La corsa all’avere a tutti i costi ci introduce nel labirinto dell’insoddisfazione
di Nicola Sajeva
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RIFLETTENDO SULL’ANTICO PROVERBIO CINESE “SE HAI DUE SOLDI, UNO SPENDILO PER IL PANE, CON L’ALTRO COMPRA DEI FIORI PER IL TUO SPIRITO”, L’INVITO A TROVARE UN GIUSTO EQUILIBRIO FRA ESIGENZE SPIRITUALI E NECESSITÀ MATERIALI
“Se hai due soldi, uno spendilo per il pane, con l’altro compra dei fiori per il tuo spirito”. La chiarezza, la semplicità dell’enunciato di questo noto proverbio cinese rappresentano per il nostro materialismo un’occasione favorevole per iniziare, con convinzione, il suo smantellamento. Un pensiero che va diritto al cuore e lo inonda di una ricchezza inimmaginabile.
La corsa all’avere ci attrae fatalmente sempre di più e ci introduce nel triste labirinto dell’insoddisfazione. L’ansia, l’irrequietezza, la paura, l’angoscia, lo stress, il panico sono tutte chiare manifestazioni dell’esistenza di qualche cosa che va oltre il nostro stomaco: una realtà spirituale da prendere nella giusta considerazione, da supportare, da nutrire convenientemente.
L’incapacità di porre un limite alle nostre richieste materiali viaggia agevolmente con tutti i mezzi che l’invidia mette a disposizione. Allora si prosciuga il mare della serenità e la barchetta della nostra quotidianità ha difficoltà a proseguire la sua navigazione perdendo l’opportunità di raggiungere approdi rivitalizzanti.
“Se hai due soldi…”: tra le righe di questo proverbio possiamo riscontrare anche un invito a purificare le nostre voglie malsane e, perché no, a ridimensionare il nostro stile di vita secondo il vangelo. “Non di solo pane vivrà l’uomo” (Lc 4,4): è la risposta di Gesù alla prima tentazione dopo un digiuno di quaranta giorni. “Chi ha due tuniche, ne faccia parte a chi non ne ha e che ha alimenti faccia altrettanto” (Lc 3,11): questa volta è Giovanni il Battista che indica la via della perfezione.
Rispetto al proverbio cinese, però, notiamo facilmente un vero salto di qualità: c’è l’apertura alla parola di Dio e c’è l’apertura ai bisogni del prossimo. Ma un filo lega tutto per l’identica valenza, per l’identica scelta paritaria tra materiale e spirituale.
Oggi le esigenze dell’anima trovano posizioni di ripiego, vengono tutte spinte verso la periferia, arrivano secondo le graduatorie dei nostri desideri. L’arroganza dell’avere, la cecità nel riconoscere i bisogni e i diritti degli altri, la sottovalutazione di una gioia sbocciata nell’intimo del nostro cuore caratterizzano l’uomo del nascente ventunesimo secolo.
La crescente globalizzazione prende in considerazione solo motivazioni economiche; arrivano e partono le primizie agro-alimentari, si incrementano gli scambi commerciali: cose belle, utili, impensabili qualche anno fa, fantasiose, affascinanti, ma sempre cose in grado di saziare solo le nostre capacità sensoriali.
Rimane bloccata la parte più nobile della persona, si lascia inutilizzata tutta la sfera spirituale, non viene innescata la scintilla che può fare di un uomo un eroe, un benefattore dell’umanità, un sognatore, un profeta.
Anche in campo educativo, nella visione di una formazione globale della personalità del bambino, spesso si dà più importanza alla sua salute fisica che non a quella del cuore. Chi ha responsabilità educative, che è genitore o insegnante, dirigente scolastico o amministratore pubblico, parente o vicino di casa, tenga sempre presente l’efficacia del suggerimento cinese.
“Se hai due soldi, uno spendilo per il pane, con l’altro compra dei fiori per il tuo spirito”: parti perfettamente uguali chiuse a tutti i compromessi, a tutti i patteggiamenti, a tutte le possibili concessioni sotto banco, a tutti i ragionamenti cavillosi o elegantemente retorici.
Nell’equilibrio tra esigenze spirituali e necessità materiali si gioca la grande partita della vera evoluzione della civiltà. Oggi la bilancia pende dalla parte del materialismo. Recuperiamo la saggezza cinese, consolidiamola e arricchiamola con i contenuti del Santo Vangelo: la vita sarà per tutti più degna di essere vissuta.