Il mostro “eutanasia” incombe sull’Italia
di Enzo Vitale
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OGGI IN ITALIA CI SONO 805MILA ULTRANOVANTENNI, QUASI 600MILA DONNE, LA METÀ DELLE QUALI DEMENTI, I LETTI NELLE RSA SONO 315MILA: FATEVI DUE CONTI…
«Oggi in Italia ci sono 805mila ultranovantenni. Di questi quasi 600mila sono donne ultra novantenni, la metà delle quali sono dementi. I letti in Rsa in Italia sono 315mila. Fatevi due conti. Vista la denatalità queste donne sole e dementi possono solo aumentare. Il rischio eutanasia è quello che pavento fortissimo, perché è veramente complicato sostenere questi costi e cercare di mantenere queste povere Rsa a livello migliore»: queste le parole di Roberto Bernabei, Ordinario di Medicina Interna e Geriatria dell’Università Cattolica e direttore del Dipartimento Scienze dell’invecchiamento, neurologiche, ortopediche e della testa-collo della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS.
Queste parole sono state pronunciate a tarda notte (all’1:45 del primo novembre 2022) nella trasmissione Restart su Rai Uno: difficile che possano avere risalto sui media nazionali, ma c’è da tremare nel sentirle pronunciare.
Chi studia seriamente le questioni bioetiche non può fare a meno di tenere in debita considerazione il modo in cui sono utilizzate le risorse economiche e quali siano i criteri adottati per decidere dove e come spendere le risorse disponibili: l’allocazione dei fondi è questione fondamentale. Senza i dovuti apporti economici non è possibile programmare alcun piano strategico di investimento per il futuro dello Stato. Non vi è dubbio che ogni volta che sentiamo parlare di bilanci, risorse, di spostamenti di bilancio e cose del genere si è infastiditi perché – spesso, fortunatamente non sempre! – non si hanno le competenze necessarie per comprendere discorsi che appaiono (ma non lo sono!) lontani dalla vita di ogni giorno. Affermazioni come quella riportata all’inizio ci aiutano a capire, anche se in modo brutale, di quale e di quanta responsabilità sono gravati i responsabili della cosa pubblica nel decidere come e dove spendere le sempre limitate risorse economiche a disposizione dello Stato.
Indubbio che ci debba essere una regolamentazione su cosa ha la precedenza: insomma, i conti devono essere fatti e devono essere fatti con la realtà. Allo stesso tempo, però, dobbiamo anche notare che quando manca un servizio atteso (talune volte preteso) oppure ci si imbatte in esperienze di malasanità dobbiamo ricordarci che non sempre il problema è dovuto a chi usa male i fondi, ma c’è anche una responsabilità in chi – prediligendo l’atteggiamento “da furbetto” – opta per il “nero” quando deve acquistare, evita la fattura o lo scontrino… Pensiamoci, ma in quei casi stiamo privando lo Stato – quindi noi stessi – dei fondi necessari per portare avanti tutta la “baracca”.
In una società che fa dell’utilitarismo il criterio guida delle scelte centinaia di migliaia di essere umani che “hanno perso la testa” sono considerate solo un peso. In quest’ottica il valore dell’essere umano è solo da un punto di vista economico: quanto produce e quanto consuma. E, siamo sinceri, chi ragiona solo in termini economici, fa paura! Fa paura perché dimentica che ha davanti persone, esseri umani, che dovrebbero – devono! – sempre avere la precedenza su tutto. Tutti abbiamo tremato, quando durante il periodo più duro del Covid, c’era il rischio di non avere un posto in strutture adatte e i medici erano costretti a scegliere.
Magari saremo accusati di essere idealisti, sognatori, ma davanti a minacce di tal genere ci verrebbe solo da gridare: «se i soldi non ci sono bisogna trovarli!».
Adesso ditemi: qualcuno ritiene ancora che urlare contro l’eutanasia che avanza sia “caccia alle streghe”? Siamo davvero da inserire nell’elenco di coloro che lottano contro i mulini a vento? A quanto pare no! L’eutanasia è realtà, molto più che una semplice possibilità.