maschio. Inoltre mi accorsi che anche le mie compagne avevano dei problemi in famiglia e qualcuna di loro era stata abusata da uomini. C’è sempre un motivo che conduce all’omosessualità. Anche molti fattori esterni ti convincono di essere omosessuale. Ci sono tantissimi casi di abusi sia sessuali che verbali che avvengono all’interno delle famiglie. Allo stesso tempo tutto questo provoca una perdita di un’identità di fanciullezza andando a sporcare l’ingenuità di bambini o bambine che magari a 7 anni incominciano a fare sesso. Questo è il vero dramma che è accentuato dalla mancanza di comunicazione.

LA SECONDA PARTE DELL’INTERVISTA SARA’ PUBBLICATA SABATO 12 NOVEMBRE

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