Italia in recessione: non si arriva alla quarta settimana e, forse, neanche alla terza…
di Nicola Sajeva
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PRIMA SI INDICAVA LA QUARTA SETTIMANA DEL MESE COME QUELLA DURANTE LA QUALE SI EVIDENZIAVA LA DIFFICOLTÀ DI ANDARE AVANTI, ORA LA SPIA DELLA RISERVA INCOMINCIA AD ACCENDERSI GIÀ ALLA TERZA SETTIMANA
“Non si arriva alla quarta settimana“. Questa espressione occupa ampi spazi all’interno delle rivendicazioni che puntualmente rendono caldo il nostro autunno. Si fa riferimento alle difficoltà incontrate dalle famiglie che, a causa della esiguità delle risorse economiche, non riescono più a sbarcare il lunario. Il Fondo Monetario Internazionale, secondo un recente rapporto, prevede infatti per l’Italia una recessione tecnica che, secondo le stime dell’istituto di Washington, farà registrare «tre trimestri consecutivi di crescita negativa dal terzo trimestre del 2022».
Prima si indicava la quarta settimana del mese come quella durante la quale si evidenziava la difficoltà di andare avanti, ora la spia della riserva incomincia ad accendersi già alla terza settimana. E se ciò vede protagonisti quelli che possono contare su entrate la cui entità è definita, quanti altri problemi incombono sulle famiglie adombrate dalla precarietà?
Insicurezza, inquietudine, incapacità di far progetti, impossibilità a mantenere impegni, divieto di accesso al castello dei sogni, sono i vuoti esistenziali, i dati oggettivi che, purtroppo, possiamo riscontrare se ci soffermiamo a leggere criticamente la nostra realtà.
Quali le cause scatenanti? Quali le strade da imboccare per rendere meno pesante questo fardello di negatività? Cosa potenziare al massimo per riuscire a scorgere qualche arcobaleno rassicurante?
Non desidero accapigliarmi con quanti restano fermi nella decisione che “indietro non si può tornare”. La riflessione, per prendere corpo, ha bisogno di un clima di serenità, mette a disposizione l’ossigeno della disponibilità ad accettare le opinioni degli altri, cerca di offrire materiale utile alla libera ricomposizione degli strappi concettuali, rimane sempre aperta ad essere messa in discussione. Rispettando queste condizioni pregiudiziali, tenterò di rispondere alle domande avanti poste.
Tra le cause desidero evidenziare la demonizzazione dell’idea del sacrificio e, conseguentemente, la messa al bando di tutti i valori. Infatti ognuno di questi trova nel sacrificio l’unica fonte vitale, l’unica possibilità per impiantarsi saldamente nella nostra quotidianità. La teoria secondo la quale tutti dobbiamo avere tutto, ci lascia naufragare miseramente nell’infido oceano dell’insoddisfazione, ottunde le nostre capacità intellettuali, inibisce ogni volo di ricerca di un motivo valido su cui scommettere la nostra esistenza.
L’eventualità di trafficare non grettamente l’idea del risparmio viene scartata, non entra più nella sfera delle esperienze proposte alle nuove generazioni. Si rimane allora coinvolti nel vortice del consumismo, supportato sempre da raffinate e subdole promozioni commerciali, orchestrato da capitani di industria responsabili di multinazionali dove l’eticità risulta assente.
Il materialismo soffoca la vita di tutti i valori umani e spirituali. Noi credenti siamo chiamati a diventare testimoni dell’autentico benessere umano, che non è assicurato solo da un tenore di vita dignitoso, ma anche da una buona qualità nei rapporti interpersonali.
Se cercheremo di prendere la scia di questa raccomandazione, la quarta, la terza e poi la seconda settimana non rappresenteranno più un problema. Alla ricerca dell’avere si preferirà la ricchezza dell’essere; alle cose che riempiono le nostre case preferiremo i valori che arricchiscono il nostro cuore.
Dobbiamo essere in grado di confrontarci sul nostro stile di vita, caratterizzato dal superfluo, con la lotta per la sopravvivenza che interessa tutto il Sud del Mondo. Allora per arrivare alla quarta settimana bisogna riprendere il timone della nostra volontà, bisogna andare contro corrente e recuperare ciò che veramente conta.