Mons. Savino: “una politica lungimirante deve affrontare in primo luogo l’emergenza lavoro”
di Bruno Volpe
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IL VESCOVO DI CASSANO ALLO JONIO (CALABRIA) E VICE PRESIDENTE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA: “LA POVERTÀ CRESCE E VA OGNI OLTRE IMMAGINABILE CONSIDERAZIONE E DIMENSIONE“
“La vera emergenza si chiama lavoro“: ce lo dice in questa intervista che ci ha rilasciato monsignor Francesco Savino, Vescovo di Cassano allo Jonio (Calabria) e Vice Presidente della Conferenza Episcopale Italiana (CEI).
Eccellenza, è preoccupato dalla situazione economica attuale?
“Partendo da quanto da detto ultimamente il Papa, e soprattutto dal rapporto Caritas, unitamente alla esperienza che vivo quotidianamente nella mia diocesi, la povertà cresce e va ogni oltre immaginabile considerazione e dimensione. Siamo a livelli molto elevati e direi persino preoccupanti. Non voglio fare dell’allarmismo e del catastrofismo, però la situazione, tra inflazione, disoccupazione e caro bollette si è fatta drammatica, tanti non sanno come portare il cibo a tavola e ci sono imprese che rischiano la chiusura, con tutte le inevitabili ricadute sociali”.
Che cosa comporta tutto questo?
“Una serie di problemi legati anche alla criminalità organizzata. Se l’imprenditore va in crisi e non ha garanzie bancarie giocoforza deve legarsi al carro dell’usura, che sta aumentando. Se questo fenomeno cresce, fatalmente aumentano le lavanderie di denaro sporco”.
Qual è allora la priorità?
“SI chiama lavoro ed è una emergenza, lavoro pulito e dignitoso. Solo il lavoro regolarmente retribuito e non sfruttato assicura alla persona la giusta dose di dignità, evitando illeciti arricchimenti e clientele. Occorre un sano e saggio accompagnamento al lavoro. A tutto questo occorre aggiungere una sana integrazione dei fratelli immigrati che non vanno visti come contrapposizione, ma risorsa utile a tutti. Aggiungo che un lavoro sano e legale deve portare a sconfiggere una delle piaghe più vergognose di questo tempo, che è il caporalato”.
Al nuovo Governo che cosa si sente di dire?
“Noi non facciamo politica e ci limitiamo a dire che una politica lungimirante deve affrontare in primo luogo l’emergenza lavoro che almeno al sud è quella maggiormente impellente. Ovviamente esiste anche il problema delle bollette alle quali una soluzione va trovata. Ma senza occupazione non si va lontano”.
Cosa pensa del reddito di cittadinanza?
“Chi aveva detto che il reddito di cittadinanza avrebbe sconfitto la miseria a suo tempo aveva sostenuto una tesi inesatta e lo abbiamo visto. Il reddito di cittadinanza non sconfigge la povertà e lo vediamo ogni giorno. Solo il lavoro onesto e ben pagato ottiene questo effetto. Tuttavia, a mio avviso, oggi eliminare il reddito di cittadinanza sarebbe un errore gravissimo. Tanta gente in affanno arriva a fine mese grazie a questo sussidio. Io non incoraggio l’assistenzialismo, preferisco il lavoro. Tuttavia, in un momento così delicato, con tante famiglie in crisi tra disoccupazione e caro-bollette, eliminare il reddito di cittadinanza sarebbe molto grave e potrebbe portare a tensioni sociali. Questo istituto va ricalibrato e risistemato per evitare i furbetti e spingere davvero verso le politiche attive del lavoro risistemando i navigator e gli uffici del lavoro”.