“Gli sposi cattolici lo fanno meglio”: il matrimonio raccontato con seria ironia…
di Matteo Orlando
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“AMATEVI FINCHÉ MORTE NON VI SEPARI. IL MATRIMONIO: SCELTA PER UOMINI CORAGGIOSI E DONNE VERAMENTE LIBERE“, DI ANNA PORCHETTI, LANCIA AL PUBBLICO UN NUOVO LIBRO ALLA COSTANZA MIRIANO…
“Amatevi finché morte non vi separi. Il matrimonio: scelta per uomini coraggiosi e donne veramente libere” (Effatà Editrice, Cantalupa – Torino 2022, euro 14) di Anna Porchetti merita di essere letto (e lo si legge effettivamente tutto d’un fiato), già a partire dalla breve biografia ironica (ma non troppo) dell’autrice.
“Anna Porchetti vive a Milano. Si è laureata in Chimica farmaceutica e ha un Master in Scienza e fede, presso l’ateneo Pontificio Regina Apostolorum. Da venticinque anni lavora nell’export di aziende italiane del settore salute. Conosce varie lingue moderne e amici e familiari giurano che, dal terzo bicchiere di prosecco in poi, parli fluentemente anche aramaico e fenicio, nella variante del dialetto punico. E’ felicemente sposata da oltre vent’anni, sempre con lo stesso uomo, ed è madre di tre figlie, al momento la sua opera più riuscita, almeno finché non avrà imparato davvero a stendere la sfoglia. E’ una grande sostenitrice del matrimonio, che per lei può essere solo sacramentale, unico e indissolubile: per questo ha deciso di raccogliere i suoi consigli a fidanzate, mogli e donne single, in un manuale contemporaneamente ironico e serissimo, come solo una donna, con la sua costituzionale inclinazione alla contraddizione, potrebbe fare”.
Dopo aver letto questa mini biografia sulla quarta pagina di copertina non si può non leggere il testo di un’autrice che, ironicamente, spiega di non essere un’esperta in matrimoniologia classica o in scienze delle relazioni coniugali, ma semplicemente una che continua a “sperimentare” il matrimonio e lo consiglia a tutti.
Il tema affrontato dalla Porchetti è serissimo, anche se lei lo affronta con una gradevolissima ironia che non si fatica a paragonare a quella espressa dalla nota saggista e giornalista cattolica Costanza Miriano che, nel suo “Sposati e sii sottomessa. Pratica estrema per donne senza paura” (un libro pubblicato nel 2011 dalla Vallecchi), ha fatto da apripista sul tema affrontandolo in modo ironicamente serio.
Nel libro Anna Porchetti descrive, in quattordici capitoli (gradevoli anche nei titoli: si va da “Del marito non si butta via niente” a “Il sesso migliore lo fanno gli sposi cattolici”), le sue riflessioni, le sue avventure quotidiane, i suoi consigli sul matrimonio.
“La ricerca del principe azzurro (o dell’Uomo Giusto) è tutta una questione di aspettative. E’ tutta nella tua testa“, scrive la Porchetti rivolta alle donne in cerca di marito. “Chi sta sotto regge il mondo, è stato detto. Solo una donna che accetta di sostenere il suo uomo può aiutarlo a capire l’importanza di avere bisogno l’uno dell’altra e di essere utili per l’altro“.
Anna Porchetti sfata molti luoghi comuni. Come per esempio quello dell’uomo “buonista” che conquista le donne più facilmente. “Gli uomini che fanno solo tenerezza, quelli che risvegliano solo il tuo istinto materno, quelli che sotto sotto ti fanno un po’ pena, puoi curarli, riempirli d’affetto, accudirli premurosamente, ma non potrai mai innamorartene davvero. L’amore è un’altra cosa. Per innamorarsi davvero, bisogna incontrare […] un uomo pronto a sacrificarsi per te, ogni volta che serva, anche se e quando non avrebbe alcuna voglia di farlo”. Insomma, secondo la Porchetti, occorre “arruolare” alla causa del matrimonio un brav’uomo, ovvero un classico esemplare maschile, capace di fare una sola cosa per volta, di dire sempre la frase sbagliata e di non trovare mai niente nei cassetti, ma disposto a farsi muro, per proteggere sua moglie e amarla come la propria carne.
Sposarsi, secondo l’autrice, è sensatissimo. Tuttavia richiede due grandi alleati: la fede in Dio e fiumi di ironia. Grazie all’ironia, una moglie può ridere di tutto e soprattutto di se stessa e delle sue scoperte, come il potere salvifico delle uova, non tanto per l’anima, quanto per gli affamatissimi familiari, quando è tardi e non c’è niente di immediatamente commestibile per cena.
L’autrice, per contribuire alla riuscita del matrimonio, consiglia alle mogli un regolare training di esercizi di perdono e tecniche di accoglienza e allenamento alla gratitudine, accettando di passare sopra al fatto che il marito non sia perfetto. Se Dio si è fidato abbastanza degli sposi da fargli amministrare il sacramento del matrimonio, a loro spetta fidarsi di Lui, che li ha abbinati per la loro felicità, confidando che sarebbero riusciti a tenere tutto insieme.
Le conclusioni dell’autrice sono, queste si, molto serie: “Amare qualcuno così tanto da arrivare a sposarlo – passo solenne e definitivo – vuol dire imparare a fare squadra davvero“. E “non servono neanche continui gesti romantici” ma determinazione, resilienza, coraggio. Tra le nostre necessità superiori c’è “l’autorealizzazione e persino la spiritualità. Col matrimonio le prendi entrambe, due al prezzo di una, dimmi se non è l’affare della vita“.