Welfare e maternità: nuovi percorsi virtuosi in Piemonte
di Vincenzo Silvestrelli
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REGIONE PIEMONTE: IL PRIMO WELFARE PER LA PERSONA È DI TROVARSI AL CENTRO DI UNA RETE DI RELAZIONI GRATUITE
Le reazioni che si sono avute all’istituzione di un ministero denominato Famiglia, Natalità e pari opportunità sono significative della crisi che stiamo vivendo in Italia e che trova riscontro nel declino demografico che caratterizza il nostro Paese.
La mancanza di un consenso unanime sulla necessità di un rilancio demografico è uno degli aspetti del rifiuto della realtà che caratterizza le società minate dal pensiero individualista, ultraliberista ed epicureo.
Ma guardandola complessivamente la maternità viene incontro a due esigenze umane: la necessaria sostituzione delle persone in una qualsiasi società è la prima e la più evidente. La maternità però è anche creazione di relazioni fra figli e genitori che modificano profondamente la realtà esistenziale di ambedue le parti “in causa”. Una società senza relazioni è anonima e triste, come abbiamo sperimentato anche durante il lockdown. Una società senza figli è inevitabilmente priva di desiderio di futuro, d’innovazione e finisce chiusa su sé stessa.
La mancanza di figli di oggi apre dunque scenari di solitudine nel prossimo domani. Alla esigenza della riproduzione secondo alcuni si può rispondere con l’immigrazione. Su questa linea sono, da decenni sia il Fondo Monetario Internazionale (FMI) sia l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE). Altri vedono nella tecnologia la soluzione del problema, attraverso la creazione dell’utero artificiale, di cui la “maternità surrogata” (o utero in affitto) è l’attuale, primitiva, anticipazione.
Sembra così che le previsioni del romanzo “Il mondo nuovo” di Aldous Huxley, scritto nel 1932, stiano trovando una realizzazione nella contemporaneità. Queste visioni sono solo materialistiche e dunque fortemente riduttive. Non tengono conto di un fatto fondamentale: l’uomo è un essere che ha bisogno di relazioni, in primo luogo familiari, per il suo sviluppo come persona e per la sua felicità.
In Aristotele e San Tommaso d’Aquino la relazione, ad esempio, viene spiegata come un accidente della sostanza, cioè un elemento che non ha una realtà propria ma che qualifica comunque la sostanza, cioè la realtà che ha un essere proprio. In definita la sostanza, senza queste determinazioni accidentali, non è compiuta nella sua perfezione. Questa imperfezione della “sostanza” uomo senza relazioni la vediamo in alcune situazioni paradossali: le persone che non conoscono i propri genitori perché magari sono nate tramite l’utero in affitto e non possono avere un trapianto di midollo da parenti, ove ne avessero bisogno.
Come nel romanzo di Huxley, il nichilismo contemporaneo pensa di poter fare a meno della complessità delle relazioni, distruggendo infaticabilmente la realtà e generando infelicità. La costruzione distopica del mondo nuovo descrive in anticipo la povertà che però vediamo sempre più emergere anche nei problemi delle nostre società. Sostenere e ricostruire la maternità è essenziale per avere una società di persone che non siano “castrate” delle relazioni, impoverite esistenzialmente.
Sono interessanti in questo senso le politiche attuate dalla Regione Piemonte che hanno inteso assicurare il sostegno alla maternità non solo attraverso un aiuto economico alle donne in difficoltà, ma anche promuovendo la collaborazione di associazioni di volontariato che hanno come scopo la difesa della vita. Il sostegno alla maternità, cioè alla creazione di relazioni positive nella società, non può nascere certamente da una visione materialista e “meccanica” della riproduzione ed è perciò essenziale trovare il supporto di un volontariato sensibile come quello dei Movimenti per la Vita. È però importante incidere anche sulla cultura e sulla formazione dei servizi sociali per favorire una corretta apertura alla maternità e identificare strumenti di welfare, anche aziendale, per facilitare la conciliazione fra maternità e lavoro.